26. L'amore non basta

1.1K 35 0
                                    



Lillian Luthor era in fermento. Nonostante non amasse poi così tanto le festività, perché Eliza lo sapeva che le festeggiava per lei, non era di certo tanto ingenua, da quando mise i piedi a terra quella mattina era in stato di agitazione perenne. Per prima cosa, si era cambiata abito tre volte, non decidendosi su cosa fosse meglio e chiedendole continui consigli; quando un abito rosso ciliegia la soddisfò sufficientemente, fu il turno delle scarpe. E lì in casa Danvers-Luthor non aveva una cabina armadio, così fu solo indecisa tra gli otto paia di scarpe col tacco che aveva a disposizione. Una volta scelte, entrò in crisi perché non si abbinavano abbastanza col vestito e fu sul punto di telefonare al suo stilista, se non fosse per Eliza che la rassicurò sul suo stile impeccabile, ricordandole che sarebbe stato poco carino farlo lavorare la mattina di Natale.
«A marzo», sussurrò davanti allo specchio in camera da letto, lisciandosi il vestito. «Il quindici marzo».
«Sarà perfetto, vedrai», le sorrise Eliza, avvicinandosi e stringendola sulle spalle. «I ragazzi saranno contenti».
«Sarà perfetto», ripeté Lillian, annuendo e cercando di convincersi tirando un sorriso. «Anche oggi. Andrà bene».
Annuì anche Eliza, allontanandosi per cambiarsi un maglione che la convinceva poco: l'agitazione di Lillian sembrava iniziare a contagiarla. Sapeva perché era così tesa e in fondo lo era un po' anche lei. «Pensaci», si voltò, ancora in reggiseno. «Solo mesi fa eravamo così in ansia che i nostri figli si ritrovassero tutti sotto lo stesso tetto-».
«Eri tu quella in ansia, tesoro», le rimbeccò.
«E mancava solo Lex. Ricordi che Kara e Lena non andavano d'accordo? Guardale ora, invece: un po' di tempo assieme e sono diventate inseparabili».
Lillian si fissò allo specchio, stringendo le labbra secche e assottigliando i suoi occhi. «È vero».
«Kara non conosce ancora Lex, ma non sarà un problema. Sono fiduciosa sul futuro», sorrise, infilandosi un nuovo maglione, bianco e celeste. «Ci ritroviamo per festeggiare il Natale, la nostra prima cena tutti insieme e comunicheremo loro la data del matrimonio. Non sembra quasi vero».
Lillian sorrise, voltandosi. «Cosa può andar male?». 

Kara deglutì, diventando rossa e tirando in su la coperta per proteggere il corpo nudo suo e di Lena, stirandosi solo per recuperare gli occhiali.
«È un piacere conoscerti di persona, finalmente», sorrise il giovane. «Non volevo svegliarvi, ma sto preparando la colazione, se vi andasse di raggiungermi». Vide Lena svegliarsi e guardarlo trattenendo uno sbadiglio, per poi girare lo sguardo da un lato. «Magari prima rendetevi presentabili. Vi aspetto». Sorrise e tornò verso la cucina.
Kara sbiancò, guardando lei col terrore negli occhi. «Tuo fratello», mimò con le labbra e poi strinse i denti.
«Non preoccuparti. Cominciavo a pensare che lo avesse capito». Le sistemò un ciuffo biondo che si era alzato a mò di cresta.
Sembrava così incredibilmente calma, mentre Kara avrebbe voluto avere il superpotere di sparire da lì il più velocemente possibile. «Cosa?», si trattenne dallo sbraitare e l'altra le prese le mani con le sue.
«Andiamo a darci una lavata adesso, ci parlerò io con lui». Aveva i capelli spettinati, le labbra rosa, il viso gonfio e delicato, pallido, sembrava una bambola.
«Ci ha sorprese con solo una coperta addosso», bofonchiò ancora con occhi spalancati.
Lena strinse le labbra. «Ha trovato il momento meno adatto per apparire nella nostra vita».
