28. Il piano

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Il piano c'era, fortunatamente anche le risorse per metterlo in pratica. Come ogni fine dell'anno, il trenta dicembre si sarebbe tenuto all'auditorium della Luthor Corp un'asta per beneficenza e, proprio come ogni anno, Rhea Gand si sarebbe precipitata per fare qualche offerta e farsi fotografare e mostrarsi cittadina modello. Quello sarebbe stato il momento in cui il quadro sarebbe entrato in suo possesso: vedendolo all'asta, se ciò che aveva detto il profilo misterioso era vero, non se lo sarebbe lasciato sfuggire. Fecero qualche ricerca su internet e capirono molto presto, sfortunatamente, che il quadro che dovevano ottenere era per forza quello in possesso di Maxwell Lord: in vendita erano esauriti da tempo e non esistevano privati che volevano sbarazzarsene; d'altronde, se Rhea lo desiderava, era qualcosa che non poteva avere in altro modo.
«Andrai tu a prenderlo», decise Kara guardando sua sorella, che spalancò gli occhi.
«Cosa? Perché io?», si passò una mano fra i capelli.
«Perché è te che ama di più».
Alex ebbe come una specie di déjà-vu e si accigliò.
Al fianco di Kara sedute sul suo lettino del campus, Lena si rivolse ad Alex: «Sei quasi mia sorella, potresti andare da lui con la scusa che mi stai aiutando a raccogliere materiale per l'asta. Solitamente mando fattorini, si aspetterà qualcuno in ogni caso. Vai, ti giri intorno e noti il quadro».
«È un oggetto di valore, non me lo cederà per un'asta», protestò.
«Beh, forse...», mormorò Kara e le due la fissarono: «Ha una specie di cotta per te, magari se glielo chiedi gentilmente...».
Alex assottigliò il suo sguardo, infine sbottò: «No! Mi rifiuto categoricamente di partecipare a questa cosa».
Le ultime parole famose. Se le impresse bene a mente quando si ritrovò all'interno dell'ascensore alla Lord Technologies, pronta, o quasi, per incontrare Maxwell Lord. Odiava essere lì. E odiava quel piano. Ma sfortunatamente era l'unico che poteva funzionare e avevano davvero disperatamente bisogno di quel quadretto. Era il ventisette dicembre, fuori c'era il nevischio, e lei era all'interno di un ascensore pregando di non dover di nuovo colpire un uomo polpo.
«Non ti agitare, tesoro. So che lo sei», la dolce voce di Maggie all'orecchio sinistro la fece sorridere, alzando una mano per sistemare bene l'apparecchietto, poco più piccolo di un'auricolare.
«Preferirei dover affrontare un'invasione aliena proprio in questo momento piuttosto che Maxwell ManoLesta Lord, credimi», mormorò.
«Porta pazienza. Ti sono vicina», le ricordò con un sorriso, anche se non poteva vederla. Kara le stava alitando sul collo, come se avesse voluto sfilarle le cuffiette a una sua distrazione.
Appena aveva saputo del piano e di tutta la storia sul messaggio del profilo misterioso, Maggie aveva portato a casa, in prestito dalla stazione di polizia, un kit con microauricolare e ricetrasmittente in modo che potessero restare in contatto con lei. Alex ne era rimasta talmente entusiasta che il suo ringraziamento fu un ti amo seguito da un abbraccio. Anche lei sapeva bene quanto non amasse quell'uomo, le aveva raccontato qualcosa del loro unico incontro a Metropolis, ma sapeva anche quanto era importante che riuscissero ad avere quel quadro.
«Che cos'ha detto?», domandò Kara, sporgendosi ancora un po' su di lei, come se avesse potuto ascoltare meglio. Maggie le rispose che era ancora in ascensore e così guardò Lena, seduta sul lettino di Megan lì al dormitorio del campus, che le annuì.
«Ecco, sono arrivata. Augurami buona fortuna», la sentì.
Alex prese un bel respiro e sistemò di nuovo l'auricolare e la collana sotto il maglioncino, che conteneva il microfono e l'antenna, quando vide le porte dell'ascensore aprirsi. Si guardò intorno e sorpassò un Alberello di Natale in un angolo per dirigersi verso la scrivania della segretaria a metri da lì. «Vado a parlare con la segretaria», sussurrò a bocca stretta, «Vedo l'ufficio di Lord, ha le porte a vetro. È seduto dietro la scrivania».
«Va bene», annuì Maggie, guardando Kara al suo fianco che smaniava per avere notizie, «Tra poco sentiremo tutto».
«Cosa? Cosa sentiremo?», la guardò accigliata, «Io non sento niente, senti solo tu». Maggie scrollò le spalle mentre Lena disse di calmarsi. «Non sono agitata, m-ma Alex deve prendere quel quadro cercando di non destare sospetti e Maxwell Lord ha una cotta per lei, ha cercato di baciarla quando voleva rifiutarlo e presto saranno soli in un ufficio in un piano di un palazzo dove non c'è nient'altro».
«L'ufficio ha le porte a vetro e fuori c'è la segretaria», le fece sapere Maggie.
«Lo so, te l'ho detto io», corrugò lo sguardo Alex, avvicinandosi alla scrivania.
«No, Danvers, parlavo con Kara».
«Cosa? Cosa ha detto?», Kara le strinse un braccio.
«Che me l'ha detto lei», scosse la testa.
«Cosa ti ha detto lei?», sussurrò appena Alex con tono imbronciato.

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