36 Bacio intenso (Kyo)

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Kyo:

Afferrai la sua candida mano tenendola stretta alla mia, ma in quello stesso istante suonò il campanello, andai subito a vedere chi era, non appena aprii la porta vidi il padre di Yari.
Era venuto per portar via il cadavere di sua figlia, la mia espressione mutò di colpo, ancora una volta mi sentivo irrimediabilmente in colpa, non ne potevo più di sentirmi così, ma era la sola cosa che riuscivo a fare.
Gli diedi quel sacco nero dove giaceva la figlia con angoscia, avrei voluto far qualcosa per rendere quella situazione meno cruda di quanto fosse, ma non c'era niente che potessi fare.
Quando l'uomo tirò fuori quel cadavere dal sacco, vide il volto di Yari ormai tumefatto dagli anni, ma ancora abbastanza riconoscibile.
Osservai i suoi occhi spenti, in passato quegli occhi avevano luccicato di desiderio per me, era la sola che mi facesse sentire desiderato in tutti i sensi, non mi aveva mai fatto mancare niente, mi aveva sempre riempito di attenzioni, di dolcezza e anche di quello che desideravo più di ogni altra cosa ed io come l' avevo ripagata?
Avevo lasciato che il suo cuore soffrisse e impazzisse per me, dopotutto non era stata altro che colpa mia se lei quel giorno arrivò a pensare di voler uccidere la sua migliore amica che conosceva sin da quand'era bambina.
Mi tornò in mente quella volta, che la conobbi, Mayko me la presentò, lei mi sorrise affabilmente dicendo che se avrei fatto soffrire Mayko, me l' avrebbe fatta pagare cara.
All' inizio non sembrò esser scattato nessun interesse in lei verso di me, poi però con il tempo il nostro rapporto incominciò a diventare sempre più intimo, sopratutto quando Mayko mi chiese di darle lezioni di matematica poichè non era molto brava, ma Yari inizialmente rifiutò facendo complimenti, mentre Mayko insisteva dicendo che non c'era alcun problema, anch'io dissi la stessa cosa perché era la migliore amica di Mayko e alla fine si lasciò convincere, ma da lì scatto tutto.
Tra una spiegazione ed un 'altra e una qualche disequazione riuscita, lei mi abbracciò scherzosamente riuscendo ad averla fatta giusta e successe molte volte, ma non ci vidi mai nulla di male finchè da un abbraccio non si passo ad un bacio.
Lei si scusò dicendo che non sapeva cosa le fosse preso, io la guardai sconvolto non ebbi neppure la forza di respingerla neppure quella volta, forse perché in fondo ero attratto da lei, mi piaceva il suo modo di fare, il suo sorriso, il suo viso e anche il suo corpo, però il mio cuore non batteva forte come quando vedevo Mayko.
Ci comportammo come se nulla fosse mai successo, ma primo o poi Yari ricadeva nel solito errore fino a che non arrivammo direttamente al suo letto, anche in quel caso non riuscii a respingerla, il modo in cui mi guardava mi sconvolgeva, mi bramava nel modo in cui volevo che mi desiderasse Mayko, ma lei non riusciva a volermi in quel modo, molto probabilmente perché tra di noi ci sarebbe stato sempre Dio o piuttosto la rigida educazione che aveva ricevuto da piccola che le impediva di lasciarsi completamente andare ad ogni tipo di passione.
Quasi volli discolparmi scaricando un po' la colpa su Mayko su quanto fosse accaduto, certo magari se lei fosse stato più disponibile sessualmente, io magari non avrei mai ucciso Yari, ma che cazzate mi inventavo, possibile che dovevo ragionare con gli attributi e non con la testa.
Il padre non appena scorse il viso di Yari, divenne bianco come un cencio e pianse disperato chinandosi per vederla meglio, era come se avesse realizzato solo in quel momento che sua figlia non fosse più in vita.
Io mi chinai accanto a lui, cercando di far qualcosa per calmarlo, ma ogni gesto e ogni parola pronunciata dalla mia bocca finiva per farlo stare ancor più male, così mi rialzai, tornando a sentire quella fitta al cuore che mi uccideva, era il rimorso che non voleva darmi pace.
Il padre di Yari o posò il cadavere delicatamente sul freddo pavimento e poi si avvicinò a me puntandomi il dito contro con una collera accesa, ma al contempo disperata.
"Perchè? Perché? Dimmi perché? Hai fatto questo alla mia bambina!" disse stringendomi per il colletto della camicia come se volesse strangolarmi.
