Yoko:
Quell' incubo sembrava finito. Mi aveva lasciato in vita. Non sapevo perchè in quel momento non osavo neanche chiedermelo.
Rivivevo la scena nei miei pensieri: il volto furioso del ragazzo che mi puntava contro la pistola, in quel istante avevo provato una paura difficile da descrivere,il cuore mi batteva forte e una certa angoscia si impadronì di me.
Era stata un'esperienza peggiore della prima volta, era come se fossi più consapevole delle sue azioni:
Sapevo che stesse mettendo fine alla mia vita.
Lui aveva un espressione imperturbabile e la sua voce si scaraventava su di me con un certo impeto non curante.
Pronunciava delle parole d'odio,che mi facevano capire che era inutile supplicarlo perchè mi avrebbe ucciso lo stesso.
I suoi occhi rimanevano impassibili alle mie suppliche,anche se talvolta mi sembrava di vedere gli occhi di un ragazzo triste e rassegnato.
Forse era stata una mia impressione,visto che dopo finì per scaraventarmi a terra, però non mi uccise.
Che le mie suppliche non fossero state vane?
In fin dei conti,ricordavo ancora quella notte in cui mi aveva salvato la vita e mi aveva abbracciato, era stato lui, lo stesso ragazzo che adesso voleva uccidermi, ma quei vaghi occhi tristi che sparivano e riapparivano tornando ad essere impassibili, mi lasciavano una certa incertezza nell' esprimere un giudizio su di lui, era una persona cattiva o buona?
Mi potevo fidare di lui o non mi potevo fidare?
Era come se avesse due personalità che combattevano fra di loro,una benigna e un'altra maligna.
Una disposta a distruggermi e un'altra che non provava alcun interesse e piacere nel farlo, alla fine in quella dura disputa, vinse la sua parte benigna.
Ero più serena, anche se rimanere legata ad una sedia e buttata a terra, non era il massimo, ma se non altro non avevo ricevuto alcuna molestia ed ero ancora viva.
Il mio viso sfiorava il pavimento freddo provocandomi brividi per tutto il corpo:
La pelle del mio viso era divenuta fredda quasi come quella di un cadavere e in fin dei conti c'ero andata più o meno vicina.Una ragazza con un lungo vestito nero e il viso coperto da un velo bianco che celava la sua bellezza lasciando intravedere solo i suoi occhi color ghiaccio, di un blu elettrico che ipnotizza: era così che mi ero sempre immaginata la morte.
Lei sfiorò il mio corpo con le sue mani fredde e maligne, il suo tocco era passionale e travolgente, ma allo stesso tempo doloroso, ma alla fine le ritrasse lasciandomi in vita.Sentii dell'aria fredda provenire da qualche parte, come se ci fosse qualche finestra aperta, ma non potevo vederla nella posizione in cui ero, potevo soltanto vedere quel pavimento bianco con il quale ero a stretto contatto.
Udii improvvisamente l' ululato del vento, soffiava fortissimo e sfiorava la mia pelle senza che io lo volessi, era come un abuso, però era diverso dal tocco del mio patrigno, perché ciò non mi causava dolore, ma si limitava ad infreddolirmi.
Cercai inutilmente di alzarmi, di sollevare la mia testa china su quel pavimento, ma le corde mi impedivano di muovermi, così sforzandomi inutilmente mi venne il torcicollo.
Senza che io volessi, tornai ancora una volta al mio passato:"Mamma,mamma!"urlavo con tutta la forza che avevo,era una notte di pioggia come tante altre.
Lo sguardo di mia madre era pallido e vuoto,i suoi occhi erano privi di vita, il suo volto era caldo,e il suo corpo bagnato tremava.
La guardavo preoccupata,anche se avevo 5 anni ero consapevole che le sarebbe successo qualcosa.
La strada era piena di passanti con l'ombrello sotto la testa per ripararsi, mentre io e mia madre non avevamo nessun riparo,non avevamo nulla ne un soldo per comprare un tozzo di pane ne una casa dove stare. "Aiuto!vi prego aiutatemi!"mi volgevo ai passanti che mi mostravano la loro indifferenza, nessuno poteva interessarsi alla vita di una puttana e dentro di me saliva ancor di più l'angoscia.
Ero impotente,non potevo far nulla per lei e in pochi minuti chiuse i suoi occhi color mogano per sempre, mi lasciò silenziosamente senza un preavviso.
In quel momento capì che lei mi stava lasciando e che non l'avrei mai più rivista.
Scossi il suo corpo inanimato diverse volte, nonostante fossi consapevole che non si sarebbe mai più risvegliata. Non volevo crederci.
"Non ti lascerò per nulla al mondo"mi aveva detto poco tempo fa e invece lo aveva fatto, mi aveva lasciato "tradendo"la mia fiducia, pensai questo nel momento in cui morii e la odiai profondamente rinnegando la sua esistenza per lungo tempo.
Soltanto crescendo capii che morire non era una scelta e che quindi mia madre mi aveva abbandonato contro la sua stessa volontà.
Ero stata una stupida bambina ingenua e inconsapevole della cruda realtà della vita, ma adesso era tutto così perfettamente chiaro, sapevo che la vita non era rosea, che non esisteva il giovane principe azzurro in grado di salvarmi dai malvagi.
Dopotutto non ero la protagonista di una favola, non avrei mai potuto esserlo, poiché non ero intrepida ,coraggiosa,bella e forse non ero neanche buona come tutte le altre protagoniste, ero solo una ragazza come tante altre,che veniva costantemente assalita dai sfortunati eventi della vita.
Per tale ragione, non avrei mai avuto pace e non sarei mai stata veramente felice.
Mi sentivo ormai senza speranze,non riuscivo ad uscire da quella situazione,non avevo neanche la possibilità di fuggire.
Ero impotente e non era la prima volta che mi sentivo in quello stato di impotenza di fronte agli eventi della mia vita.
Gli eventi erano sempre più forti di me ed io non era abbastanza tenace per fronteggiarli, poiché ero solo una bambina troppo debole, ma non volevo continuare ad essere vittima delle circostanze, però per quanto ci provasse sembrava inevitabile: Potevo cambiare strada,potevo fare qualsiasi cosa ma nulla avrebbe cambiato gli eventi.
Tornando indietro e cambiando le mie azioni passate il corso degli eventi sarebbe cambiato?
A volte avevo riflettuto sulla possibilità di poter tornare indietro per vedere se la mia vita potesse mutare in meglio, ma purtroppo non si poteva tornare indietro e molto probabilmente le circostanze della vita sarebbero rimaste inalterate.
Oppure poteva anche essere vero, che il corso degli eventi dipendesse dalla proprie azioni,ma purtroppo quella stramaledetta macchina del tempo non esisteva e anche avendo la possibilità di tornare indietro, avrei saputo sfruttarla in mio favore?
Come potevo sapere qual' era l' azione giusta da compiere, che avrebbe scaturito le circostanze favorevoli?
Non potevo avere la certezza che ciò che avrei fatto non mi avrebbe trascinato in altri eventi sfavorevoli!
Forse, addirittura, le mie nuove azioni avrebbero creato situazioni ancora più avverse di quelle che già affrontate.
Ma nonostante fossi buttata terra e legata come un salame,dovevo considerare che ero ancora viva,respiravo ancora,oppure ero morta da un bel pezzo e non me ne ero accorta, perché anche se ero viva,non notavo la differenza fra me e un cadavere: avevo il viso ed il corpo gelido, inoltre giacevo inerme per terra,senza riuscire a muovermi.
Mi sentivo così vuota,priva di di qualsiasi sentimento che avrebbe provato una persona viva, non avevo neanche la forza di piangere e di esternare i miei sentimenti,non ero in grado di fare nulla.
Quel senso di vuoto non svanì subito,io credevo che non sarebbe più svanito,e invece si affievolì lentamente svanendo dal tutto quando mi trovai di fronte Kio.
Mi osservava in un modo bizzarro e dai suoi occhi non riuscivo a percepire nulla.
Le sue iridi sembravano avvolte da un angoscioso mistero... cercai di captare qualcos'altro, ma la sua figura era impenetrabile,non era semplice capire quali fossero le sue intenzioni, avrei potuto identificarlo come il classico serial killer spietato e pure non riuscivo a vederlo sotto quella luce.
Se fosse stato un assassino spietato mi avrebbe già ucciso e invece mi avevo risparmiato,mi aveva salvato da morte certa e adesso mi guardava in quel modo.
"Sei ridotta proprio male!"disse guardandomi attentamente.
Non mi era neanche accorta che avesse sollevato la sedia e che fosse già mattina, avevo passato gran parte della giornata a pensare non accorgendomi che il tempo passava.
"bè,adesso devo pensare che farmene di te!"disse prendendo una sigaretta dal pacchetto, che aveva nella tasca dei pantaloni.
Io volevo supplicarlo di lasciarmi andare, promettendo che non avrei detto nulla alla polizia, lui però non era disposto a liberarmi, sembrava avere tutt'altro in mente.
Arrivò il fratello in cucina,sorpreso di vedermi ancora legata alla sedia.
"Kio se non sbaglio ieri sera ti avevo detto di sbarazzartene!"disse il fratello serio in volto.
"Andiamo e se lo una bambina!Non avrebbe neanche il coraggio di andare dalla polizia!" Kio disse questa frase deridendomi.
Il fratello non sembrava essere del suo stesso parere, anzi era infastidito dalla leggerezza con il quale Kio affrontasse la questione.
"Già, appunto perché è una bambina... io non voglio finire in prigione per una bambina!"disse il fratello innervosito.
"Ma come frigni!senti io non ho intenzione di fare una cosa del genere.. quindi se ci tieni tanto fallo tu e non se ne parla più!"disse con un espressione scocciata, lanciando al fratello una sorta di provocazione, il fratello rispose subito dicendo: "Credi che non ne sia capace?! Guarda che l'incapace sei tu non io!"
Dopo un po' proseguì dicendo "E poi io che ci guadagno ad ucciderla?!"
Era come se cercasse di trovare una scusa per tirarsi indietro,era abbastanza evidente che non avesse intenzione di sporcarsi le mani.
"Bè,l'hai detto tu in cambio non rischiamo la prigione!quindi piantala di tirarti indietro!"disse Kio tranquillamente.
"Questo lo dici tu,io rischio più anni perché se scoprono che ho ucciso questa qui....e poi sei stato tu a infilarci in questo guaio!e quindi spetta a te risolverlo!"disse il fratello ancora innervosito.
Io li guardavo perplessa,ero preoccupata non potevo crederci la mia vita era diventata una sorta di competizione o di sfida fra i due fratelli,la cosa mi infastidiva parecchio perché non credevo fosse giusto giocare sulla vita degli altri e soprattutto sulla MIA.
Ma chi si credevano di essere?!
Anche se potevo ben notare che nessuno dei due sembrava decidersi ad uccidermi,sembrava che tutte due cercassero di tirarsi indietro.
"Non vuoi ammettere che non hai il coraggio di farlo!?"disse Kio ridendo.
"Bè veramente sei tu che non hai il coraggio di farlo!"disse il fratello.
"Sei proprio ridicolo!cerchi di rigirare sopra la questione!disse Kio continuando a stuzzicarlo.
"Mi hai proprio stancato!dammi questa cazzo di pistola e vediamo chi non ha il coraggio!"disse il fratello furente. "
Tieni!"disse Kio tranquillamente e poi si avvicinò a me, notando la mia agitazione mi sorrise dicendomi "Sta tranquilla tanto non ne ha il coraggio!"Mi lasciai cullare dal suono della sua voce, era rincuorante e suadente, ma anche nel suo sorriso c'era qualcosa di meraviglioso, eppure non era un sorriso carico di dolcezza e di benevolenza, ma era così disarmante e seducente.
"Kio togliti se non vuoi che spari pure a te!"disse il fratello puntandomi la pistola contro.
Kio si allontanò dicendo "Agli ordini!"che suonava come una vera presa in giro.
Il fratello mi aveva puntato la pistola ma la sua impugnatura non era decisa come quella di Kio la mano gli tremava e il suo volto si era fatto quasi triste guardandomi. "Smettila di guardarmi!"mi disse innervosito.
Io abbassai gli occhi,spaventata forse adesso mi avrebbe davvero ucciso?Non volevo neanche pensarci e pure ancora non avevo sentito nessuno sparo, che avesse usato il silenzioso?
Eppure non sentivo alcun dolore al petto.
"Basta non c'è la faccio!"disse il fratello rassegnato.
"lo sapevo!sei troppo buono per fare certe cose!"disse Kio soddisfatto, ma questa volta non sembrava beffarsi di lui, anzi era come se lo stimasse, ma che non volesse farlo notare,come se in un certo senso gli pesasse ammetterlo.
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Dangerous love
Romance"Da quando lei non c'è più la mia vita è giunta ormai al termine.I suoi splendidi capelli castani, i suoi occhi color cioccolato e il suo viso così delicato che riuscivano a riempirmi di felicità non c' erano più.L'ultima volta che l'ho vista, il su...