36. La sposa - Seconda parte

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Sei persone trasportarono la grandissima torta nuziale a tre piani nell'enorme salone del ricevimento. Panna, rose in pasta di zucchero e dei disegni su tutta la superficie. La wedding planner, Janine, era davanti che dettava disposizioni come un vigile, mentre tutti applaudivano. C'erano i Luthor, c'erano i Danvers e tanti bambini che esultavano alla vista di quel dolce gigantesco, la troupe televisiva che aveva seguito attentamente l'ingresso fin dal furgone che lo aveva trasportato, la troupe della CatCo che scattava foto agli invitati e alla famiglia, e gli innumerevoli invitati, appunto, che continuavano ad arrivare in quell'hotel in centro a National City, prenotato completamente solo per loro per due giorni interi. Felipe lo stilista le aveva raggiunte scusandosi per essersi perso i voti, dicendo che in ogni caso si sarebbe commosso; Maggie aveva dovuto trascinare via Jamie quando la bambina lo aveva indicato scambiandolo per un pony arcobaleno della tv. C'era Cat Grant, vestita con estrema eleganza. Marielle che si sentiva un pesce fuor d'acqua. Il sindaco, che era arrivato con la scorta e probabilmente già un po' brillo, per come rideva. Dipendenti della Luthor Corp e amici. Erano presenti diverse famiglie di spicco della città, perfino la padrona di Proiettile con lui in borsetta. C'erano diversi volti noti per la televisione e alcuni della radio locale, alcuni giornalisti non per lavoro, e perfino qualche campione in discipline sportive. Eliza per prima era rimasta spiazzata dalla mole di persone che si stavano presentando per festeggiare il suo matrimonio; ricordava gli inviti, ma mai avrebbe pensato che avrebbero realmente partecipato. Quel ricevimento era un vero e proprio evento; non ricordava così tante facce importanti nemmeno alla festa del loro fidanzamento e, per un attimo, si sentì come se avesse dovuto sostenere un duro esame, dato che molti di loro la guardavano.
«Quando abbiamo... Beh, quando mi hai detto che avremmo dovuto invitare anche loro», indicò Eliza, stringendo Lillian vicino a lei, «e loro, oppure loro, oh, e lui, lei è... non fa scherma?».
«È la campionessa in carica».
«Sì. Ecco, dicevo... quando mi hai detto che avremmo dovuto invitarli, una parte di me era convinta che non si sarebbero davvero precipitati qui, andiamo», rise, «Credevo fosse una formalità. Che si usasse nel tuo mondo».
«Il mio mondo?!», Lillian sorrise, adocchiandola. «Ti svelo un segreto, mia cara», bisbigliò, «Partecipare è la vera formalità. Alla maggior parte dei nostri invitati interessa mostrarsi, farsi riprendere e lasciarsi intervistare su quale vestito indossiamo preferisce. È una nota da spuntare in un'agenda. Non sono qui per noi, sono qui per loro», sorrise, quando la signora le mostrò Proiettile nella borsetta. «Non lasciarti incantare da questo mondo», sottolineò, carezzandole una guancia, «Poiché è come un bell'incarto su una scatola vuota».
Eliza le baciò la mano che le aveva lasciato sul viso, trattenendo un sorriso. «Pensi che non lo sappia? Questo non mi impedirà di andare a farmi rilasciare un autografo». La vide sghignazzare e le scivolò via, dopo averle regalato un bacio.
Lillian la tenne d'occhio mentre si divincolava tra i tavoli tondi e le sedie, andando a infilarsi in discussioni già iniziate in un gruppo di invitati. La vide scambiarsi un bacio con loro, ridere mentre le davano gli auguri. Era certa che, se esistesse qualcuno in grado di rompere il duro muro che divideva quel mondo di facciate dal suo, più umano, quella era proprio la sua neo moglie. Forse lei, davvero, non si sarebbe lasciata comprare.
«Lillian! Eccoti, finalmente! Dove ti eri nascosta?», per poco, Lionel non le aveva urlato, pur conservando un tiepido sorriso.

Vestito verde che esaltava gli smeraldi sulla collana, i capelli appena lavati e ancora umidicci sulle punte, tenuti su da uno chignon, le scarpe nere e ora lucidate; Lillian si era passata le mani sull'abito e lo aveva lisciato, in special modo sul ventre ancora piccolo, sperando di camuffarlo. «Sono andata a cambiarmi per essere più comoda, mio sposo». Si era alzata sulle punte dei piedi per baciarlo e lui aveva ricambiato, stringendola.
«Avresti dovuto avvertirmi, qui tutti ti aspettavano». Lillian non aveva notato, prima di quel momento, quante persone fossero lì al loro ricevimento; quanti volti famosi dell'epoca, importanti; volti che con lei, prima di allora, non c'entravano niente. Era davvero un altro mondo; o così le era parso subito. Lionel le aveva preso un braccetto, invitandola a seguirlo in modo che facesse la conoscenza di qualcuno di loro prima del pranzo.

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