Capitolo 45 - Sangue del mio Sangue

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Trattenni il fiato. Fissai l'uomo davanti a me senza riuscire a reagire, in attesa della sua prossima mossa perché io non avrei intavolato alcun discorso sul passato con costui: l'uomo con cui condividevo lo stesso sangue.

Avrei dovuto essere al settimo cielo come tutte le persone normali per avere di fronte a me mio padre. Quello che da bambina sognavo di avere - di rincontrare per passarci il tempo come facevano tutti gli altri bambini della mia età - il padre che avrei voluto sempre avere, perché ancora adesso continuavo a portarmi dietro il vuoto che la sua mancanza mi aveva provocato. Avrei dovuto essere felice, saltargli addosso, abbracciarlo e recuperare il tempo perduto. Ma allora perché non riuscivo a fare nulla?

Lui, d'altra parte, se ne rimase lì fermo, a osservarmi come se stesse analizzando ogni più piccola parte di me; probabilmente alla ricerca delle somiglianze o delle differenze tra noi. Così alla fine mi trovai ad abbassare gli occhi stanca del gioco di sguardi e cambiai soggetto a cui rivolgerli.

«Non è stato difficile riconoscerti, sei la mia copia sputata», disse tutto a un tratto. «Anche se il carattere comincio a intuire che purtroppo sia più simile a quello di tua madre di quanto pensassi» mi prese in contropiede la confidenza con cui mi si rivolse. Sembrò perfettamente a suo agio, come se ci conoscessimo da sempre, quando in realtà non me lo ricordavo nemmeno. 

Decisi di ignorare le sue osservazioni e prima di farmi illusioni, volli capire le sue intenzioni. «Perché mi segui?»

«Per diversi ragioni: osservarti, proteggerti, ma principalmente per capire chi è mia figlia.»

«E l'hai capito?»

«Sono riuscito a farmi un quadro generale.»

«Ma davvero? Muoio dalla curiosità di sentirlo...»

«Per iniziare ti sei scelta un marito dell'età di tuo padre: questo mi porta a pensare a un unico motivo perché tu l'abbia fatto.» Mi irritarono le sue illazioni. «In compenso ho due nipoti meravigliose» si complimentò. «La tua vita pullula di agenti di polizia e non ci sarebbe nulla di male se non fosse rischioso per te. Una donna che è scappata dal suo passato, per poi rifarsi una vita sotto falso nome.» Le sue parole mi entrarono dentro e mi portarono a riflettere, non tanto perché mi stavano facendo aprire gli occhi ma perché era lui a dirmele. Mio padre. Ammetterlo dentro di me fu parecchio scioccante e non volli immaginare come sarebbe stato dirlo ad alta voce. «Una donna che è cresciuta benissimo anche senza di me e forse è proprio questa l'unica cosa che rimpiango in tutta la mia vita: di non esserci stato» si ammutolì. E io preferì non commentare alcunché o entrare in un vortice di sentimenti repressi, altrimenti avrei avuto un ulteriore crollo e per questa giornata ne avevo già avuto abbastanza di emozioni contrastanti.

«Non sei molto bravo negli inseguimento anonimi», dissi, alla fine.

Rise. «Non ti è mai passato per la mente che l'intenzione fosse proprio quella che tu ti accorgessi di me?» 

«E perché lo avresti voluto?»

«Non lo sono mai stato in tutta la mia vita, ma per conoscere mia figlia mi sono trasformato in un vigliacco. Avevo paura della tua reazione.»

«E come sto andando?»

Mi fissò stupito del mio stare al gioco. «Piuttosto bene, in realtà.» Gli sorrisi per la prima volta e il suo volto si illuminò in risposta. Subito dopo guardai l'orologio, ricordandomi che Sharon mi aspettasse a casa e mi trovai a tentennare senza sapere cosa fare. Lui se ne accorse e mi parlò con gentilezza. «Se devi andare, non c'è problema. Avremo modo di rivederci e chiarire tutto quanto.» Mi porse un biglietto da visita con il suo numero. «Cercami tu, quando ti senti pronta.»

Alba Nera [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora