Anonimo
Stavo osservando la casa da circa un'ora senza poterne fare a meno. Era più forte di me. Dovevo controllare e proteggere chi era all'interno di quelle quattro mura: glielo dovevo. E non mancavo mai a una promessa.
Ero stanco, ma la fatica non mi aveva mai spaventato, anzi riusciva a tirare fuori il meglio di me. D'altra parte, avevo scelto una professione che alternava attimi di eterna noia ad attimi di puro brivido e adrenalina. E questo esatto momento si stava rivelando proprio uno del primo tipo. La casa era silenziosa e sembrava essere completamente deserta. La delusione si impossessò di me: forse era solo una perdita di tempo o lo era quasi sicuramente.
Il mio superiore pensava che fossi già in missione, ma non avevo saputo resistere e così ero passato a dare un'occhiata. Volevo controllare personalmente che fosse tutto a posto.
Ero bravo nel mio lavoro ma amavo operare da solo, non volevo avere nessuno a intralciare i miei piani, solo così i rischi sarebbero stati minori.
Ero riuscito a non dare nell'occhio e nessuno sospettava niente. Nessuno mi aveva notato. Ovviamente stavo disobbedendo agli ordini impostomi ma poco m'importava, non avrei smesso perché ormai era ovvio che succedessero cose strane all'interno di quella casa e avrei provveduto a scoprire che cosa a tutti i costi.
Avevo un unico obbiettivo che doveva rimanere tale: nessuno doveva capire perché ero lì, altrimenti avrei perso tutto.
Fui costretto a rientrare quando ormai avevo ricevuto troppe telefonate per poterle ancora ignorare. Mollai la mia postazione e mi diressi in centrale pronto a calarmi nel mio ruolo. Nel ruolo che avevo scelto tanti anni addietro e per tanti e diversi motivi.
Guidai con una calma apparente, la mia testa era completamente altrove. Avevo dei progetti. Avevo dei piani che dovevo fare in modo andassero in porto. Volevo voltare pagina. Volevo cambiare vita e volevo lasciarmi alle spalle la persona che ero e che non avevo potuto far a meno di essere. Una persona di cui non andavo fiero.
Una volta arrivato a destinazione, prima che potessi rintanarmi nel mio ufficio, mi si parò davanti il mio superiore. L'agente Curtis mi squadrò da capo a piedi furibondo per la mia assenza. «Agente Porter, se sparisce un'altra volta mi toccherà prendere dei provvedimenti.» Provai a ribattere ma non me lo lasciò fare; ormai mi conosceva piuttosto bene, comprese le scuse che avrei inventato. «Mi segua, ho bisogno di parlarle.» Lo seguii senza esitare e non appena entrammo nel suo ufficio, si affrettò a chiudere dietro di sé la porta e m'invitò ad accomodarmi davanti alla sua scrivania. Si lasciò cadere sulla sua poltrona, per poi parlarmi a quattr'occhi. «Come procede l'operazione, ha deciso di collaborare?»
Capii subito a chi si stesse riferendo e gli diedi la risposta che voleva sentire. «Diciamo di sì, però non vuole che si sappia in giro e per in giro sappiamo a chi si riferisca.»
Sbuffò, seccato dalla scocciatura che gli fosse toccata. «Non riusciremo mai a tenerla a bada, mi telefona più di mia moglie.» Scoppiò in una risata sarcastica e prese a maneggiare delle scartoffie.
Era raro vederlo ridere: era ovvio che il carisma di quella donna doveva essere riuscito a suscitare il suo interesse, anche se ormai era evidente che fossero in troppi a non esserne immuni.
«Dovrò inventarmi qualcosa» borbottò tra sé e cercai di seguire il filo del suo discorso. «Ci serve vivo, quindi dobbiamo fare molta attenzione.» Fece una pausa perso nei suoi pensieri, mentre con fatica cercò un documento sulla sua scrivania. Quando rialzò lo sguardo su di me, mi studiò con attenzione ponendomi la domanda che temevo. «Com'è andata stamattina? È riuscito a concludere?»
«Come sempre, signore.»
Mi studiò serio, cercando di capire se qualcosa non andasse ma sembrò mettersi il cuore in pace, anche se si sentì in dovere di ricordarmi di stare al mio posto. «Non tradire la mia fiducia, Porter. Potrebbero essere guai seri per lei, già non nuota in buone acque.»
«So quello che faccio» parlai, con decisione.
«Lo spero. Tra noi c'è un patto, giusto? Mi porta quello che voglio e in cambio il suo nome sarà pulito. Mi sembra un ottimo affare per lei e soprattutto è la sua unica occasione. Quindi niente errori.» Ci analizzammo a vicenda, scrutando con attenzione e dovizia ogni mossa dell'altro. «Niente errori, Porter.»
«Sì, signore.»
Annuì convinto di avermi in pugno e m'indicò la porta. «Bene, può andare. Ma faccia in modo di tenermi aggiornato e risponda a quel dannato telefono, porca miseria.»
Mi alzai. «Avrà tutto quello che vuole, ma in cambio il mio nome non deve mai uscire, chiaro?»
Mi guardò, poi allungò la mano verso la mia. «Abbiamo un accordo.»
La strinsi e nel farlo una strana sensazione si diffuse dentro di me. Temetti che suggellando questo patto sarei finito per cacciarmi in guai ancora più grossi di quanti già ne avevo.
Imboccai l'uscita dopo aver salutato i miei colleghi e quando fui all'aperto, i pensieri tornarono ad assillarmi con prepotenza. Ora c'era un'unica cosa da fare: parlarci e capire fin dove avrei potuto spingermi. Ma ogni cosa a tempo debito. Non era il momento migliore per prendere in mano la situazione.
Non ancora.
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Alba Nera [COMPLETA]
Romansa[COMPLETA] ¦ESTRATTO¦: "Quando ti guardi allo specchio spero che tu possa convivere con quello che vedi. Tutti ci portiamo il diavolo nel cuore ma dobbiamo fare la pace con lui. Dobbiamo trovare un'alternativa a qualunque costo. Quello che hai fatt...