Capitolo 6

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Marta

- Fabry andiamo, sono stanca - Fabrizio ciondola la testa a destra e a sinistra, probabilmente ha sentito anche lui la conversazione delle 3 ochette che ha confermato in pieno quello ha affermato proprio lui poco prima.

Per fortuna non fa storie, anzi sembra pure sollevato e ci avviamo verso l'uscita.
Ho fretta, devo uscire da qui, mi manca il respiro e sento Fabry starmi dietro, per fortuna abbastanza al passo con la mia corsa improvvisata.
Ho bisogno di respirare, mi manca il fiato.

La musica è lontana, l'aria fredda della notte mi trafigge e mi risolleva all'improvviso, mi abbasso e appoggio le mani sulle ginocchia, è come se avessi percorso un chilometro di corsa, senza fermarmi.
Erano anni che non mi capitava più, anni dalla mia ultima crisi d'ansia, proprio dall'ultima volta che avevo creduto di poter amare e soprattutto di poter essere ricambiata.

- Ehi, tutto bene? - Fabrizio preoccupato riesce ad avvicinarmi e a sostenermi cingendomi la vita con un braccio.

- Che succede qui? Non ti trovavo più- Cristian? Ma che ci fa qui?
Nonostante il momento imbarazzante non riesco a non notare da vicino la sua bellezza, come fai ad essere così stramaledettamente sexy e così stramaledettamente fuori dalla mia portata.

- Niente, ho bevuto un po' troppo e... Fabrizio mi stava riportando a casa -
- Ti accompagno io - cosa? Non mi sono ancora ripresa, non può stare con me, non in questo stato.
- Ma no, è il tuo concerto. Sei stato grande, complimenti. Ritorna pure dentro - cerco di sdrammatizzare, sono al limite, tremo e penso se ne sia accorto anche lui, maledetta ansia di merda.
- Ti ho detto che ti accompagno io, torno dentro a prendere la giacca, aspetta qui -

Che cocciuto! Mentre lo vedo sparire verso l'interno del locale cerco di rassicurare Fabry che è rimasto in disparte, in allerta e molto preoccupato - Va meglio Fabry, vai pure e... grazie -
- Sicura? Non ti era più successo, guarda come sei bianca - lo abbraccio, il mio amico mi è stato così vicino in quel periodo e anche se non sapeva tutta la storia è come se avesse saputo tutto, sin dall'inizio.

- Andiamo - Cristian ricompare proprio in quel momento, mi prende per mano e c'è un intenso gioco di sguardi tra lui e il mio più caro amico, è gelosia? No, ma cosa ti viene in mente Marta, figurati se Cristian può essere geloso di una come te e per giunta di Fabry, che è un amico e basta.

È Fabrizio che abbassa gli occhi per primo e mi fa un cenno di saluto prima di andarsene e lasciarci qui da soli, io e Cristian.

- Hai la mano gelata, che hai? - lo guardo un po' persa nei miei pensieri, è una lunga storia e non vorresti veramente saperla, a quale scopo poi.
Non ne ho mai parlato con nessuno, l'ho sempre tenuto nascosto dentro di me, questo orribile segreto.

Cristian continua ad osservarmi, mi scavano dentro quelle gemme verdi, aspetta una mia risposta e non mi mette fretta, anzi, con uno slancio del tutto inaspettato mi abbraccia stretta stretta.
Ho una voglia di piangere, lo so che mi farebbe bene, ha sempre funzionato in passato, uno sfogo, come una liberazione.
Non lo faccio ma ci sto così bene dentro queste braccia forti e calde che sanno di rassicurazione, sanno di qualcosa che ancora non ha un nome ma che sta nascendo, dentro di me.

- Me lo racconterai prima o poi quello che ti è successo stasera? - lo guardo e annuisco senza pensarci troppo, ho voglia di stare ancora con te, non mi lasciare e promettimi che questa notte non finirà tanto presto.

Il tragitto non è breve, Cristian si gira spesso ad osservarmi e neanche troppo di nascosto, la sua mano si trova a sfiorare la mia ogni volta che trova l'occasione di cambiare marcia alla macchina.
Io sono così lontana, come mi capitava allora, mi sento stanca, sfinita e tengo gli occhi aperti per miracolo.
Mi appoggio al finestrino e cerco di farmi cullare dalle luci soffuse della notte, le palpebre mi si chiudono ad intermittenza, mi sforzo di non cedere al sonno, mi prenderei a sberle da sola se potessi, con un figo come Cristian così vicino come posso anche solo pensare di addormentarmi.

Cristian improvvisamente intreccia le sue dita alle mie con una normalità disarmante, mi sento avvampare ma per nulla al mondo mi ritraggo, mi godo questo contatto, così intimo ma anche così cercato.
Ma Cristian non si ferma, inizia ad accarezzarmi il dorso della mano sinistra con il pollice e un brivido percorre tutto il mio corpo concentrandosi nel basso ventre, non ce la posso fare, mi sto per sciogliere, squagliare come cioccolata al sole.

- Abiti qui? - per fortuna sono arrivata a casa.
- Sì... Cristian non so come... -
- Ti posso accompagnare in casa o... -
È impacciato e non riesco a trattenere un sorriso - Come vuoi, se ti va... ben volentieri -
Contieniti Marta, non puoi fare i salti di gioia, non ne avresti neanche la forza.

Cristian scende dall'auto e in poche falcate si avvicina alla mia portiera per aprirmela ed io mi alzo a fatica, ma cosa succederà adesso?
Mi sento uno straccio e se lui volesse...

- Ehi volevo solo prepararti una tisana... non mi sarei mai approfittato di te, non nel tuo stato, non questa sera - mi fa un occhiolino strappa mutande Cristian, non questa sera ha detto, non questa sera ma... un'altra sì o forse anche più di una.

AMAMI se ci riesciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora