Capitolo 12- Ricordi

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Nel pomeriggio, quando finalmente mi dimisero, Matthew venne a prendermi mantenendo la parola data. Il viaggio verso casa trascorse in silenzio, senza nessuna parola o nessuno sguardo: forse voleva davvero tenere le distanze e il suo comportamento ne fu la prova.

Mi lasciò davanti a casa con le sue solite raccomandazioni, poi si dileguò lasciandomi sempre più perplessa e una volta entrata in casa, m'imbattei in Simon che mi salutò velocemente prima di fare lo stesso.

Sembrava proprio che tutti volessero evitarmi come la peste, tranne le mie figlie ovviamente. Con cui trascorsi il resto della giornata.

Mi dedicai alla cura della mia abitazione e, anche se ero ancora debole, non vi badai perché volevo a tutti i costi tenermi impegnata.

Si rivelò un errore perché, risistemando e vedendo le cose di Nicholas, mi rattristai come se stessi riordinando dopo la morte di qualcuno. Ma lui non era morto: era vivo e probabilmente mi aveva abbandonata, rovinandomi la vita. Avrei voluto che venisse a portarsi via tutti i ricordi di ciò che avevamo condiviso, qualunque cosa fosse. Poi riconobbi che forse il mio disagio non era dato nemmeno da questi motivi. Era il non sapere, era l'ignoto a distruggermi di più. L'unica cosa che desideravo era riuscire a scoprire a tutti i costi quale fosse il problema alla radice di tutto questo immenso casino e la risposta mi fu chiara pochi attimi dopo, guardandomi allo specchio.

Girai tra le stanze, sentendomi persa, erano passati pochi giorni ma queste ultime sembravano aver perso l'ostilità nei suoi confronti. Tutte le ombre scure che ero solita vedere in ogni angolo, tutte le litigate, tutte le crudeltà dette sembrarono svanite. Ma ogni ambiente aveva anche perduto il proprio calore, la propria personalità. Non c'era più una stanza dove mi sentissi a mio agio. Ebbi così l'impressione di essermi trasferita da tempo altrove. E non mi rimase altro che ammettere che avevo già lasciato questa casa e il mio letto coniugale da tempo e per varie ragioni che arrivai a riconoscere solo ora che mio marito mi aveva lasciata.

Nell'amarezza più totale chiamai le mie figlie a me per ritrovare il controllo e per ritornare così alla realtà e al mio ruolo. Le invitai a riposare insieme nel mio letto per ricaricarmi delle energie che sembravo aver smarrito nei miei pensieri e nei ricordi; e mentre le bambine si addormentarono in pochi secondi tra le mie braccia, io rimasi a osservare il soffitto spoglio. Resistetti finché potei, poi le palpebre mi si chiusero e senza volere mi trovai immersa nel mio passato. Ultimamente riusciva a riemergere nel mio inconscio con una facilità senza precedenti.

«Dammi la mano», mi disse Jackson.

«Perché?»

Si era presentato fuori casa mia. Era fradicio a causa della pioggia torrenziale che stava cadendo e mi voltai verso l'abitazione per essere sicura che nessuno si fosse accorto della sua presenza. Non c'era da fidarsi del compagno di mia madre.

«Voglio portarti in un posto.» Mi afferrò la mano iniziando a correre sotto la pioggia. Lo seguii fiduciosa perché con lui era sempre stato così. Mi fidavo ciecamente ma soprattutto era l'unico a cui importasse della mia misera esistenza.

Corremmo per un po' finché non arrivammo alla spiaggia: ero esausta, il sentiero era lungo e non facilmente agibile. Quando si fermò, si voltò verso di me e mi persi a osservarlo: era completamente zuppo, i capelli gli si erano incollati al volto e delle gocce d'acqua gli scorrevano sul volto. Eppure, per me era perfetto, come perfetto era essere lì con lui. Mi fissò a lungo e pensai che dovessi essere ridotta malissimo così, sentendomi in soggezione, diressi lo sguardo verso il mare come richiamata da esso: mi sarebbe piaciuto lasciarmi andare alla corrente e sparire tra le onde. Ero stufa della mia vita, ero stanca di essere maltrattata, di essere toccata, ma mia madre continuava a dirmi di avere pazienza... Beh, ormai l'avevo esaurita del tutto. Non sarei più rimasta solo per lei, solo per proteggerla. Avrei pensato solo a me stessa se volevo sopravvivere. Fu proprio in quel momento che pensai di potercela fare, dovevo solo lasciarmi tutto alle spalle senza risentimento alcuno, tranne che per una sola persona: Jackson. Come avrei potuto lasciarlo? Ancora non lo sapevo, ma gli avvenimenti avrebbero provato che fosse l'unica soluzione.

Alba Nera [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora