Cristian
Non ci posso credere, Marta si sta guardando imbarazzata, pensavo fosse studiato quel vedo non vedo che lascia ben poco all'immaginazione.
È maldestra e deve aver messo male il vestito, mi pento di averglielo fatto notare con il mio sguardo ma era troppo per me, continuare a parlarle tranquillamente senza pensare a come toglierle quel benedetto vestitino di dosso.- Scusami un attimo - scappa in camera Marta e cerco in tutti i modi di darmi un tono ed essere un po' più serio, è così goffa ma mi eccita da morire la sua naturale sbadataggine.
- Eccomi - è tornata e della trasparenza non c'è più neanche l'ombra, ha comunque addosso sempre lo stesso vestito. Mi guarda ancora paonazza in viso e con quegli occhi lucidi che sanno di vergogna ma allo stesso tempo sono così spaesati. Seguo l'istinto e l'abbraccio, mi sembra un pulcino spaventato, mi sento in dovere di proteggerla e allo stesso tempo muoio dalla voglia di toccarla e di baciarla ancora.
Subito mi oppone resistenza, è rigida e sicuramente non se lo aspettava, poi piano piano si lascia andare e addirittura appoggia la testa sulla mia spalla sinistra.
Non la mollo e il mio abbraccio non perde neanche un attimo la sua stretta iniziale, i miei capelli le solleticano il viso e ho come l'impressione che non le dispiaccia, neanche un po'. Mi permette di accarezzarle il collo con il naso e non contento, azzardo a baciarle dolcemente l'orecchio sinistro.- Ti andrebbe di accomodarci sul divano, rimarrei qua con te per ore ma... forse lì saremmo un po' più comodi - sono io a parlare e Marta si decide a riaprire gli occhi e a farmi strada verso il salotto.
- Oh scusami, non sono per niente una buona padrona di casa. Vieni, accomodati - finalmente raggiungiamo il divano, mi siedo e vedo che lei riacquista il suo nervosismo iniziale ed è ferma in piedi, davanti a me.
- Cosa ti posso offrire? Del vino, della birra... -
- Siediti qui con me, a quello penseremo dopo - finalmente si accomoda ma un po' troppo distante da me, con un gesto poco elegante la afferro per la vita e la sposto direttamente sulle mie gambe, sento il bisogno del suo contatto, non posso più farne a meno.- È ora di sapere un po' più di te, sono venuto per questo, ricordi? - sì certo e solo per questo, a chi voglio darla a bere? Sogno di strapparle i vestiti di dosso dalla prima volta che l'ho rincontrata.
Marta sospira, chiude gli occhi e li riapre, scende dalle mie gambe e si siede sul divano. Prima toglie i tacchi e poi si rannicchia chiudendo le braccia attorno alle sue ginocchia e appoggiandoci sopra il mento.
Non mi guarda, è come persa nei ricordi, ho quasi paura di sapere adesso, se scoprissi che qualcuno le ha fatto del male in passato, io...- Inizio col dirti che questo pezzo della mia vita non l'ho mai condiviso con nessuno, non nella totalità con cui lo sto facendo con te -
Resto in silenzio, non so proprio cosa dire.- Alberto ed io avevamo 17 anni quando ci siamo accorti di provare qualcosa l'uno per l'altra, qualcosa di più di una semplice e bella amicizia. Eravamo alla fine del terzo anno di liceo, eravamo un bel gruppo, insieme a Fabrizio, Laura e Michela. Ci trovavamo spesso a casa di uno o degli altri per studiare insieme, il venerdì sera si iniziava ad uscire senza far troppo tardi, c'era complicità e c'era tanta spensieratezza.
Non so dirti come ma... un pomeriggio ci siamo ritrovati da soli a casa mia, completamente spalmati l'uno sull'altra, sul mio letto, con mia mamma che ci stava preparando la merenda al pian terreno.
È stato un attimo e lasciati cadere i libri a terra, abbiamo iniziato a palparci senza remore, come se fosse stata da sempre la cosa più naturale e piacevole che potessimo fare, le lingue erano attorcigliare nelle nostre bocche e non ne volevano sapere di fermarsi.
Solo al grido di mia madre che la merenda era pronta, solo allora ci eravamo staccati ansimando e con un ghigno liberatorio sulle nostre labbra.
Da quel benedetto, anzi col senno di poi, da quel maledetto pomeriggio tutto cambiò, non fu subito chiaro agli altri che però qualcosa avevano intuito, ogni scusa era buona a scuola per sgattaiolare nei bagni, per baciarci a perdi fiato e al pomeriggio, a casa di uno o dell'altra, per approfondire la conoscenza dei nostri corpi.Poi il tempo passava e i nostri amici dovevano sapere, anche se lo avevano a lungo sospettato, eravamo usciti finalmente allo scoperto e Fabrizio ci rimase molto male, mi fece una brutta scenata che io pensai fosse di gelosia e decisi di non parlargli per un bel po' di mesi, ma lui voleva solo mettermi in guardia ed io, a mie spese, lo scoprii solo un anno più tardi quando oramai di Alberto ero irrimediabilmente innamorata.
Due mesi prima del fattaccio feci per la prima volta l'amore con lui e fu bello, ancora adesso, nonostante lo schifo che provai dopo, lo ricordo con un sorriso sulle labbra e ho il cuore che mi batte. Aveva già la patente Alberto e mi portò nella sua casa in montagna.
Nevicava fuori e noi ci scaldavamo con i nostri abbracci, accese candele ovunque Alby e fu così delicato, mi baciò per tutto il tempo e mi sembrava di toccare il cielo con un dito, non pensavo di meritarla tutta quella felicità, infatti... 2 mesi dopo arrivò il colpo di grazia.Quel pomeriggio dovevo finire un lavoro di gruppo a scuola ma mi sentivo debole e avevo probabilmente qualche linea di febbre.
Anticipai il mio ritorno a casa e mia madre mi annunciò che Alberto era passato a trovarmi e mi stava aspettando in camera mia, lo trovai strano perché Alby sapeva del mio lavoro a scuola e sapeva benissimo che non sarei rientrata prima delle 6.Mi precipitai sulle scale ancora speranzosa, c'era uno strano silenzio in camera e Alberto non era lì.
Sentii in lontananza la sua voce, non stava parlando purtroppo, stava ansimando e le risatine che seguirono erano femminili, le riconobbi subito, erano di mia sorella Adele.
Erano in camera sua e il mio cuore crollò... in mille pezzi.
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AMAMI se ci riesci
Romanzi rosa / ChickLit(COMPLETA) Marta e Cristian si incontrano quasi per caso in una caffetteria, dove Marta si rifugia spesso per trovare la giusta ispirazione nel disegnare i suoi amati ritratti. Quasi, sì, perché Cristian è da un po' che la osserva da lontano e non è...