Capitolo 53 - Porto Sicuro

284 30 31
                                    

Le mie figlie si stavano divertendo con Aiden sulla riva, mentre io ero seduta sulla spiaggia a osservare i loro sorrisi. Non si accorsero delle mie risate, così come non si accorsero delle mie lacrime. Non riuscivo a capire che cosa mi stesse succedendo, provavo continuamente emozioni diverse e temetti che tutto stesse tornando a galla perché, abbassando le difese, emergevano tutti i sentimenti repressi che non facevano altro che scombussolarmi ancora di più. Il comportamento di Aiden poi non mi aiutava. Il modo con cui si rapportava con le mie figlie mi lasciava interdetta. La sua dolcezza mi stupiva. 

«Mamma!» Giorgia attirò la mia attenzione e la guardai compiere delle ruote sulla spiaggia. Dovetti riconoscere che era brava, glielo dissi e il suo viso si illuminò. Riprese a farne ma si dovette interrompere quando fu raggiunta da sua sorella.

Aiden rimase un attimo a guardarle prima di raggiungermi. Mentre camminava verso di me non potei fare a meno di soffermarmi sul suo fisico statutario e sulle cicatrici che ne solcavano la pelle. E più si avvicinava, più riuscivo a vederne. Erano di una quantità impressionante e provai a immaginare quello che dovesse aver passato senza riuscirci. Non ebbi il tempo però di studiarle attentamente che si coprì non appena mi fu accanto. 

Se ne vergognava.

L'osservai interdetta mentre venne a sedersi alle mie spalle per fare in modo che potessi appoggiarmi tra le sue braccia. Esitai prima di accontentarlo. Mi strinse a sé e mi sentii nel posto giusto al momento giusto. 

Restammo a guardare le bambine giocare sulla spiaggia per diversi attimi di pura e semplice serenità visto che era tutto perfetto: avevo tutto. Pace, tranquillità, gioia, coloro a cui volevo bene, eppure non potevo fare a meno di provare una strana sensazione: come se questo viaggio fosse la calma prima della tempesta. E non sapevo se fossi equipaggiata a dovere per poterla affrontare. L'unica cosa di cui ero certa era che non ero più da sola. Questo da un lato mi rassicurò ma dall'altro non poteva che farmi preoccupare per la paura che potesse succedere qualcosa a chiunque mi stesse vicino. Avrei dovuto prendere le dovute precauzioni perché ciò non avvenisse. Dovevo per forza.

«A cosa pensi?»

«A quanto sia tutto perfetto», risposi. Sentii le sue labbra aprirsi in un sorriso visto che mi cingeva da dietro e il suo viso era a pochi centimetri dal mio. Aspettai qualche secondo prima di aggiungere qualcosa che ormai era evidente. «Si stanno legando molto a te.» Lasciai la frase in sospeso, perché ci sarebbe stato da aggiungere molto di più. Non avevamo mai parlato del domani. Non sapevo quali sarebbero state le sue intenzioni, così come lui non sapeva le mie. E le mie figlie erano nel mezzo, non volevo che soffrissero.

«Lo so», disse solo questo, per poi rimanere in silenzio. Lo imitai per paura di fargli qualsiasi domanda. 

Le bambine ci chiamarono per farci vedere che cosa avessero imparato solo che si scontrarono e caddero, facendoci ridere. Erano troppo belle insieme e non avrei mai ringraziato abbastanza per il dono che mi era stato fatto.

«Ti invidio.»

«Perché?» gli chiesi. 

«Per quello che hai. Per come non ti sei arresa con te stessa, costruendoti qualcosa di tuo» mormorò. «Io con me stesso mi sono arreso tanti anni fa.»

«Sono la persona meno adatta per parlare, ma tu sei stato capace di dirmi sempre la cosa giusta al momento giusto e ora voglio provare a ricambiare il favore.» Si irrigidì ma non mi fermai. «Nessuno è un caso perso, Aiden. Neanche tu. C'è sempre una luce in fondo al tunnel, bisogna solo essere capaci di trovarla.» Guardai le mie figlie, poi il mare. «Io non lo credevo più possibile, prima che arrivassi tu. Qualcosa da quel giorno è scattato in me e non sono più rimasta ferma a guardare.»

Alba Nera [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora