❁ cαpitolo xııı

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| Jungkook's pov |

Forse ero stato troppo impulsivo e frettoloso con Miyon, ma volevo che si sentisse più a suo agio possibile nella scuola. E quindi pensai che farle conoscere qualche mio amico avrebbe potuto già essere un punto di partenza per aiutarla a socializzare più volentieri nella sua classe.
Cavolo la sua classe.
Mi ero sentito male quando mi aveva detto che voleva frequentare hip hop. In quel corso non c'era un bel gruppetto di ragazze... Anzi.
In particolare tre smorfiose.
La leader di quelle sceme, Hyun, credeva pure di essere la mia ragazza. Mi stava sempre attaccata in quei cinque minuti di intervallo ed era una vera e propria agonia da sopportare ogni giorno.
Mi scambiava sguardi ammiccanti, cercando di essere attraente.
Ma di attraente non aveva proprio un bel niente.
Poi con quegli orribili capelli biondi ossigenati e quegli occhi tutti struccazzati di nero sembrava una bambola di pezza.
E quei vestitini striminziti che si metteva sempre per far risaltare le sue finte forme, manco fosse in un night club, non mi passavano di certo inosservati.
Ma chi si credeva di essere?
La reginetta delle bimbe minchia, ecco cos'era per me.
E le altre due erano ancora più oche, visto che ogni minuto le stavano dietro come cagnolini.
Questa questione mi martellava la testa da due giorni, avrei dovuto parlarne con qualcuno al più presto.
E stasera lo avrei fatto di sicuro.

Erano passati parecchi minuti da quando le avevo domandato di venire a casa mia il giorno seguente. E cominciavo seriamente a dubitare di non aver fatto la scelta giusta.
Insomma, perchè ci stava mettendo così tanto a rispondere?
Un cipiglio confuso si fece largo sul mio volto, mentre un'altra idea mi balenò in testa.
Decisi di mandarle un altro messaggio per rassicurarla, e dirle che non mi sarei offeso anche se avesse rifiutato l'invito.
Ero stato io ad aver sbagliato, come sempre. Con le ragazze non ne facevo mai una giusta; anche Hyun, nonostante lei mi stesse veramente sulle palle, non riuscivo a mandarla a quel paese.
Certo, la insultavo e non facevo altro che dirle di smetterla di fare così, ma quella non mi stava neanche a sentire.
Era troppo impegnata ad allungare le sue labbra pompate e piene di rossetto sulle mie e a mettere le sue luride mani attorno al mio collo, nel tentativo di abbracciarmi.
Al solo pensiero, non potei fare a meno di rabbrividire; ci volevano sempre tre anni prima di scollarmela di dosso, neanche il suono della campanella di fine intervallo riusciva a farla andare via. Delle volte ero pure arrivato in ritardo alla seconda ora per colpa di quella lì.
Ma lei niente, anche se glielo dicevo non cambiava mai.

Di colpo, la suoneria del mio telefono mi riportò sulla Terra.
E quando vidi la risposta positiva di Miyon, gli angoli della mia bocca si alzarono da soli, senza che io neanche me ne accorgessi.
Però quel sorriso si tramutò presto in una smorfia preoccupante. Le probabilità che quella finta bambola potesse insultare o allungare le mani su quella dolce e timida ragazza, erano davvero alte; al solo pensiero, potei sentire una morsa allo stomaco farsi sempre più stretta.
Dovevo assolutamente trovare il modo di proteggerla a tutti costi da quella vipera. Miyon era ancora molto fragile ed insicura, sarebbe stata la vittima perfetta per Hyun.
No no, non gliel'avrei permesso.
Avrei trovato una soluzione, anche a costo di far spostare quelle tre sceme dal corso di hip hop.

Salutai Miyon, e mi distesi sul letto sospirando; passai entrambe le mani tra i miei folti capelli castani, scompigliandomeli.
La situazione mi stava alquanto preoccupando. Dopo cena ne avrei parlato assolutamente con qualcuno.
E probabilmente il primo sarebbe stato Namjoon, il più maturo e responsabile di tutti noi.
Ah, lo invidiavo davvero tanto. Lui sapeva sempre cosa dire e come comportarsi in ogni situazione, da quelle più semplici e risolvibili, a quelle più intricate e incomprensibili. Era davvero tanto intelligente quanto talentuoso: quando si concentrava su qualcosa, andava avanti finchè non la realizzava. Per esempio, se voleva imparare una nuova lingua, ce la faceva benissimo nel giro di una settimana, a furia di guardarsi film e leggersi libri in continuazione. Era davvero fluido nell'inglese e nel giapponese, mentre noi altri ci scervellavamo solamente per provare a dire una sola frase. Non sbagliava mai un colpo, era come se avesse il potere di ottenere sempre tutto ciò che voleva.
Inoltre era affascinante, cordiale, determinato, comprensibile con chiunque e con la risposta sempre pronta a tutto.
Sembrava essere... Un leader.
Se noi sette fossimo stati un gruppo di cantanti, Namjoon sarebbe stato il leader, senza ombra di dubbio.

𝐒𝐡𝐲𝐧𝐞𝐬𝐬 | 𝐣𝐣𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora