Capitolo 4

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Cristian

La prendo per mano e la porto via, è confusa e spaesata, non era mia intenzione sorprenderla così.
Avrei dovuto arrivare in orario e avere una conversazione tranquilla con lei, al nostro bar, al nostro tavolo, invece...
Sono ancora imbufalito con Simone, stamattina ci siamo ritrovati in sala prove, a provare per l'ennesima volta, questa storia del talent scout gli sta sfuggendo di mano. Ci sta mettendo in croce e non ha ancora capito che di questo passo non arriveremo vivi a sabato sera.
Morale della favola, ho fatto tardi, non ho neanche pranzato, sono corso fino a qui e appena l'ho vista uscire dal bar così delusa e sconsolata non ho potuto fare a meno di prenderla per mano e portarla a casa mia.

- Io non ti conosco, dove mi stai portando? - si irrigidisce Marta e mentre mi fermo per prendere le chiavi dalla tasca del giubbotto mi prendo finalmente il tempo per ammirarla, con quel vestitino a fiori e i capelli sciolti è una visione, si è fatta bella per me.

- Ah già... io so chi sei, tu invece Marta sei un po' come dire... smemorata e non ti ricordi di me, sono Cristian - non riesco a resistere alla tentazione di toccarla, così le accarezzo velocemente la guancia e le riprendo la mano.
Questa volta Marta mi lascia fare, è incuriosita e sicuramente vuole saperne di più, io gli piaccio e anche tanto, forse tanto quanto lei piace a me.

Dopo due rampe di scale arriviamo al mio appartamento, merda! Mi ricordo solo adesso del caos che regna nel mio monolocale, chissà cosa penserà di me.
- Entra, non fare caso al disordine. Non ci sono praticamente mai - Marta non se lo fa dire due volte e mi segue, anche se un po' in imbarazzo, i vestiti sono un po' sparsi ovunque ma... la sua attenzione è catturata da qualcos'altro.
I miei poster, qualche gigantografia del nostro gruppo, ne è affascinata o forse solo incuriosita?
- The Black Soul - pronuncia ad alta voce.
- È il mio gruppo, io sono il cantante, questo è Simone il batterista e quello invece è Michele il chitarrista e... suoniamo un paio di volte al mese al Metz, lo conosci? -
- Ne ho sentito parlare, ci suonano gruppi rock... non è il mio genere veramente -
Chissà come mai ma me l'ero immaginato, non appartiene al mio mondo, non me la vedo a cantare e saltare al suono della nostra musica ma... potrebbe sempre cambiare idea.

Sorrido in modo malizioso e in pochi passi attiro Marta a me con un braccio e quasi mi cade addosso impacciata  - E qual'è il tuo genere? - la punzecchio e d'istinto inizio ad accarezzarle quei capelli lunghi e dorati che vorrei tanto tirare come nei miei sogni più audaci.

Marta si stacca subito, molto imbarazzata, cerco di farla sentire un po' più a suo agio e le propongo di sedersi sul divano che per fortuna è abbastanza in buono stato.
Io invece faccio il bravo e mi siedo nella poltrona adiacente.
- I tuoi capelli erano più biondi quand'eri piccola ed erano ancora più lunghi, ti arrivavano al sedere -
- Ma mi conosci veramente allora - Marta aggrotta la fronte ed è sempre più confusa.
- Certo! L'estate del 2001 io avevo 10 anni e tu ne avevi qualcuno in meno di me, eravamo in vacanza insieme, tuo padre e il mio erano molto amici -

Si prende un attimo per appoggiarsi allo schienale del divano e la vedo perdersi nei ricordi - Ci sono! Il campeggio ad Alassio ma... di te proprio non mi ricordo -
- Non mi stupisce, ti si vedeva poco in giro e solo un paio di volte tua mamma ti obbligò a cenare con la mia famiglia, rimanendo imbronciata con lo sguardo chino per tutto il tempo -

Marta ride - Odiavo quelle vacanze forzate al mare, non facevo altro che rintanarmi in tenda, a disegnare tutto il tempo. Comunque ho capito chi sei, avevi gli occhiali e i capelli corti, il figlio del Sig. Bonini. Non avrei mai potuto riconoscerti, sei così diverso adesso - e si morde il labbro Marta, smettila subito però o mi verrà voglia di baciarti e potrei non fermarmi.
- Tu sei bella, proprio come allora - mi sfugge ma non ne posso proprio fare a meno, sei la mia prima cotta e non sai quanto ti ho pensata durante le mie prime esperienze di autoerotismo.

Il telefono interrompe questo momento nostalgico e quasi imbarazzante, Marta risponde immediatamente ed è piuttosto impacciata - Pronto... ah sì scusa... arrivo, non mi sono accorta dell'ora... ciao -
Nulla di buono, la vedo alzarsi di malavoglia e avviarsi verso la porta, eh no, non ti lascio mica andare via, non così.
- Vai già via? - in pochi passi le sono vicino, forse un po' troppo, la sento deglutire nervosamente e il suo respiro farsi affannato.
- Sì... - non riesce a sostenere il mio sguardo e questa volta non glielo permetto, le prendo il mento tra le dita e la obbligo a guardarmi.
- Sabato sera suoniamo al Metz, ci sarai? -È indecisa e non posso permettermi un rifiuto.
- Ti passo a prendere io - aggiungo speranzoso.

Tentenna ed è come combattuta, ti prego accetta - No, ci incontriamo lì - l'ho scampata, per un attimo quel no mi aveva depistato.
Provo un moto di gelosia, lo so che non verrà da sola ma all'idea di trovarmela davanti al palco ad ascoltarmi mi manda in fibrillazione, altro che manager importante Marta sarà il vero motivo per dare il meglio di me e chissà che non le dedichi anche una canzone, forse la più romantica del repertorio.

AMAMI se ci riesciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora