Capitolo 17

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Marta

Ma che imbarazzo! Che imbarazzo!
Non ci posso ancora credere, farlo in un bagno di un bar, nell'ora di punta e quasi sono svenuta quando abbiamo riaperto la porta e ad aspettare c'era un'anziana signora che doveva fare i suoi bisogni, ci ha guardato in un modo così accusatorio che per un attimo ho pensato ci facesse una piazzata, davanti a tutti.
Invece ha solo sbuffato ed è entrata in bagno sbattendo la porta.
Mentre Cristian è andato alla cassa per pagare io ne ho approfittato per fuggire fuori, come una ladra. Giuro non entrerò mai più in questo bar in vita mia, neanche morta.

- Allora... ti è piaciuto? - ridendo Cristian mi raggiunge, un sorriso a dir poco derisorio il suo e gli mollo subito una sberla sul braccio.
- Ahia ma che fai? -
- Ma che mi fai fare tu? Potevamo incontrarci stasera da me e... non capiterà più, ti avverto! - riprende a ridere e ancora più forte di prima, qualcuno si sta pure girando.
- Ma ti è piaciuto... ho imparato a conoscerti un po' ed è stato così intenso che hai goduto più delle altre volte, sei solo imbarazzata ma con me mia cara... devi imparare a vivere - non ho il tempo di sbuffare che le sue labbra sono sulle mie e non mi sta baciando, mi sta mordendo il labbro inferiore.
Mi piace da morire, l'ha fatto anche prima mentre... ok sì mi è piaciuto, è stato intenso e neanche troppo breve. Cosa mi fai Cristian? Cosa mi fa?

Nel tragitto verso l'atelier Cristian ne approfitta per cingermi le spalle con un braccio e mi coccola, è questo che adoro di lui ed è questo che mi sta facendo capitolare, ogni giorno di più.
Il sesso è stupendo e prima ne è stata la prova lampante, improvviso e passionale ma così necessario, alla fine l'ho voluto anch'io e anche se non mi sarebbe mai venuto in mente, sono contenta che Cristian abbia preso l'iniziativa.
Che poi non mi aspettavo mi riaccompagnasse all'atelier, ci eravamo ampiamente chiariti e pensavo tornasse a casa o che andasse alle prove con la sua band, invece...

Mi squilla il telefono in borsa e spero sia Laura che mi voglia solo chiedere che fine avessi fatto ma la sfiga è sempre in agguato, lo prendo in mano e rassegnata, scostandomi leggermente da Cristian, rispondo.
- Ciao mamma -
- Ciao! Oh finalmente! Pensavo trovassi di nuovo la scusa di non aver sentito il telefono o che fossi super impegnata con quel disegno, a volte penso tu mi stia nascondendo qualcosa, non è che hai finalmente un ragazzo?! -

Mi fermo facendo segno a Cristian di proseguire, con mia mamma i presupposti sono sempre catastrofici - Mamma scusa ma devo correre in atelier, avevi bisogno? -
- Brava, fai la finta tonta. Prima o poi ti chiudo a chiave in casa e ti costringo a raccontarmi cosa ti sta succedendo. Guarda che non vedo l'ora di conoscere il tuo ragazzo e... sarebbe anche ora! Dopo quell'Alberto non c'è stato più nessuno e tu sei bella, simpatica e intelligente, che ti manca? - eccola che ricomincia.

Cristian non è andato avanti e purtroppo sta ascoltando la telefonata, che impiccione.
- Mamma! Se non mi dici cosa hai da dirmi subito... io ti attacco il telefono in faccia, sono in ritardo! -
- Che palle di figlia che sei, prendi Adele, lei sì che mi dà soddisfazioni, è sposata e sta per avere un bambino, se fossi venuta a cena venerdì te l'avrebbe detto di persona ma invece te lo dico io al telefono... sarà una bimba, avrò una nipotina. Non so come mai ma a lei rispondi meno che a me al telefono. - Chissà come mai.
- Oh congratulazioni! Sarà una mipotina bellissima -
- Questo venerdì ti voglio a cena da noi e non ci sarà scusa che tenga, altrimenti... -
- Mamma venerdì vado ad un concerto, c'è un amico che suona e... -

- Signora, venerdì saremo tutti e due a cena da lei. Il concerto sarà venerdì prossimo e... per la cronaca io non sono l'amico ma il ragazzo di sua figlia e... sono Cristian il figlio di Arturo, si ricorda il campeggio ad Alessio, sono passati un po' di anni... - non ci posso credere ma questo ragazzo non conosce la parola vergogna, in uno slancio cerco di riprendermi il cellulare ma lui lo tiene ben accostato all'orecchio destro e mi fa pure la linguaccia.

- Signora ne parleremo venerdì sera sicuramente, le ripasso sua figlia - gli prendo il cellulare con rabbia e cerco di parlare con mia madre che però ha già riattaccato.
- Ma che ti è saltato in mente? -
- Che c'è? Stavi raccontando una bugia e sembrava quasi mi volessi nascondere, infondo ci conosciamo già e non sarà così traumatico, dai - io lo uccido.
- Le cene dai miei non sono mai una passeggiata e mia madre sa essere una tale rottura che... -
- Oh... allora ti darò una mano a sopportarla -

Mi abbraccia ma io mi sento ancora così furiosa e mi irrigidisco di conseguenza - Fammi entrare nella tua vita Marta, non te ne pentirai, cosa mai potrà succedere? - mi bacia la fronte mentre lo dice ma io lo so cosa succederà, soprattutto se ci sarà quella stronza di mia sorella, se solo proverà a portarmi via anche Cristian... io... l'ammazzo.
Ma è incinta, chissà che lo spirito materno la faccia finalmente rinsavire, ne dubito però.

Arriviamo all'atelier e neanche me ne accorgo, sono troppo soprappensiero e del tutto scombussolata da quella maledetta cena, a casa dei miei, con Cristian, una bella prima volta per me. La prima volta del dopo, dopo Alberto.

- Ehi rilassati, mi stai facendo quasi pentire di essermi auto invitato - mi abbraccia di nuovo e questa volta contraccambio calorosamente anch'io.
- Ma no, sono solo io che sono ormai abituata a farmi mille seghe mentali, ci vediamo venerdì sera, mi passi a prendere alle otto? -
- Che? Non mi avevi invitato da te, stasera? - lo guardo corrugando la fronte e poi mi viene in mente quello che gli ho detto prima, che potevamo aspettare, vuole rifarlo ed io sono eccitata solo al pensiero, maledetti ormoni!

- Pensavi potessi stare senza vederti fino a venerdì? Veramente? -  mi fa l'occhiolino e indietreggia per poi voltarsi e andarsene.
Ed io mi perdo ogni giorno di più, non mi riconosco più, senza di te.

AMAMI se ci riesciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora