Profondamente

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Scorpius Malfoy

Aveva appena cominciato ad intaccare quella miniera di sapere oscuro che era la biblioteca di Durmstrang, e già se ne sentiva sopraffatto. Ogni testo su cui aveva messo le mani sembrava essere stato scritto per un solo scopo: sopraffare l'avversario, annichilirlo, trarne potere e nuova sete di vendetta.

Provava ribrezzo ogni volta che si avvicinava a quei testi impolverati, in parte responsabili di generazioni di maghi votati alla ricerca del potere assoluto. Aveva iniziato anche a provare vergogna per le sue origini, per la storia della sua famiglia e per quanto profondi fossero i legami che ancora li vincolavano alla magia oscura.

Il marchio nero sul braccio di suo padre era incancellabile, così come il suo cognome troppo spesso legato ai resoconti dell'ascesa e al declino di Voldermort. I suoi genitori non avevano mai fatto mistero delle sue origini, ma non si era mai veramente reso conto di quanto veramente queste pesassero in luoghi dove la magia oscura era ancora un culto difficile da sradicare.

Negli ultimi mesi si era trovato spesso a riflettere su come lo smistamento di Albus in Serpeverde avesse notevolmente facilitato il suo inserimento a Hogwarts. Ovviamente una preside intransigente e leale come la McGranitt difficilmente avrebbe tollerato discriminazioni basate sui pregiudizi, ma per come Derek parlava del rapporto di amore e odio con i Weasley, non dubitava che gli sarebbe potuta andare ben peggio, senza un celebre aiuto a mitigare il giudizio altrui.

Persino Lily... Scorpius doveva ammettere che oltre alle paturnie dettate dal ruolo di padre, le uniche che aveva effettivamente considerato durante l'estate del suo diploma, Harry Potter doveva aver vagliato anche le controindicazioni derivanti dal chi fosse lui e che nome portasse, prima di decidere di accoglierlo in casa.

Per lui era un ragionamento nuovo, dopo che con l'arroganza di un ragazzino aveva imposto la sua presenza, senza fermarsi a riflettere quante complicazioni quel rapporto portasse effettivamente a galla. I signori Potter invece non lo avevano mai fatto sentire a disagio, come Malfoy prima che come ragazzo di Lily.

Scorpius si era trovato infine a comprendere che, a differenza di quanto era accaduto a suo padre, nessuno si era mai azzardato a fargli pesare colpe mai commesse. E di questo, man mano si addentrava nel sapere più oscuro, si era scoperto profondamente grato.

«Ancora al lavoro?»

Si destò dai suoi pensieri immediatamente, per trovarsi di fronte lo sguardo malizioso di Charity. Era arrivata da Zurigo due giorni prima, e da allora si era premurato di non incrociarla nemmeno per sbaglio.

Osservando i suoi capelli rossi, le labbra piene, il seno prosperoso, si trovò a dissentire con il giudizio che Derek aveva dato qualche mese prima. I capelli di Charity erano quasi biondi. L'espressione sempre troppo scaltra, il portamento quasi volgare, nonostante si vestisse sempre in maniera impeccabile. E soprattutto, non reagiva alle sue provocazioni con la stessa permalosità.

«Ho un progetto abbastanza impegnativo da abbozzare.» rispose, riportando gli occhi sui libri.  

 «Ma non sono richiesti progetti, al corso.»  

 «È personale.» ammise, seccamente, sperando che cogliesse la sua reticenza nel condividere ulteriori particolari.  

«Pensavo avessi voglia di una pausa.» riprovò invece lei, all'apparenza disinteressata al suo lavoro.

«Mh. Non ancora.»

La pagina che stava leggendo fu improvvisamente nascosta dalla mano curata di Charity. «Credo che tu abbia bisogno di scaricare la tensione.»

Scorpius sollevò di nuovo lo sguardo, tra l'irritato e il nervoso. Dopo più di un anno, ancora la sua testa rifiutava l'idea di smettere di pensarla. Ancora, ogni dannata volta gli si presentava un'occasione come quella, si sentiva in colpa ad accettare.

Scusa il ritardo nella risposta, sono stato impegnato ad aiutare Lily con il nuovo lavoro. Da quando è tornata, sembra più felice. Sta facendo nuovi progetti. Justin dice che stare via le ha fatto bene e, per una volta, credo di essere d'accordo. 

Quelle parole assolutamente non richieste, che poco prima aveva letto nella tardiva missiva di Albus, gli bruciarono i pensieri, facendolo di nuovo accendere di rabbia. Possibile che tra la compagnia di Fennel e tre mesi in giro chissà dove, non si fosse nemmeno data la pena di rimangiarsi parte delle accuse che aveva avanzato con l'ultima lettera? Possibile che dopo un anno lui stesse ancora aspettando una sua marcia indietro?

Sembra più felice.

D'istinto, chiuse con un gesto secco il tomo che stava consultando. «Lo credo anche io.» 

Empatia - Missing MomentsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora