Io, te e la vera me

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Rose Weasley

Quando Derek aveva esclamato di voler conoscere la vera Rose, si era sentita una bambina colta in flagrante. Gli aveva sorriso, certo, ma intimamente avrebbe voluto aprire una voragine con la bacchetta e buttarcisi dentro, senza possibilità di ritorno.

Possibile che la sua timidezza fosse un ostacolo così insormontabile? Possibile che lei stessa si sentisse diversa, già solo quando passava del tempo con la sua famiglia o tra i banchi di scuola?

Non aveva stretto molti legami che poteva definire amicizie, ad Hogwarts. Tolti i suoi cugini, non aveva conversazioni reali con nessuno. Non aveva mai legato con Milly, Catherine o Sophia, le tre ragazze del suo anno di Grifondoro. A loro, da cui si sentiva perennemente - e forse immotivatamente - giudicata, aveva sempre preferito la sicura comprensione di Dominique, Roxanne e poi Lily.

Era stata proprio la tenacia della sua cuginetta ad abbattere parte delle sue remore, costringendola alla compagnia di Christina e Cassandra e, pian piano, sradicando il suo senso d'inferiorità verso il genere femminile.

Sì, lei era brava. Era Caposcuola. Era amata dalla sua famiglia. Ma non era bella. Uno come Derek Zabini non l'avrebbe mai guardata spontaneamente, e le sue parole l'avevano dimostrato. Cosa avrebbe dovuto fare quindi? Presentarsi all'appuntamento, o far vincere nuovamente la sua timidezza?

Lily forse aveva previsto anche quello, perché quel pomeriggio l'aveva silenziosamente accompagnata fino alle porte della Sala Grande.

«Smettila di farti problemi. Hai diciassette anni, qualche figura da troll è ancora concessa!» 

Rose era rimasta sola, atterrita, intimamente convinta che lui non si sarebbe presentato. Quando però l'aveva visto sbucare dal corridoio dell'aula di Pozioni, solo e con qualche minuto di ritardo, il suo lato Grifondoro prese finalmente il sopravvento. Se peggio di così non poteva andare, allora perché non farsi conoscere veramente?  

«Prendi appunti per il futuro, Zabini: agli appuntamenti si arriva in anticipo, altrimenti si corre il rischio di non poter sottolineare il ritardo alla propria ragazza.»

Il volto di Derek si era aperto in un sorriso divertito. «Ti consideri la mia ragazza? Non ti sembra un po' prematuro?»

«Prematuro o no, oggi con me stai uscendo. E se la tua idea è quella di piantarmi in asso e farmi tornare da sola, cara serpe, hai sbagliato i tuoi calcoli.»

«Con delle premesse del genere, credo mi risulterà difficile liberarmi di te.»

Rose aveva sorriso, stando allo scherzo, prima di incamminarsi verso il parco. «Andiamo?» gli chiese scocciata, quando voltandosi leggermente indietro si era accorta che lui non si era mosso dalla sua posizione.

«Scusa, stavo ammirando-»

«Meglio che non dici il mio fondoschiena. Anche perché, con il mantello è praticamente impossibile. Quindi ti conviene pensare in fretta a una scusa credibile, almeno che tu non voglia costringermi a radiografare tutte le ragazze presenti.»

«Te. Stavo ammirando te. Dovresti fare la parte del leone più spesso. Ti si addice.»

Rose rimase senza parole, mentre nel petto il cuore minacciava di scoppiarle. Ce la stava facendo. Stava cercando di essere sé stessa, e non sembrava così terribile. Anzi.

Empatia - Missing MomentsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora