Capitolo 17 - Non Era Nei Piani

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Nicholas Cooper

Avendo solo pochi minuti decisi di approfittarne. M'incamminai verso la casa ma prima di arrivare a destinazione, l'uomo che era con me mi fermò, tirandomi per un braccio. «Dove stai andando? Vuoi metterci nei guai?»

«Devo vederle solo un'ultima volta.»

«Non puoi, pensa se ti vedessero.»

Non era la prima volta che le osservavo da lontano ma dovevo partire. Sarei dovuto rimanere nascosto per un po' di tempo, purtroppo mi ero cacciato in un bel guaio e così mi ero trovato costretto ad esaudire la sua richiesta: non avevo coinvolto la famiglia come voleva lei. Speravo solo che ora fossero al sicuro.

Fingere la mia morte non era stato per niente facile ma non avevo trovato altra soluzione; sapevo che scegliendo il mio lavoro, avrei corso tali rischi ma non avrei mai pensato di dover mettere le distanze da tutto ciò che amavo.

Non era nei miei piani, non lo era mai stato. Non doveva essere nei piani di creare una famiglia ma lei mi aveva fatto ricredere su tutte le mie decisioni.

Nei giorni dopo la mia scomparsa non mi ero di certo preparato ad assistere al loro dolore. Non era mia intenzione farla soffrire e probabilmente, conoscendo Sandra, mi avrebbe odiato una volta scoperta la verità: aveva già sofferto abbastanza nella sua vita senza bisogno che gliene provocassi dell'altra ma ero stato costretto a mentire, a nascondermi. Mi era stato imposto dai miei superiori, facendomi credere che fosse solo per il loro bene. Speravo solo di aver preso la decisione giusta e che un giorno sarei potuto tornare e ricominciare una nuova vita insieme a loro senza segreti.

Avevamo avuto una vita felice insieme, anche se negli ultimi tempi non avevamo fatto altro che remarci contro. Il vero motivo dei nostri litigi non eravamo noi, bensì i macigni che ci portavamo dietro reciprocamente: io con il mio lavoro e lei con il suo passato.

In tanti anni di matrimonio non era mai riuscita a parlarmi di cosa le fosse successo e dire che avevo provato per tanto tempo a farla aprire senza risultato, così alla fine da marito curioso e geloso qual ero, avevo fatto qualche ricerca e quello che avevo scoperto non era stato niente di eclatante perché il suo fascicolo era immacolato, forse troppo. Ed era stato da lì che avevo cominciato a dubitare di chi avessi al mio fianco. Qualcosa nei suoi documenti non quadrava. Avevo continuato a cercare. D'altra parte, però come potevo avere delle pretese se anche io non ero stato leale verso di lei: lasciarla da sola con le bambine era stato meschino. Vedere come si stava avvicinando a mio fratello era stato difficile. Non poterla aiutare, non poterla toccare quando sembrava che invece tutti potessero farlo, mi mandava in bestia ma direi che, dopo quanto le avevo fatto passare, era la giusta punizione per un uomo come me. Un uomo che non era in grado di proteggere la sua famiglia e di stare al suo fianco.

«Dai muoviti. Hai voluto violare le regole, ora però andiamo prima che si accorgano che te ne sei andato.»

Annuii distrattamente.

Avevo deciso di andarmene per conto mio, non volevo stare sotto la protezione della polizia: uno, perché era facile dare nell'occhio. Due, perché non volevo coinvolgere i miei colleghi: alcuni di loro erano come dei fratelli per me. E così avevo preferito la strada più solitaria, volevo provare a cavarmela per conto mio. Ci sarebbe andato di mezzo l'agente che mi aveva avuto in custodia ma poco importava, se la sarebbe cavata.

«Dammi un altro minuto, voglio vederle.»

«Vuoi vederle? Non avrai intenzione di...» il suo tono si fece preoccupato.

«Tu resta qui e fai silenzio.» 

«Sei pazzo!»

Lo ignorai e con passo deciso m'incamminai guardingo verso quella che era anche casa mia. Si presentò silenziosa ai miei occhi. Mi avvicinai a una finestra e provai a guardare dentro ma non riuscii a vedere nessuno. Di sicuro dovevano essere ancora a letto, d'altra parte era solo l'alba. Non potevo rischiare tanto da entrare in casa, così aspettai solo qualche altro minuto, poi tornai indietro.

Il mio collega mi stava già aspettando in macchina. Salii e puntai il mio sguardo fuori dal finestrino, rivolto verso casa mia. La casa dove speravo di poter far ritorno un giorno. Una casa piena di ricordi, belli e brutti che fossero ma che ormai facevano parte di noi e di quello che eravamo diventati.

Non ero stato un buon marito come lei si sarebbe meritata, avevo commesso molti errori, soprattutto dal momento in cui avevamo perso nostro figlio; invece, che sostenerla nel suo dolore, avevo preferito girarmi dall'altra parte e pensare solo a me stesso. Il mio affogare il dispiacere nell'alcol di certo non aveva aiutato e ora non potevo più tornare indietro. Non mi ero comportato affatto bene ma contavo che un giorno sarebbe riuscita a perdonarmi. Doveva essere così, altrimenti non sapevo proprio che cosa avrei fatto.

L'agente Forbes mi fissò in cerca di risposte. «Allora?»

«Andiamo via.»

Il mio collega partì diretto verso una meta ignota, pronti a sparire nel sorgere del sole.

Sarei stato un uomo migliore per lei e al mio ritorno l'avrei saputa rendere felice a tutti i costi. L'avrei riconquistata. Ormai ci appartenevamo per l'eternità, marito e moglie, nel bene e nel male per sempre. 

 

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