2. La guerra

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Lena si alzò alle sette e un quarto puntuale come al suo solito. Guardò con appena dell'interesse il rigonfiamento sotto le coperte nel letto vicino e, con tutta calma, si sistemò il suo e si portò da cambiarsi in bagno, dove uscì mezzora dopo perfetta come sempre, con una gonna a tubo, scura, una maglietta chiara e leggera e i lisci capelli corvini ancora bagnati, da un lato. Anche se non doveva uscire, poiché in quel posto di periferia non avrebbe saputo proprio dove andare, non era solita girare per casa Danvers, che non considerava di certo anche Luthor, in modo informale. Per lei, era tanto se indossava dei sandali da casa invece di quelli per uscire. Lillian Luthor aveva provato a convincerla a smettere, nessuna di loro indossava indumenti come se stessero per correre in ufficio, ma erano state parole a vuoto. Lena Luthor non poteva fare come a casa, perché non si sentiva a casa.
Andò spedita al piano di sotto; sapeva di dover fare presto prima che la minore delle Danvers si svegliasse o non sarebbe riuscita a farla piagnucolare sullo yogurt. Era un bene che quella ragazzina non riuscisse a dormire quando lei guardava i video dal cellulare, così al mattino era talmente stanca da dormire più del solit- si bloccò appena sceso l'ultimo scalino, guardando davanti a lei, seduta a tavola, Kara Danvers in t-shirt e pantaloncini che leccava un cucchiaino. Appena si accorse di lei, quella sorrise con estrema soddisfazione.
«Ops, erano solo quattro...», bofonchiò, indicando i quattro barattolini di yogurt vuoti sul tavolo. «Spero non ne volessi anche tu».
Era stata una settimana estenuante quella appena trascorsa, ma Kara era certa che il bello doveva ancora venire.

«Ti sei mangiata quattro barattoli di yogurt? Tutti insieme?». Alex tentò con ogni mezzo di non urlare, stringendo i denti e picchiando la sorella contro una spalla.
Kara aveva un aspetto tutt'altro che sereno: si reggeva la pancia dolorante e gonfiava le guance dalla nausea.
«Non stai facendo sport in questi giorni, non riuscirai a digerire come al solito. E quattro barattoli sono troppi anche per te, Kara».
«Ho aperto il frigo e ho visto che erano quattro, Eliza doveva averne comprato due in più del solito perché li mangia anche lei, non potevo mica lasciarglieli, scusa», strinse le labbra, gonfiando gli occhi, «Mi sono sacrificata per vincere la guerra».
Erano nella camera padronale, in maestoso silenzio poiché nessuno doveva sorprenderle là dentro. Eliza e Lillian erano in giardino a sistemare le piante nella piccola serra, come ogni mattina, e non avevano visto Lena da quando la sorprese a finire il quarto yogurt. Kara si accasciò sul letto, mentre Alex apriva i cassetti che avrebbero contenuto i segreti di Lillian Luthor.
Tailleur, abiti ricamati, costosissimi pezzi che Alex temeva anche solo di toccare per non sgualcirli. Aprì un altro cassetto e altri abiti. Il terzo cassetto conteneva solo intimo e non indugiò a lungo. Nel quarto cassetto trovò orologi, pochette e, in fondo, dei documenti. Allungò la mano per prenderli e riuscì a sfilare una foto in bianco e nero che catturò subito la sua attenzione.
«Ehi, Kara, guarda».
«Cosa?», brontolò, cercando di mettersi seduta mantenendosi la pancia con sofferenza.
«Questo deve essere il suo vecchio marito, Lionel Luthor», le mostrò il ritratto nella foto. Un uomo dallo sguardo fermo come da famiglia, severo, freddo. Aveva i baffi e la barbetta perfettamente curata, i capelli lisci tenuti da un lato con una riga. «Non sembra una vecchia foto, forse è stata scattata non troppo distante dalla sua morte».
«Per cosa è morto?».
«Malattia, infarto, incidente alla Luthor Corp, ci sono molte supposizioni e non è mai stato diffuso nulla di ufficiale», rispose con serietà, guardando di nuovo la foto con attenzione. «Qui non sembra malato».
«Magari è stato davvero solo un'incidente», rispose, trattenendo un gemito di dolore alla sua pancia che brontolava.
«O magari la famiglia Luthor nasconde qualcosa», sussurrò la sorella. «Lillian Luthor è una donna abituata a una vita molto diversa dalla nostra, suo marito era molto più simile a lei. Cosa ci fa adesso con nostra madre?», chiese più a se stessa che a Kara. Il brontolio della pancia risuonò nella stanza e Alex rimise a posto la foto, scuotendo la testa. Dalla finestra aperta udì Eliza e Lillian rientrare. «È meglio tornare domani».
«Adesso hai bisogno di me?».
«No», scosse la testa, «Hai in mente dell'altro?».
«No, devo solo correre in bagno».

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