Kio:
Dentro quella banca si udì soltanto il mio sparo e la voce di mio fratello che intimava ai bancari di sbrigarsi a prendere i soldi.
Io in quei momenti mi sentivo come un Dio, tutti avrebbero fatto quello che volevo perché erano tutti consapevoli che le loro vite dipendessero da me e provavo un sadico piacere nel vedere quella massa di gente spaventata e disperata solo per la mia presenza, ma quello stesso piacere allo stesso tempo, mi faceva sentire disumano e vile quanto mio padre.
"Ma in fondo, qual' essere umano, non ama predominare sugli altri? Tutti gli uomini chi più chi meno, bramano il potere e in passato ci sono sempre state continue lotte soltanto per soddisfare questo desiderio"con queste riflessioni giustificavo quella sensazione appagante che provavo e così continuavo a recitare la mia parte.
Tutti si erano letteralmente gettati per terra spaventati, nonostante avessi mirato ad una parete dove non vi fosse nessuno, vidi una donna stringere così forte il suo bambino, tanto da rischiare di soffocarlo.
Dopo un po' il mio sguardo si spostò verso il mio piccolo ostaggio, che si stava mettendo a terra insieme a quella massa di corpi come se fossero morti, alcuni non avevano neppure il coraggio di muoversi, sembravano dei cadaveri.
"No, tu vieni qui!" affermai sperando che non riconoscesse la mia voce, perché volevo che la sua paura e il suo sbigottimento non fossero finti altrimenti non avrebbe saputo fingere bene, poiché era un'attrice troppo inesperta, così l' unico modo per renderla credibile era farle credere di essere un vero ostaggio.
E dovevo dire che la sua reazione fu perfetta:tremava come una foglia e i suoi occhi castani erano sgranati per l' eccessivo turbamento, un po' mi dispiaceva spaventarla a morte, però anche in quel caso mi sentivo appagato, anzi forse più di prima, perché la sua espressione era l' eccellente impersonificazione del terrore.
Ma a tutto ad un tratto, provai una strana sensazione, era come se tutti i riflettori si fossero spenti e ne fossero rimasti accessi solo due, uno puntato verso di me e un' altro che rifletteva Yoko.
Era davvero come se non ci fosse nessuno a parte io e lei, mi ero persino dimenticato della presenza di mio fratello, ma fortunatamente la cosa più importante non l' avevo dimenticata, ovvero che ero nel bel mezzo di una rapina e non potevo permettermi sciocchezze.
Osservai Yoko, puntandole una pistola per convincerla ad avvicinarsi, ma mi resi conto che non lo facevo più con quella convinzione iniziale,anzi era come se mi sentissi in qualche modo minacciato dalla sua presenza e non sapevo il perché, dopotutto quale minaccia poteva mai rappresentare quel piccolo animaletto?
Si voltò per accertarsi che parlassi realmente con lei, poi abbandonando ogni vana speranza mi raggiunse lentamente, ogni suo passo mi faceva stare all' erta, come se appartenessero ad un poliziotto, così le dissi inferocito non potendone più di quell' agitazione che non era da me "Ei, ti decidi!"
Dopo un po' cambiai arma e finalmente mi fu così vicina da riuscire ad afferrarla da dietro per puntarle alla gola il coltello, sentivo il suo soffice corpicino premere e tremare contro il mio.
Poi dissi qualcosa del tipo "Dateci i soldi e nessuno si farà male!",un espressione alquanto ridicola ma che riuscì ad avere l'effetto sperato, sembravano tutti più agitati di prima, sopratutto i dipendenti che cercavano di dare in gran fretta i soldi a Toshio, ma in quello stesso momento Yoko incominciò ad agitarsi e cercando di liberarsi, finì per farsi un taglietto sul collo, tentai di placarla perché di quel passo si sarebbe davvero uccisa con le sue mani e le allontanai il coltello dalla gola dicendole rassicurante, con il mio solito timbro di voce:"sta tranquilla,non ti succederà niente".
Pensai che ormai mi avesse riconosciuto, così continuai a recitare la mia parte senza più alcuna interruzione, impostandomi di nuovo quella voce gutturale
Poi spostai lo sguardo verso mio fratello che ormai aveva preso il bottino e scambiandoci sguardi d'intesa incominciavamo ad andare via, mentre Toshio continuava a tenere la pistola puntata verso i due poliziotti,io incominciavo a correre spingendo con forza Yoko.
Saliti in macchina, mio fratello mise subito in moto, fu una di quelle corse così lontane da quelle dei film americani che finì per deludermi, avrei tanto voluto un po' più di azione: macchine fuori strade e sbandate, ma purtroppo quei poliziotti erano dei veri incapaci, si fecero' seminare con molta facilità, togliendo l' elemento più emozionante del film: l' adrenalina, l' azione e la suspence, così mi lamentai mentre mio fratello affermò "Ma di che ti lamenti anzi tanto meglio che erano degli incapaci quei due poliziotti!" poi sentii urlare da dietro, quasi come una preghiera"Kyo aiutami!"
Mio fratello si mise a ridere, ma ero sicuro che ridesse non perché Yoko non ci avesse riconosciuto, ma per il fatto che invocasse il mio nome in quel modo disperato, infatti mi lanciò uno sguardo del tipo "Kyo, hai fatto conquiste!" solitamente avrei risposto con un ' altro sguardo ambiguo, ma in quel caso, non ricambiai."Togliamoci questa cosa dalla faccia, che diamo troppo nell' occhio!" affermai i
Con un gesto rapido mi tolsi la calza e rivolgendomi alla ragazza che era dietro di me affermai "Yoko pensavo tu avessi capito da sola la situazione, ma a quanto pare sei più ingenua di quanto credessimo "lei allora mi guardò incredula poi chiese ancora più allarmata di prima "Quali sono le vostre intenzioni?"
"Non saprei.. penso che ti taglieremo a pezzettini" affermai divertito dalla sua espressione preoccupata.
"No,io non voglio morire!vi prego portatemi in un ospedale!"disse supplichevole e disperata. "Così la spaventi a morte!" affermò mio fratello più divertito di me, poi si rivolse a lei dicendo con quel suo solito tono rassicurante" Sta solo scherzando!"
Ma Yoko non sembrò dare molto credito alle sue parole, perciò continuava ad avere quell' espressione preoccupata, che mi divertiva ma allo stesso tempo mi faceva sentire un po' in colpa per averla terrorizzata, però non volevo e non potevo mostrarmi docile con lei sotto gli occhi di Toshio, avrebbe di sicuro travisato tutto.
Sentii la sua voce agitata "Continuò a sanguinare" ma ne io ne mio fratello le prestammo attenzione così disse alterata: "Marcirete in galera se mi lasciate morire..." Toshio di fronte quella minaccia corruccio le sopracciglia temeva la galera più di qualunque altra cosa, ma sapeva perfettamente che la nanerottola non stava per morire, così rimase in silenzio, continuando a guidare con noncuranza.
" Yoko fra non molto avrai un emorragia e morirai e noi ti seppelliremmo in un posto dove nessuno scaverà mai"dissi sorridendo sadicamente, non potevo farci nulla, non riuscivo a controllare quel desiderio perverso di terrorizzarla .
Tornati a casa, dissi a Yoko di venire con me, lei mi seguii incerta, la condussi in bagno per disinfettarle la ferita sul suo tenero collo, così incominciai a guardarmi a tornò per cercare la valigetta dei medicinali,in quello stesso momento quello scricciolo di donna, mi chiese "Che vuoi fare?"
Il suo sguardo era talmente indifeso, da suscitarmi una sorta di morsa al cuore, non avevo mai provato una cosa simile, di solito ero sempre stato un tipo strafottente nei confronti dei dolori e delle paure altrui, ma in quella circostanza mi sentivo come se il divertimento stesse svanendo, lasciando spazio solo al rimorso, ma respingevo forzatamente quella sensazione continuando a spaventarla.
"Voglio rendere la tua morte meno sofferta!" dissi continuando a prendermi gioco di lei.
"No!" pungolò indietreggiando.
Io la ignorai e tentai di aprire la valigetta, che sembrava letteralmente sigillata, non riuscivo ad aprirla, nonostante i miei sforzi, dopo un po' Yoko mi urlò contro: " fermo!".
