7 Una povera ragazzina

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Kio:

Spiegai a mio fratello dov'ero, rispose dicendo che mi sarebbe subito venuto a prendere, nel frattempo la ragazza che stava di fronte a me,era immersa nei suoi pensieri, i suoi occhi erano meno spauriti e tristi,ero stato io a confortarla?
Era piuttosto evidente,eppure come poteva uno come me privo di sensibilità confortare qualcuno?
Sentendosi osservata si voltò verso di me,rimase in silenzio, sembrava piuttosto imbarazzata dal mio sguardo.
Continuavo a fissarla senza capirne neanch'io il motivo,forse perchè mi incuriosiva.

In quell' istante aprì bocca, interrompendo quella comunicazione, che avveniva attraverso sguardi e gesti, ma solo dopo, mi resi conto, che l' aveva interrotta lei distogliendo lo sguardo da me, chissà perché l' idea che non fissasse più il mio volto mi recasse tanto fastidio.
"Allora...cos'è che ti preoccupa?"
Lei si voltò verso di me,mi guardò come se volesse dirmi di farmi gli affari miei, così nascose i propri problemi rimanendo in silenzio,in un certo senso quel comportamento mi intenerì, ma non lasciai trasparire i miei sentimenti, limitandomi a risponderle con un secco:"Fa come ti pare"
Lei continuava a non dire nulla,mi ricordava molto me stesso:
Io mi chiudevo spesso in me stesso,non parlando mai di ciò che mi angosciava e quel comportamento prolungava le mie sofferenze, ma era l'unico che riuscivo ad assumere, gli altri non avrebbero compreso, oppure mi avrebbe compatito ed io odiavo essere compatito. Poteva anche essere che lei fosse muta, dopotutto non avevo mai udito la sua voce, avevamo parlato senza parlare realmente, come se le parole non ci servissero, così frugai tra le tasche della giacca e dei pantaloni cercando un pezzo di carta e una penna ma non ne avevo.

Yoko:

Mi trovavo di fronte a lui,lo guardavo con la coda dell' occhio chiedendomi chi fosse e perchè mi avesse salvato e poi conchi aveva parlato al telefonino?
Mi aveva chiesto cosa mi preoccupasse,mi fece quella domanda con una certa naturalezza.
Io non soddisfai la sua curiosità,non avevo voglia di parlarne, tanto meno con uno sconosciuto.
Lui intuii dal mio silenzio che non volevo parlarne,e mi rispose con amarezza "fa come ti pare!". Quell' affermazione era tagliente e colma di amarezza e mi permetteva di chiudermi in me stessa senza ostacoli. Se avesse insistito avrei ceduto, sarei finita per parlargli di ciò che mi tormentava,ma lui non insistette, forse non gli importavano più di tanto conoscere i miei problemi, poi lo vidi frugare tra le tasche della sua giacca e dei suoi pantaloni, non avevo idea di cosa cercasse, ma dopo un po' si arrese, non avevo trovato ciò che cercava e sbuffò.
"Hai in mente di stare qui per tutta la notte?"mi chiese con sguardo di rimprovero.
"veramente io...."
"ma allora c'è l'hai la lingua!".rispose lui con un certo sollievo.
Ci spostammo verso la luce,così ci guardammo molto più attentamente:
Lui aveva l'aria di una di quelle persone grandi e sicure di se,che nonostante stessero bene con se stesse erano persone colme di tristezza.

Kio:

La guardai, dalla luce capì che si trattava di una ragazzina,il suo volto muliebre e angelico,appariva anche piuttosto infantile,sopratutto i suoi atteggiamenti erano così puerili.
Ogni sguardo che le lanciavo la traeva in imbarazzo,anche la sua voce era dolce e con una cadenza ancora infantile.
Avendo capito che si trattava di una ragazzina,capì che non potevo lasciarla lì da sola.
Mi sarei sentito fin troppo in colpa per averla abbandonata nel cuore della notte e sopratutto ridotta in quello stato pietoso, vivevo già di fin troppi rimpianti e non volevo aggiungerne un altro.
All' inizio diedi questa spiegazione egoista al mio comportamento fin troppo generoso, ma in fondo sapevo che c'era qualcosa dietro, che non riguardava neppure la mia amnesia.

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