Raggiunsero il piano di sopra e, chiuse in camera di Lena, con i soli slip addosso e la coperta, Kara girava in tondo per la stanza. Avevano deciso di dire di loro alla famiglia dopo il Natale, e ora Lex... Voleva conoscerlo, non vedeva l'ora di conoscerlo, e ora Lex... Voleva fare buona impressione, e ora Lex... «Per poco non mi vedeva nuda», sibilò per sé, scorgendo Lena rientrare dalla porta del bagno, con i capelli umidi e già vestita con indosso una gonna a tubo di un rosso scuro e un maglioncino bianco. «Non mi vedeva nuda con la sorella...», proseguì, per poi chiamarla.
«Ti ho riempito la vasca con acqua calda», si avvicinò, «Odio il fatto di non poterci lavare insieme, ci tenevo. Ma devo andare a parlare con Lex».
Kara annuì, aprendo la bocca piano, ancora soprappensiero. «Tu credi che ci abbia viste nude?».
«Cosa?».
«Magari quando è arrivato non eravamo coperte, eravamo nude e vicine e lui ci ha coperte». La vide sorridere, non capendo cosa ci fosse di tanto divertente.
«Glielo chiederò».
«Glielo chiederai?».
Le toccò la punta del naso. «Glielo chiederò». La sorpassò, ma prima di aprire la porta si voltò ancora, mentre Kara sospirava. «Andrà tutto bene con lui, dico davvero. Raggiungici, così facciamo colazione e te lo dirà Lex stesso».
Kara la vide chiudere la porta e così sospirò di nuovo, stringendosi nelle spalle. Entrò in vasca e si immerse tutta, per poi prendersi del tempo per appoggiarsi e lasciarsi coccolare dall'acqua calda. Aveva bisogno di un attimo per pensare, di rilassarsi, prima di uscire e affrontare una lunga giornata con la famiglia. E se il fatto che Lex le avesse sorprese fosse un segno del destino? Forse avrebbero dovuto dirlo alla famiglia quel giorno, a Natale, dove tutti, o almeno in teoria, sarebbero stati più buoni. O forse la fame le impediva di ragionare lucidamente, brontolò sbuffando, ritrovandosi a fare la bolle con l'acqua alla bocca.
Lena scese sicura per le scale e, affacciandosi in cucina, inquadrò il fratello vicino al bancone e gli andò incontro per abbracciarlo. Si strinsero e lui le tolse dal viso un capello umido, quando si sorrisero. La ragazza fece una smorfia, poi, lasciandolo andare. «Non sono ancora abituata a vederti senza capelli».
«Non immagineresti quanto è comodo», rispose altezzoso. «Allora... Tu e Kara», ritornò dietro i fornelli e Lena si appoggiò al bancone, abbassando un poco gli occhi e sorridendo.
«Lo dirai a qualcuno?».
«Non vedo perché dovrei. Anche se», si girò, mostrando un sorriso, «dirlo a nostra madre potrebbe avere dei risvolti divertenti: pensa alla faccia che farebbe».
Lena scosse un poco la testa. «Fiuta la cosa da un po'».
«Ma non mi dire», spalancò la bocca, «Non la si fa a Lillian. Penso che siate carine insieme».
Lena arrossì. «Oh, dai».
«Dico seriamente. Mi piace Kara: da quel che ho potuto intuire, è una ragazza in gamba. E a proposito di ragazze in gamba...», si voltò di nuovo, avvicinandosi a lei ancora con il mestolo in mano.
Kara si rivestì con gli stessi vestiti del giorno prima e tornò in salone ingurgitando saliva, capendo di essere un po' nervosa. E chi non lo sarebbe stato, al posto suo. Poi udì le loro voci e cercò di ascoltare il discorso, perché se parlavano di lei voleva sapere tutto prima di presentarsi. Presentarsi, poi, oh che idea sciocca, presentarsi fingendo che, magari, non l'avesse vista nuda avvinghiata a sua sorella minore.
«Dunque non l'hai sentita?». Era la voce di Lex. Kara si avvicinò piano. «Di recente?».
«Perché non mi dici come l'hai sentita tu, di recente», udì la voce di Lena rimarcare bene le ultime parole.
Lex prese una pausa breve, prima di farsi sentire di nuovo. «Mi hanno rubato una delle formule, Lena. E una delle ultime bustine di pillole. Dev'essere stata lei».
«Rubate?», alzò la voce. «Ci andavi a letto insieme, è così?».