Io non opposi resistenza,chinai il volto per guardare il corpo di Yari e poi lo sollevai guardando l'uomo sofferente che stava lì dinanzi a me pronto a soffocarmi con le sue mani.
Dentro di me pensavo che forse se mi fossi lasciato ammazzare, mi sarei sentito meglio, avrei espiato le mie colpe una volta e per tutte, dopotutto qual'è altro destino poteva mai avere uno come me se non quello di venir ucciso.
Dopo un po' Yoko si intromise urlando spaventata:"Che cosa volete forse ucciderlo!"
"Non ti intromettere tu!" disse il padre di Yari gelando con il solo sguardo.
Guardai Yoko, come se fosse l'ultima volta che l' avrei vista, mi sarebbe mancata ne ero certo, poi però vidi mio fratello si stava intromettendo anche lui dicendo "Mio fratello le ha dato ciò che volevate e per tale ragione, lei deve mantenere la sua parola ed era quella di non ucciderci..."
Perché si intrometteva anche lui? Non era forse lui quello che mi odiava di più? Poi lo guardai bene, no lui non mi odiava per quanto volesse farlo non ci riusciva, c'era sempre qualcosa che lo spingeva a volermi bene e a volermi sempre e comunque proteggere persino da me stesso e anche in quella circostanza lo faceva come aveva sempre fatto.
Mi ricordai una cosa quand'ero piccolo avevo sempre una tremenda paura del buio e ogni volta finivo per mettermi ad urlare nel cuore della notte, mio fratello era il solo a svegliarsi e a chiudermi che cosa avessi, così ogni volta finivo per dormire accanto a lui.
Lui spesso si lagnava perché gli fregavo sempre tutto il letto,ma alla fine si rassegnava, poi però mi ricordai di quelle altre volte che fui lui a chiedermi di dormire con lui, sembrava avesse paura di qualcuno o di qualcosa, poi capii lui sapeva che se io ero accanto a lui mio padre non gli avrebbe fatto nulla, allora capii che le violenze le aveva subite sin da bambino, eppure io ero stato così ceco da non accorgermene.
Il padre di Yari tornò in sé, smettendo di stringere il mio colletto così ripresi a respirare normalmente, anche se con il collo livido.
L'uomo allora si chinò per raccogliere il corpo della figlia ed io abbassai per aiutarlo, nonostante fosi ancora sconvolto da quello che avessi scoperto, ma lui si infuriò dicendo "Non osare toccare il corpo di mia figlia!"
"Perdonatemi signore!" disse con voce tremante.
Toshio mi guardava chiedendomi se stava bene, io avrei voluto chiederlo a lui e avrei anche voluto chiedergli perché non me ne avesse mai parlato e Mayko lei perché non ne aveva parlato? Io ero sicuro che lei lo sapesse, dopotutto lui si confidava con lei, anzi a dirla tutta tutti si confidavano con lei, perché sapeva sempre essere rassicurante e confortante e aveva sempre un buon consiglio da dare, ma tuttavia non parlava mai dei problemi che gli raccontasse la gente, sapeva sempre tenere la bocca chiusa su tutto.
Non risposi neppure alla domanda, era troppo concentrato ad osservare quell'uomo che tentava di frenare le lacrime e la rabbia per aver perduto la sua bambina.
Toshio aprii la porta all'uomo, ma lui gli rispose dicendo "Non ho bisogno alcun aiuto, non ne voglio aiuti da voi luridi bastardi!".
Toshio non si infuriò di fronte le sue accuse, subiva in silenzio sapendo che questo era il minimo dopo tutto il male che gli avevamo fatto.
Osservai l'uomo uscire e chiudere dietro di sé la porta di casa, sentendomi impotente, avrei voluto fare qualcosa per alleviare il dolore che provava,ma non potevo far nulla. dispiaciuta e colma di un Mio l fratello mi guardava continuando a chiedermi se stava bene, ma io non gli risposi neppure e continuai a guardare quella porta ormai chiusa con quell' espressione vacua e smarrita.
Mio fratello mi toccò la testa per vedere se avesse febbre o qualche malore, quel contatto mi ricordò una cosa che avevo completamente dimenticato su mio fratello:
Era una giornata come tante altre eppure lui non sembrava del suo solito umore, qualunque cosa gli dicessi finiva per infuriarsi, poi si avvicinò a me e mi strinse con violenza il braccio spingendomi nel letto, io lo osservai intimorito e tremante, mentre lui mi salii di sopra, stava per strapparmi i vestiti, poi però qualcosa lo frenò.
"Tu Kyo non sai come ci si sente!" affermò piangendo.

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