La osservai, mi puntava contro delle forbici, sembrava decisa ad uccidermi, ma osservandola non potevo far a meno di sorridere,era soltanto una ragazzina, non avrebbe mai avuto il coraggio di uccidermi, così mi avvicinai tranquillamente a lei, lei tramava e in men che non si dica le forbici le scivolarono dalle mani, così le spostai con il piede dalla mia parte, in questo modo non avrebbe potuto riprenderle con tanta facilità o senza che me ne accorgessi.
Aprì la valigetta suscitando il suo più grande stupore, perché dentro quella valigia non c'erano altro che medicinali, mentre lei doveva aver pensato che ci fossero degli oggetti pericolosi. Tirai fuori dalla valigetta, della bambagia e del' alcool etilico, notando i suoi occhioni castani sbalorditi affermai beffardamente" Non pensavo che le ragazzine temessero così tanto il disinfettante....certo brucia un po' però..."
"Io pensavo che tu..." affermò non riuscendo a completare la frase.
"Adesso brucerò un po'..." dissi posando la bambagia sul suo collo lungo e sottile, ancora gocciolante di sangue.
"Hai solo un piccolo graffietto nulla di grave!" affermai notando ancora la sua eccessiva preoccupazione.
Poi notando il suo sguardo confuso, le dissi"Che idiota riguardo l'emorragia stavo solo scherzando!"
"Mi hai spaventato a morte!" affermò infuriata.
"Mi sono un po' lasciato prendere la mano, ma la colpa in parte è tua, che sei una credulona!" affermai divertito, chissà perché mi piaceva così tanto prendermi gioco di lei, di solito non ci trovavo alcun piacere a far quel genere di cose, anzi ritenevo che le reazioni della gente fossero quasi sempre noiose e prevedibili e invece lei mi aveva sorpreso, di solito quando qualcuno si sentiva minacciato da me, non avrebbe avuto il coraggio di parlare e di muoversi, mentre lei aveva persino preso un paio di forbici e me le aveva puntate contro.
La sentii sussultare per il bruciore, poi le tolsi la bambagia dal collo e le chiesi delle informazioni riguardo sua madre, non sapevo la ragione che mi portò a farle quella domanda, forse perché il silenzio era diventato insostenibile e così fu solo un pretesto per parlare e scacciare via quell' atmosfera di disagio, ma ascoltavo con attenzione ogni minima parola, come se non volessi lasciarmi sfuggire nulla e allora capii che Yoko era in parte come me e mio fratello, sola e abbandonata, ma poi pensandoci mi resi conto che dopotutto io non ero come lei, io avevo mio fratello, mentre lei non aveva nessuno che potesse confortarla, inoltre le nostre sofferenze erano ben diverse e inconfrontabili: io avevo sofferto per Toshio e per l' odio che nutrisse nei miei confronti, perché ero il figlio preferito, non mi aveva mai fatto del male, ma sapevo che in fondo al cuore provasse odio e invidia nei miei confronti. A parte queste sofferenze, tutte le altre me le ero procurate da sole, ferendo e facendo del male agli altri: sopratutto a Mayko che non se l' era mai meritato, lei mi aveva sempre amato, mentre io l'amavo, ma in modo torbido, forse perché ero sicuro che primo o poi avrebbe preso i voti spinta dalle continue pressioni fatte dal padre e in questo modo mi avrebbe lasciato per sempre, così per paura di soffrire reprimevo i miei sentimenti per lei, trattandola male e arrivando persino a tradirla.
Dopotutto ero certo, che se avesse dovuto scegliere avrebbe sempre e comunque scelto Dio e non me, nonostante lei affermasse di aver scelto me, io non le volli mai credere, perché era una suora ancor prima di esserlo, dopotutto aveva subito un' educazione cattolica molto rigida dove persino un atto sessuale fatto con amore, veniva ritenuto uno sgradevole peccato, così quando accadde fu la prima e l'ultima volta, perché i sensi di colpa la assalirono per lungo tempo, forse fu questa la ragione che mi spinse a tradirla, dopotutto ero in quella fase adolescenziale dove si hanno tutti gli ormoni ancora in subbuglio e in qualche modo avrei dovuto sfogarmi.Ma questo di certo, non poteva discolparmi del tutto, però ero sicuro di una cosa, io non avevo molestato Yari, perché andava contro ogni mia legge morale, ma riguardo l' uccisione sembravano non esserci dubbi, dopotutto vidi quella scena anche nei miei ricordi, mentre invece la violenza procuratele non la vidi affatto, anzi rammentai la sua più completa approvazione.
