15 Ti uccido!

26 0 0
                                    

Yoko:

Legata in quella sedia, le ore passavano, mi dimenavo cercando di liberarmi soltanto dopo diversi tentativi mi rassegnai.

In quel momento volevo essere a casa,se quella poteva chiamarsi casa, per me era sempre stato l'inferno celato dall' aspetto di un finto paradiso.
La casa del patrigno era una villa splendida con un giardino enorme e la piscina,ma chi vi abitava non era così splendido,anche se sapeva farlo credere a tutti con gesti,frasi fatte,sorrisi falsi e promesse mai mantenute, come tutti i politici che si rispettino seguiva un copione ben preciso perfetto e impeccabile.
La sua povera moglie era inconsapevole di tutto, non aveva mai osata addentrarsi negli sporchi affari del marito e naturalmente non sapeva neanche delle molestie che mi infliggeva,in quel momento mi tornò in mente un ricordo violento,forse il più brutto che potesse venirmi in mente: Quel giorno,mi strappò i vestiti, reagii male eppure di solito lo lasciavo fare pregando che primo o poi avrebbe smesso,ma quel giorno persi la pazienza.
Gli mostrai tutto il mio disprezzo urlandogli contro parole che non avevo mai osato dirgli, ma che da anni mi tenevo dentro.
"Non ti devi più azzardare a toccarmi!sei solo uno schifoso bastardo! Che tu sia maledetto signor Keitawa, io ti maledico!"
Le mie acide parole si abbattevano su di lui,lo rimproveravano e lo dannavano, se soltanto avessero potuto ucciderlo invece no, purtroppo le parole non bastavano, anzi le mie stesse parole potevano uccidere me scatenando la sua ira, infatti dopo aver gridato tutto il mio disprezzo, lui mi prese a schiaffi,a pugni e a calci.
Quando finì per terra mi pestò la testa con un piede ridendo soddisfatto,mi disprezzava e non sapevo neanche perché,forse la verità era molto semplice " lui era pazzo".
Mi aveva dato prova della sua pazzia,molte volte.
Una volta a cena,sua moglie gli aveva chiesto com'era andata a lavoro,lui inizialmente non rispose era come se non ci fosse,stava pensando intensamente e così non aveva fiatato.
Però la moglie insistette così tanto che il marito guardò la moglie e gli rispose dicendo "io cammino...io cammino...io cammino..io cammino"
C'era sempre una pausa fra un cammino all'altro,la sua voce era incerta ma ripetendo costantemente la parola acquisiva sicurezza e quindi ripeteva ancora insistentemente "io cammino"La figlia guardò la madre con preoccupazione, anche lei era preoccupata,continuava a sentire la voce del marito che continuava a pronunciare con convinzione quelle parole insensate. Io ero l'unica che continuava a mangiare avidamente mostrando estremo disinteresse verso l' accaduto, ma nessuno se ne accorgeva perché erano tutti troppo presi e preoccupati per il signor Keitawa. Anche quella volta che il signor Keitawa si dimenticò di prendere le sue medicine per la tachicardia e stette molto male, io rimasi impassibile,mentre tutti lo soccorrevano, io lo guardavo provando quasi piacere nel vederlo soffrire e tenevo le mani incrociate, speravo tanto che morisse, che ponesse fine alla sua esistenza che rendeva difficile la mia, purtroppo non morì. Lo so, è brutto desiderare la morte di un altro essere vivente, ma non potevo far a meno di desiderare ardentemente la sua morte, poiché era l' unico modo, che avevo per poter vivere senza subire mai più violenze immotivate.

Una volta mi procurai persino un veleno per poterlo uccidere,ma quando gli porsi il bicchiere, lui intuii subito che in quel bicchiere ci fosse qualcosa di strano, forse dall' ansia che traspariva dal mio volto oppure semplicemente era una persona che diffidava con facilità oppure lo aveva scoperto in un modo o nell' altro, così mi propose divertito di berlo per prima io, ma io mi rifiutai di farlo, così lo gettò su quella pianta che annaffiavo tutti i giorni con cura, per me quella pianta era importante, poiché era l' unico essere vivente con cui parlassi dei miei problemi, lui sapeva quanto fosse importante per me quella pianta per tale ragione si vendicò su di essa.
Smisi di pensare,non era il momento di pensare al passato,adesso dovevo pensare al presente e trovare una soluzione per uscire da quella situazione.
Mi consolai pensando che era uscita da situazioni più difficili,però non mi ero mai ritrovata legata ad una sedia.
Come potevo liberarmi da quelle corde che mi stringevano i polsi?

Dangerous loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora