Solo un'altra scelta

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Albus Potter

L'estate era passata troppo in fretta, catapultandolo in un settembre che non si sentiva ancora pronto ad affrontare. Dal rientro dal viaggio dei M.A.G.O., sembrava che tutti intorno a lui avessero fretta che la bella stagione volgesse definitivamente al termine, pronti a buttarsi nel cammino che si erano scelti.

Derek e Rose avevano preso subito servizio al Ministero, sparendo praticamente dalla circolazione. L'addestramento a spezzaincantesimi era durissimo, e loro passavano la giornata a destreggiarsi tra la magia dei goblin e le carte del governo.

Scorpius aveva ottenuto l'ammissione a un corso per pozionisti all'Accademia di Magia di Beauxbatons a inizio estate e, anche se non aveva avuto ancora il coraggio di confessarlo a Lily, si apprestava alla partenza. Albus aveva accolto con sorpresa la notizia, visto che Scorpius da sempre aspirava a Durmstrang, la miglior accademia di specializzazione del mondo. 

Lui aveva minimizzato, borbottando di cliché e assurdità varie, ma sapevano entrambi quale fosse l'ago della bilancia che lo aveva fatto propendere per un corso intensivo di cinque mesi, invece che uno di due anni: Lily.

Incredibilmente, quei due erano sopravvissuti all'estate, anche se i veri dubbi sulla loro relazione nella sua mente erano nati da quando aveva visto Lily salutarli dall'Espresso. Conosceva abbastanza sia sua sorella che Scorpius da ipotizzare che la lontananza non avrebbe per niente giovato al loro già precario equilibrio, con conseguenze catastroficamente imprevedibili.

Non aveva avuto però modo di rimuginarci troppo: qualche settimana prima Cassandra era stata rifiutata dall'Ufficio Misteri per inesperienza, quindi aveva accettato uno stage con lui nella cooperazione magica, per poter accumulare punti in vista di un suo trasferimento di reparto.

Tutti sembravano avere la mente ben concentrata sul futuro. Tutti sapevano cosa volevano diventare, e come fare per ottenerlo. Tutti tranne lui, che si sentiva sballottato da una scuola che non aveva mai apprezzato del tutto a una vita che non sentiva veramente sua.

Per lui, accettare quello stage era stata solo una scelta dettata dall'esclusione: non voleva diventare un campione come James, non aspirava di fregiarsi del titolo di Auror come i suoi genitori. Non desiderava passare la vita a saltellare da un punto all'altro del globo, quindi aveva escluso anche di seguire Derek e Rose nella loro folle avventura. Non amava così tanto le creature magiche da diventare addestratore e non era così forte di stomaco da tentare la carriera di guaritore. Insomma, dove tutti avevano delle qualità da mettere in luce, lui si limitava a contare quelle che gli mancavano. 

 «Sei pieno di qualità, solo che non hai ambizioni. A volte mi chiedo come mai il cappello ti abbia messo a Serpeverde.» lo aveva contraddetto Cassandra, che come al solito aveva capito ben più di quanto aveva espresso a parole.

«Perché gliel'ho chiesto io.» aveva confessato, affranto.

«Scusa?»

Lei si era fatta improvvisamente seria. Non come quando studiava, applicandosi al massimo e pronta a cruciare chiunque la disturbasse. Aveva negli occhi quella sfumatura di apprensione che poche volte era riuscito a cogliere.

«Non volevo avere pressioni per essere come mio padre. Guarda James, guarda Lily. Sono sempre perseguitati da questo maledetto cognome. Volevo solo essere diverso. Volevo essere Albus. Credo sia stato il mio egoismo a farmi finire in Serpeverde.»

«Ed è una cosa negativa?»

Albus era rimasto sorpreso da quella domanda. «Dovrebbe, sì.»  

«Perchè? Hai scelto per te. Sei stato egoista, ma in che termini? La tua famiglia non ti ha amato meno per essere un Serpeverde. E non è nemmeno vero che questa scelta ti abbia tolto gli occhi di tutti di dosso, Albus-il-rinnegato-Potter. Semplicemente hai scelto di esprimere te stesso per come sei. Una persona più razionale che immotivatamente coraggiosa.»    

«Credi?»  

«Certo che lo credo, idiota. E comunque non tutti sanno esattamente cosa vogliono fare per il resto della vita, soprattutto a diciassette anni. Credo sia bello anche darsi tempo, no?»  

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