«Pensavo che non ci fosse più nulla, tra voi. Al contrario, non mi sarei permesso; mi offende che tu possa pensarlo».
«Era mia amica. Non c'era bisogno di-». Oh, Kara non si rese conto di essersi avvicinata troppo e che Lena la vide, zittendosi di colpo. «Vieni, facciamo colazione». La invitò a raggiungerli e le sorrise ma Kara non riuscì a ricambiare subito.
Stavano parlando di una delle ragazze con cui era stata Lena? Un'amica, disse. Doveva essere quella Roulette. Lex e Roulette erano stati insieme e a Lena la cosa non andava giù. Forse c'era stato dell'altro oltre all'amicizia e al sesso, come invece le aveva detto. Che provasse ancora qualcosa per quella Roulette? Forse pensava a lei, di tanto in tanto. Non era stata sincera? Oh, perché non riusciva a non pensare che qualcosa tra loro aveva smesso di funzionare? Il senso di malinconia era passato, Lena si era confidata sui suoi timori, non c'era nulla che le nascondesse, in special modo altre ragazze. Doveva convincersene.
«Mi dispiace per la curiosa circostanza in cui ci incontriamo», Lex le si avvicinò con una mano tesa e lei gliela strinse. Vide con la coda dell'occhio Lena che si appoggiava al bancone, sguardo basso, intuendo che doveva ancora pensare alla discussione con il fratello. «Per prima cosa, voglio rassicurarti: non ti ho vista nuda».
Kara avvampò, guardando Lena. «Glielo hai chiesto?».
«Non l'ho fatto», si difese.
«Dovevi chiedermelo?», fece lui, aggrottando lo sguardo.
«No».
«Sì», continuò Kara, per poi scuotere la testa. «No, volevo dire no, o-ovvio che no! Sapevo che, insomma», si portò indietro una ciocca di capelli, ridacchiando, «non avevi, tu», lo indicò, «visto niente». Rise ancora e Lex con lei, appena, ritornando dietro il bancone mentre Lena lo seguiva, tirando di nuovo fuori il suo sorriso.
«Sapevo di te e Lena», lo sentì confessare, intanto che era impegnato dietro ai fornelli. «O meglio, era un presentimento molto forte. Lena parlava di te con quel sorriso e con un tono di voce diverso che non si può non pensare che ci sia sotto qualcosa».
Kara si sedette davanti al bancone e Lena le porse un piattino, poi ne aggiunse altri due più avanti. La guardò, facendo una smorfia con le labbra, così si girò. «Non ho un tono di voce diverso».
«Oh sì che ce l'hai».
«Non ce l'ho», bisbigliò a Kara, che le sorrise. «Sono brava a nascondere le cose», disse poi a voce alta, perché la sentisse.
«Oh, ne sono certo. Ma non a me». Servì a Kara un pancake e Lena fece il giro per andarsi a sedere al suo fianco. Lex servì anche lei e, dopo pochi secondi, l'ultimo piattino, mettendo il pentolino sul lavandino e raggiungendo le ragazze. Per un po' si stettero zitti, ascoltando solo il reciproco masticare. «Non ho nulla in contrario alla vostra relazione, perché tu lo sappia», si riferì a Kara, dopo aver ingoiato un boccone. «Mia sorella è felice, cos'altro conta? E adesso avrò due sorelline felici. E non dirò nulla a nessuno». Si scambiarono uno sguardo, intanto che Lena si alzava per sparecchiare la sua parte. «È una cosa vostra: ne parlerete quando vi sentirete pronte».
A Kara sembrava tutto fin troppo bello. «O-Okay, grazie... Se tutte le reazioni fossero come la tua». Risero insieme e poi finirono di mangiare.
Quello era Lex. Non si capacitava di come suo cugino Kal fosse riuscito a litigare con lui, che sembrava così bendisposto e comprensivo. Sparecchiarono anche la loro postazione e Kara lo vide scrivere al cellulare.
Sono con loro, adesso. Ti direi di stare tranquilla. Tu non sei pazza, ma qui è tutto ordinario, nulla di cui tu debba preoccuparti.
Lex inviò e, accorgendosi di essere osservato, le sorrise. 

Our homeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora