Eravamo parcheggiati da qualche minuto davanti al vialetto che ci avrebbe condotti ognuno nella propria abitazione ma nessuno dei due sembrava avere l'intenzione di fare la prima mossa. Non sapevo perché ma non volevo andarmene, pazzamente era lì che volevo restare, al suo fianco. Lui sembrava capirmi. Quando però presi coraggio e afferrai la maniglia, la sua voce mi fermò. «Ti dispiace se faccio un salto a salutare le bambine? È un po' che non le vedo e avevo fatto loro una promessa.»
Soppesai le sue parole, poi annuii. Scendemmo così insieme dall'auto, dirigendoci verso casa e una volta entrati, le mie figlie ci corsero incontro, le salutai e pagai la giovane babysitter, per poi concentrarmi sui tre alle mie spalle: erano entusiaste di vedere Matt e infatti subito lo coinvolsero in un loro progetto. Mi soffermai a guardarli mentre si dirigevano in giardino, constatando che sapeva come farsi perdonare.
Li lasciai soli e decisi di andare a rinfrescarmi: avevo proprio bisogno di rilassare i nervi dopo le nuove scoperte.
Restai sotto la doccia per un bel po' di tempo e quando mi resi conto del peso enorme che mi gravava sulle spalle, mi appoggiai alle piastrelle fredde cercando di ancorarmi alla realtà e nel silenzio che mi avvolgeva riflettei sugli ultimi avvenimenti, fino a quando mia figlia mi chiamò, urlando: «Mamma, devi venire subito!»
Mi colpì l'entusiasmo con cui stava parlando al di là della porta, così spensi il getto dell'acqua e stavo per chiederle di ripetere quando anche un'altra voce si aggiunse. «Tutto bene, Sandra?»
Istintivamente cercai di coprire la mia nudità. Arrossii e sorrisi sentendomi ridicola. «Sì, tutto bene.» La voce mi uscì più squillante del solito ma non riuscii a dire nient'altro che sentii suonare alla porta e alzai gli occhi al cielo.
Possibile che non riuscissi a stare un attimo in pace?
Uscii dalla doccia e indossai l'accappatoio. Dal piano di sotto sentii provenire delle voci tra cui quella di Matthew e decisi di andare a vedere chi fosse.
Andai in camera per indossare la prima cosa che mi capitò sotto tiro, affrettandomi a scendere al pian terreno. Ed ero ancora sulle scale quando riconobbi la persona in questione. «Simon?» Tutti si voltarono nella mia direzione sorpresi dal mio arrivo. «Che succede?»
«Ho bisogno di parlarti, in privato», disse, gettando un'occhiata verso il mio vicino.
«Io no.» Si era fatto di nebbia e i motivi mi erano sconosciuti, ma soprattutto ingiustificati.
«È importante.» Il suo sguardo si fece supplichevole. «Non sarei qui altrimenti.» Il suo tono deciso mi innervosì. Forse fu un errore ma guardandolo negli occhi, non potei negarglielo.
«Matt» mi rivolsi all'uomo che stava assistendo al piccolo teatrino.
«Tolgo il disturbo.»
Si mosse pronto ad andarsene, ma lo fermai. «Puoi restare solo un attimo con le bambine. Per favore.»
Mi lanciò un'occhiata che non compresi, poi con riluttanza tornò in giardino.
Mi diressi in cucina per prendere un bicchiere di vino e poi mi sedetti su una sedia. Simon m'imitò subito dopo. «Allora... cerchiamo di fare in fretta, come puoi vedere devo ancora finire di sistemarmi e dopo vorrei stare con le mie figlie.»
«Cercherò di essere il più breve possibile.» Prese a fissarmi tanto che ricambiai perplessa. «Sai, ho pensato a tanti modi in cui iniziare questa conversazione ma, adesso, non mi viene in mente un solo modo per potertelo dire.»
«Simon, qualunque cosa sia possiamo risolverla insieme. Non credo sia così grave come mi vuoi far credere. Ho passato cose peggiori, quindi...» lo guardai, comprensiva.
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Alba Nera [COMPLETA]
Romance[COMPLETA] ¦ESTRATTO¦: "Quando ti guardi allo specchio spero che tu possa convivere con quello che vedi. Tutti ci portiamo il diavolo nel cuore ma dobbiamo fare la pace con lui. Dobbiamo trovare un'alternativa a qualunque costo. Quello che hai fatt...