Riguardo l' uccisione avrei potuto trovare mille ragioni per giustificare il mio reato, ma nessuna di esse mi avrebbe discolpato alla perfezione e ciò che mi faceva più stare male era l' idea che mio fratello e Mayko dovettero persino divenire miei complici e poi accadde l' evento più drammatico la morte di lei, ma tutte queste sofferenze me l' ero procurate da solo, a causa delle mie cattive azioni, mentre invece Yoko e Toshio non avevano colpe, ma nonostante tutto ricevettero sofferenze peggiori, poiché vissute sulla loro pelle.
Dopo aver ascoltato la triste storia su com'era morta sua madre,ripensai a Mayko, così pensai che qualcosa in comune tra di noi c'era, avevamo tutte e due perso una persona cara, però Yoko non aveva alcuna colpa, lei era solo una bambina quando perse sua madre, non aveva mai fatto nulla di male, mentre io avevo ucciso una ragazza.
La vidi piangere, dopo aver finito di parlare, così mi scusai con lei per averle fatto quel genere di domande, ma lei con dolcezza disse "Non è colpa tua", era bello sentirmi dire quelle parole, perché era come se non si riferissero solo alla domanda che le avessi posto, ma anche riguardo la morte di Mayko. Era come se Dio o chi altri, tramite Yoko mi volessero comunicare che non era stata colpa mia, ma che la morte di Mayko era inevitabile e che sarebbe morta comunque, anche se io non avessi ucciso Yari.
Sentii i suoi singhiozzi, non erano i soliti piagnistei fastidiosi e ingiustificati di una ragazzina di quell' età, aveva tutte le ragioni del mondo per piangere ed io di certo non mi sentivo in dovere di negarglielo nonostante mi dispiacesse vederla ridotta in quello stato.
Tentava inutilmente di trattenere le sue calde lacrime, così le dissi "Non devi per forza fermarle, se hai voglia di piangere, fallo" dopotutto era anche un buon modo per sfogarsi, anzi quasi quasi la invidiavo perché io dopo la morte di Mayko, persi la capacità di piangere, piansi solo al suo funerale, poi non riuscii più a farlo ed era peggio, perché era come se tutta la sofferenza che provassi non riuscissi ad esternarla e a scacciarla via dal mio cuore e poi grazie a quella stessa ragazzina piansi quando avrei dovuto ucciderla su ordine di Toshio.
Dopo un po' quel piccolo esserino si avvicinò a me cercando di avvolgere tutto il mio corpo con le sue piccole braccia, mentre ricevevo il calore del suo corpo e delle sue braccine, il mio cuore batteva così forte, che sembrava volesse uscirmi fuori dal petto.
Ricambiai l' abbraccio, stringendola forte a me, però non ci misi molta forza, temendo che si potesse spezzare con la sola stretta delle mie braccia,inoltre ebbi come l' impressione che da quell' abbraccio ne stessi traendo beneficio soltanto io:Lei mi donava un abbraccio puro, mentre io quello sporco di un assassino ed era come se la stessi macchiando del sangue di Yari.
"Tu, mi abbracci perché non sai chi sono, figlio dell'uomo che ti ha molestato e poi oltre a questa sconvolgente verità ci sarebbe da dire che io ho ucciso una ragazza"pensai dentro di me, mentre sentivo i suoi singhiozzi fermarsi.
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Dangerous love
Romance"Da quando lei non c'è più la mia vita è giunta ormai al termine.I suoi splendidi capelli castani, i suoi occhi color cioccolato e il suo viso così delicato che riuscivano a riempirmi di felicità non c' erano più.L'ultima volta che l'ho vista, il su...