Capitolo 31

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Cristian

È stata dura ma il susseguirsi di sentimenti contrastanti tra cui la rabbia e il dolore hanno fatto sì che quel tarlo che oramai si era impadronito di me la facesse da padrone.

'Non è come sembra' ha scritto Laura e come doveva sembrare? Lei sapeva di loro due, speravo non ne fosse complice e se fosse stata l'ennesima bugia o ancor peggio l'ultimo raggiro nei miei riguardi?

Sta di fatto che la sera stessa ho raggiunto Laura al bar da Piero, sì lo stesso bar in cui ho rincontrato Marta dopo tanti anni e mi ha fatto quasi ribrezzo ripensare all'ultima scena che sistematicamente si riproduceva nella mia testa, Fabrizio e Marta avvinghiati vicino all'entrata, a casa di Marta.

Non avrei mai creduto che quell'incontro non solo avesse potuto mettere tutto in discussione ma che mi avrebbe fatto precipitare nella depressione più nera. Sono tre giorni che cerco di tenermi lontano da qualsiasi alcolico per non cedere alla tentazione di bere fino a dimenticare il mio nome. Ho buttato tutte le bottiglie che avevo in casa, anche quelle di birra, volevo e devo essere lucido per potermi dare del coglione dalla mattina quando mi alzo alla sera quando mi sdraio sul letto per cercare di dormire e non riuscirci, sistematicamente ogni sera.

Quasi sono scoppiato a piangere dal dispiacere quando Laura mi ha chiarito che era stata una vera e propria aggressione e mi ha trattenuto con la forza quando sono uscito velocemente dal bar per correre ad ammazzare quel bastardo. Che forza e soprattutto che grinta, mi ha fatto giurare di non farlo altrimenti non mi avrebbe mai aiutato a riconquistare Marta, perché io l'ho persa e forse per sempre.

Non ho cercato di chiamarla perché lo so che non mi risponderebbe, devo affrontarla di persona, devo guardarla dritta negli occhi, devo vedere la sua delusione come lei deve vedere il dolore nei miei occhi.

Il saperla ammalata e a casa da sola mi ha dato il colpo di grazia, tempo, è questo che devo mettere tra noi, così mi ha consigliato Laura.
Non posso permettermelo però, lei mi odia e al pensiero di quello che ho fatto, anzi che stavo per fare la stessa sera in cui lei ha subito un'aggressione io... mi detesto e mi faccio schifo.

Come ho potuto non avere neanche il minimo dubbio, a seguito del racconto di Laura ho messo a fuoco nella mia mente l'ultimo sguardo che mi ha riservato Marta prima di lasciare il suo appartamento, era terrore, era smarrimento, non era certamente lo sguardo colpevole di una ragazza che era stata appena beccata a tradire il proprio ragazzo.

È il quarto giorno e lei non è mai uscita di casa, come faccio a saperlo?
Semplice, non faccio che sostare sotto casa sua, dapprima ho cercato un posto appartato all'angolo di una casa, proprio davanti al suo palazzo poi... dopo ore di appostamenti mi sono deciso a prendere residenza nella yogurteria che si trova a qualche metro di distanza.

Devo far pena ai proprietari che non pretendono neanche la consumazione, mi guardano con commiserazione e vista la poca affluenza giornaliera, riesco a ritagliarmi un angolino vicino al bancone dove ho una perfetta visuale sia del suo appartamento che del portone d'entrata, nell'eventualità di una sua prossima uscita.

Le luci sono quasi sempre spente, posso intravedere la luce della TV che emana dei flash colorati, starà sempre in salotto? La televisione è solo lì, dovrebbe cercare di riposare meglio in camera se vuole riprendersi, ma chi sono io per consigliarglielo?
Da venerdì sera non la vedo e non la sento, sono solo con la consapevolezza di essermi comportato da grandissimo stronzo, con la voglia di spaccare la faccia a quel bastardo e prima o poi lo farò e con la paura accecante e debilitante di averla persa.

Ho paura di fare il passo falso, il passo sbagliato ma... al quinto giorno quando la vedo uscire di casa con una cartellina sotto braccio ho capito tutto, so dove si sta dirigendo e senza pensare muovo il culo, esco come un fulmine dalla yogurteria.

Faccio lo stesso suo percorso ma ad un certo punto mi ricordo di prendere quella scorciatoia, quella stradina interna che mi permetterà di arrivare cinque minuti prima, cinque minuti per sedermi al suo tavolo, non so ancora cosa le dirò, forse scapperà e urlerà come una pazza ma seguo il mio istinto e lo faccio.

Ho l'affanno, ho corso e il cuore batte all'impazzata, il tavolo è libero e Piero mi guarda incuriosito quando mi ci fiondo, non so se riuscirò a reggere il suo sguardo e ancora non so cosa dirle, anzi so che le mie scuse non basteranno ma non voglio chiudere con lei, non lo sopporterei.

Marta entra e appena si avvia verso di me, anzi appena si avvia verso il suo tavolo preferito si blocca, la cartellina con i suoi amati disegni cade per terra e mi guarda.
Mi odia, solo per pochi secondi i nostri occhi si incontrano ma mi basta per sapere di averla persa. Marta raccoglie rabbiosamente la cartellina e si volta per andarsene via ed io la rincorro con la coda tra le gambe.
- Ehi aspetta, me ne vado via io. Torna dentro... è stata una pessima idea ma... volevo parlarti, dammi anche solo cinque minuti, ok? -
- Non ti dò proprio un bel niente - si gira impettita e ricomincia a camminare verso casa.

- Ok allora facciamo così... faccio il tragitto con te e ti dirò quello che ho da dirti e tu mi ascolterai e... basta -
Cammina veloce, quasi corre e non mi risponde, mi sforzo a stare ad almeno un metro di distanza, dietro di lei e inizio il mio sconclusionato discorso.
- Sono un coglione, il peggiore dei coglioni. Quando sono entrato nel tuo appartamento venerdì sera non ho avuto dubbi, ero accecato dalla gelosia e vedervi avvinghiati, lì davanti ai miei occhi mi ha fatto perdere la testa -
- Te l'ha detto Laura vero? - quasi sussurra senza voltarsi e cammina ancora così dannatamente veloce che siamo quasi arrivati a casa sua.
- Sì -
- Se lei non ti avesse detto niente a quest'ora non saresti qui a rincorrermi, non ti fidi di me Cristian e non mi ami - si ferma e quasi vado a sbatterle contro.
- Non è vero, io ti amo e farei di tutto per tornare indietro e comportarmi diversamente ma la gelosia mi ha accecato e... -
- Balle, quando uno ama veramente concede fiducia e tu mi hai solo giudicata, mi hai lasciata per terra dopo avermi guardata con disprezzo ed io ti avevo dato le mie chiavi di casa, avevo aperto di nuovo il mio cuore dopo anni e tu con quel gesto l'hai richiuso, un'altra volta -

- Marta... no - cerco di abbracciarla e lei inaspettatamente se lo lascia fare ma per poco, troppo poco tempo.
Indietreggia e per la seconda volta dopo il nostro incontro al bar i nostri occhi si scontrano, i miei pieni di dolore e i suoi pieni di delusione.
- Sono io a chiedertelo questa volta... stai lontano da me - poche agghiaccianti parole per poi rigirarsi un'altra volta ed avviarsi a passo lento verso casa, con la certezza di non essere più seguita, da me.

AMAMI se ci riesciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora