62. Colpa

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La tigre bianca peluche non entrava sull'elicottero fermo sul tetto della Luthor Corp, e l'uomo, con il logo dell'azienda sul taschino della giacca, dovette chiedere aiuto a un collega per piegarla e farla distendere sui sedili. Indigo era rimasta indietro: mentre Lena non guardava, Lex la prese per mano per fermarla.
«Chiamami», le sorrise e le passò il suo biglietto da visita, rimettendo le mani nelle tasche dei pantaloni. «Per qualsiasi cosa. Verrò a prenderti. Sai, lo pensavo davvero quando ho detto che avrei odiato quando te ne saresti andata».
Davanti all'elicottero, Lena la chiamò e Indigo strinse il biglietto, nascondendolo in tasca e sorridendo anche lei. Non gli disse nulla e raggiunse la ragazza, così il velivolo prese quota.
Kara se n'era andata prima per accompagnare la sua amica Megan al funerale della nonna di quest'ultima e loro due decisero di tornare a National City e lasciare a Lex la decisione sull'andare a processo. Lena aveva salvato i dati rubati alla Lord Technologies che Indigo aveva raccolto dai server personali del fratello, ma non era sicura che avrebbe dovuto ma, soprattutto, voluto usarli. Se Lex non voleva andare a processo, in che modo lo avrebbe costretto a farlo denunciandolo di furto e ricatto? L'idea iniziale prevedeva la minaccia ma non aveva sortito grande effetto; ogni volta che doveva scontrarsi con lui non trovava modo per attaccarlo. Era testardo e, a quel punto, l'unica cosa da fare era confidare che quella Lane lo convincesse. Se ci fosse stato un altro modo per fermare Maxwell Lord senza violare o raggirare la legge, Lena ci avrebbe provato.
Lanciò un'occhiata a Indigo intenta ad accarezzare quella tigre, vicino al lemure che le aveva regalato Kara, cercando di distrarsi dal balzo che l'elicottero aveva appena fatto, reggendosi e irrigidendo il suo corpo dalla paura. Era stato un gesto carino da parte di Kara lasciarle quel peluche: forse aveva sperato di colpirla nel punto giusto riguardo al loro piano nei suoi confronti, e rimediare di certo alla sfuriata avuta per la storia delle pillole. Le fissò il volto serio incredibilmente sereno, date le circostanze: aveva confessato di lavorare ancora per il garante, ma non era certa che le avesse detto tutto ciò che sapeva sul suo conto. L'aveva lasciata andare, le aveva dato le sue foto per costringerla a lavorare, o così le aveva detto, e poi? Che altro? Il magazzino o garage dove diceva di essere stata prigioniera le prime volte non esisteva, aveva cambiato versione, diceva di essere stata in una casa. Una casa vuota. Lena sapeva che mentire è facile se non si punta troppo in alto, ma se ci si costruisce una storia molto vicina alla verità. Che Indigo fosse stata davvero in una casa? E se non fosse stata vuota? Se ricordava dov'era e non voleva dirglielo per non doverci andare? Voleva proteggere lei o il garante? Aveva davvero una cotta per lei, altrimenti a cosa sarebbero servite quelle foto? Lena strinse le labbra e continuò a osservare quello sguardo che, come il suo, era perso nei pensieri. Le sorrise quando l'altra posò gli occhi azzurri su di lei, cogliendola in flagrante. La vide riabbassarli e dopo trafficare col cellulare. Oh, ma certo, anche lei doveva darci un'occhiata. Aprì la sua borsa e prese quel vecchio modello di telefono che aveva inviato Alex Danvers alla Luthor Corp di Metropolis per farglielo avere, tenendolo nascosto. Accedette alla cartella degli sms, cominciando dal primo tra quelli che ancora non erano letti.
A. Danvers: Kara mi ha detto che vorresti davvero cancellare quei dati sui Luthor. Anzi, mi ha detto che non capisce se vuoi cancellarli o no. Ha usato il cellulare di Mega
A. Danvers: Megan, dicevo. Dunque non preoccuparti. Mi ha detto che è d'accordo con quest'idea e che per poco non si faceva scoprire, parlandone a voce con te con i
A. Danvers: cellulari in bella vista. Da sorella, posso capire ciò che vuoi fare per la tua famiglia e per tua madre, Lena. Ne ho letto un po' insieme a Maggie, per ora lo
A. Danvers: teniamo per noi, e abbiamo capito perché vorresti cancellare tutto. E non odio Lillian, ho accettato che sia parte della mia famiglia. Ma da agente non posso
A. Danvers: lasciarvelo fare, spero tu possa capire. Lillian ha sbagliato, è complice di crimini più o meno gravi. E verrebbe sporcata la memoria di tuo padre. Ma se tutto
A. Danvers: quello che c'è su questi dati è vero, come Indigo dice, allora la verità salirà a galla e non potrò fare niente per impedirlo. Ognuno si prenderà le proprie
A. Danvers: responsabilità. Staremo vicino a Lillian perché è cambiata e sono certa che avrà il miglior avvocato. Mi dispiace, Lena. Non avrei voluto che le cose andassero
A. Danvers: così ma devi capire la mia posizione! Affronteremo tutto insieme, come una vera famiglia. Te lo prometto. Odio scrivere su questi dannati tastierini minuscoli e
Lena sospirò, alzando il mento e socchiudendo gli occhi. Si aspettava proprio questo da parte di Alex. Né più né meno. Quando ha lasciato che Kara le inviasse una copia di quei dati, era una cosa già fatta. Eppure non poteva non pensare a Rhea Gand, dietro le sbarre della sua cella, che sogghignava soddisfatta di essere almeno riuscita nell'intento di rovinare la sua famiglia.
A. Danvers: odio il conteggio caratteri degli sms. Spero che Indigo ne valga davvero la pena, perché se non fosse così e mi ha fatto spendere uno stipendio in sms per
A. Danvers: niente, uno stipendio in sms per NIENTE, la strozzo.
«Tutto bene?».
Lena sorrise amaramente. «Sì... Sì, riflettevo», tirò in basso il cellulare dentro la borsa.
A. Danvers: Ok, non uno stipendio, ma è comunque più di quello che avrei speso a 15 anni con le amiche del cuore. Ed è abbastanza.
Lena abbozzò un sorriso.
A. Danvers: E se pensi che Indigo non ne valga più la pena, posso prelevarla io e farle sputare la verità. Conosco 100 e 1 modi, alcuni dei quali tanto creativi, per farlo.

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