❁ cαpitolo xvııı

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| Jungkook's pov |

Ebbene sì, era arrivato il momento.
Miyon stava per fare l'audizione.
E il fatto che non potessi neanche starle accanto per sostenerla, mi turbava parecchio.
L'avevo vista piuttosto agitata, nervosa e titubante, le sue paure avevano nuovamente preso il sopravvento su di lei, ed io non potevo fare assolutamente niente per aiutarla.
Ero solamente riuscito ad incoraggiarla dicendole di stare tranquilla e fare dei gran respiri profondi, ma sapevo che per lei non erano cose così semplici da svolgere, specialmente in questi momenti estremamente critici.
E adesso dovevo passare ben due fottutissime ore in un'altra stanza, con persone totalmente a caso, concentrato su un argomento totalmente differente.
Quella mattina avrei voluto con tutto me stesso saltare le lezioni, ritornare a casa con i miei hyung e passare il resto della mattinata con loro, ma forse così sarebbe stato anche peggio.
Stavo tanto in pensiero per quella ragazza... Negli ultimi giorni mi sentivo parecchio strano, era come se la mia testa fosse completamente in tilt.
C'era qualcosa di insolito dentro di me, un vuoto, una sensazione mai provata in passato che ogni giorno cresceva, si ampliava, e diventava sempre più vivida, come una fiamma alimentata da ossigeno.
E questa forza sconvolgente era come se mi obbligasse a trascorrere più ore possibili insieme a Miyon, per cercare in tutti i modi di sostenerla ed aiutarla a venire fuori da quella gabbia di sentimenti malvagi che la tenevano rinchiusa per ormai troppo tempo.
Il bello era che non ne sapevo neanche il motivo, percepivo solo questo grande bisogno di non lasciarla da sola con le sue fragilità e insicurezze.
Avrei solamente voluto tenerle compagnia in questi minuti fatali, così da poter trasformare il momento tanto tremendo per lei, in un ricordo felice, spensierato e pieno di emozioni tutte positive.
Non volevo più vederla piangere, quelle brutte lacrime non facevano altro che rendere il suo dolce viso imperfetto, quelle gocce cristalline che cadevano sulle sue morbide guance erano la chiara dimostrazione che lei stesse veramente male.
Ed io non volevo assolutamente una cosa del genere: doveva avere sempre un sincero sorriso ad abbellirle le labbra rosee, uno splendido luccichìo nei suoi incantevoli occhi scuri e la tenerezza e la genuinità di sempre a farle da sfondo in ogni sua semplice azione.
Anche perchè potevo intuire benissimo che di periodi difficili ne aveva già passati tanti, forse troppi, e non avrei permesso più a niente e a nessuno di rovinarle la vita.

Entrai nell'aula di canto enormemente scocciato, a passi lenti e trascinati; mi sedetti privo di forze sulla mia sedia, tra Jin hyung e Tae, portando con me tutto il peso dell'enorme rammarico di quegli ultimi attimi.
I miei hyung invece erano già tranquillamente accomodati ai loro posti che mi stavano attendendo impazientemente da minuti.

-Ehi Kookie! Ce ne hai messo di tempo!
Iniziò il maggiore.
-Lo so Jin, sono passato un attimo a controllare il nome del nuovo professore di ballo, e ovviamente c'era la fila.
Risposi cercando di non far trasparire alcuna emozione.

Wow, mai detta scusa più credibile di questa... Complimenti Jungkook.

-Tranquillo, tanto Park non è ancora arrivato.
Continuò il biondo alla mia destra, completamente disinvolto.

-A proposito, come si chiama?
Riprese il maggiore.

-Mi sembra... Kang Jaesang.

I miei amici annuirono, dopodiché stettero in silenzio per tutto il tempo ad ascoltare le varie conversazioni degli altri compagni e di tanto in tanto anche a commentare con qualche battutina, mentre io ero fin troppo preoccupato a far funzionare il cervello per poter restare nel mondo reale.
Il fatto che proprio quel giorno fosse arrivato un nuovo insegnante era vero, ma anche se quella mattina mi ero finalmente deciso a spiegare tutta la situazione anche a Jin, Tae e Hobi, preferii mentire.
Beh sì, diciamo che però ero stato anche un po' costretto a parlare, visto che se quella mattina non mi avrebbero trovato nel mio letto, si sarebbero preoccupati e non poco.
Infatti era proprio per questo motivo che poche ore prima mi ero affrettato a svegliarli, e mentre gli altri erano ancora beati nel mondo dei sogni, li avevo fatti accomodare nella mia stanza e iniziato a spiegare loro ogni minimo dettaglio e preoccupazione che mi affliggeva in quel periodo.
Con mio grande sollievo non si arrabbiarono, anzi.
Capirono perfettamente la vicenda e, come sempre, tutti e tre seppero aiutarmi e confortarmi, chi con rassicuranti parole chi con benevoli gesti.

𝐒𝐡𝐲𝐧𝐞𝐬𝐬 | 𝐣𝐣𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora