23. Noi e loro

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Alex sbuffò seccata. C'era qualcosa che non andava con la microspia e non riusciva a capire cosa: aveva lasciato registrare la trasmissione e ora che ricontrollava trovava inspiegabili buchi e curiosi silenzi, come se per ore e ore Lena neppure si muovesse, in quella camera. Passava gran parte del tempo fuori, probabilmente alla Luthor Corp o all'università, ma quando era sicura che fosse all'interno di quella stanza, perché nemmeno si muoveva? Era un vampiro e nascondeva una stanza segreta con la sua bara?
«Ti ho sistemato tutto in cucina», disse Maggie dietro di lei, osservandola lavorare davanti a piccoli aggeggi sul tavolo del modesto soggiorno, vicino alle finestre con le tapparelle a metà. «Se non ci fossi io, mangeresti cibo in scatola fino a rovinarti le papille gustative».
«Grazie», alzò la testa e le sorrise, così si scambiarono un bacio, quando la ragazza si fermò alle sue spalle.
«In ogni caso questa sera vieni a cena da me, ci siamo capite?».
«Sissignora».
«Ottimo. Non vedo l'ora di andare a riprendere Jamie da mia madre: non mi piace che passi tanto tempo in sua compagnia», guardò l'orologio al polso e poi sul tavolo. «Che cosa stai facendo? È il trasmettitore della microspia?»; poi la guardò con rimprovero, arrivando a capire: «Ti prego, dimmi che non hai messo una microspia addosso a Kara».
«No, non addosso a Kara, in camera di Lena...». Non che quello fosse molto meglio e lo sguardo di Maggie glielo fece intendere. «Ma c'è qualcosa che non mi convince: o Lena ha trovato la microspia e le ha fatto qualcosa, oppure non funziona come dovrebbe. Ma se l'avesse trovata... ne avrebbe parlato, penso. Se non con me, almeno con Kara: quelle due sono sempre appiccicate».
«Ah... noto una vena di gelosia nella voce».
«Gelosa di mia sorella? Ma no. Non so cos'è successo al loro rapporto... ma gelosa...».
Lasciò la frase a mezz'aria e Maggie le sorrise, appoggiando i gomiti sul tavolo. «Un pochino».
«Sì, un pochino». Spense la registrazione e sbuffò. «Resta il fatto che la microspia non sta funzionando e che non possa andare in camera sua a controllare, a meno di entrare scassinando la serratura. Quando lei non c'è, è sempre chiusa a chiave, l'ho notato».
«Sai», riprese l'attenzione, mantenendo il suo sorriso e piegando la testa da un lato. «Io non sono un'agente federale sotto copertura, ma conosco un buon metodo che potrebbe tornarti utile: si chiama chiedere». Rise quando la vide accigliarsi. «Alex. In fondo lei e Kara ti hanno inclusa, potresti provare a fidarti».
Lei si portò schiena contro la spalliera, sospirando. «Mi nascondono qualcosa... Sono strane, si comportano in modo strano, e sono vicine in modo strano, si guardano in modo strano e... lo so che sembro paranoica, ma se corrono dei rischi devo saperlo».
Maggie le sorrise ancora, non togliendole occhio di dosso. «Sei preoccupata per loro, è normale, ma sono certa che se qualcosa non va te lo direbbero. Parli di Kara. Pensa che la notte del Ringraziamento l'ho incrociata, quando sono uscita per andare in bagno».
«Incrociata dove?».
«Usciva dalla camera di Lena ed era tutta preoccupata perché aveva sbagliato a entrare lì invece che nel bagno».
«Dalla camera di Lena?», spalancò gli occhi. Cosa stava succedendo? Non solo la microspia avrebbe dovuto trasmetterlo, ma...
«Aspetta, non crederai che...?». Le due si guardarono e appena una abbozzò un sorriso, scoppiarono a ridere insieme. «Kara e Lena?».
«Lo so», continuò a ridere Alex, «Che sciocchezze».
Maggie guardò di nuovo l'orologio e disse di dover andare a prendere Jamie, così si spostò dal tavolo e cambiò espressione di colpo, abbandonando il sorriso e aggrottando la fronte perplessa. Alex fece lo stesso appena la sentì allontanarsi: lasciò le risa e fissò il trasmettitore. Poco dopo decise di chiamare Kara per invitarla a uscire: doveva fare delle commissioni e doveva parlare con sua sorella, due piccioni con una fava. Di certo, però, mai si sarebbe aspettata una Kara col morale tanto a terra.
«Sorellina, ti ho chiesto aiuto per un regalo da fare a Jamie... e tu stai fissando una coppa a quarta di seno», ridacchiò, avvicinandosi a lei per scrollarla, adocchiando a sua volta un completo blu notte. «Mmh, magari questo lo regalo a Maggie, però...», borbottò. In realtà, Kara non guardava nulla, era semplicemente incantata su un punto qualsiasi e manteneva un broncio costante. Alex cercò di scrollarla, ma sembrava più difficile del previsto e non era abituata ad averla al suo fianco tanto zitta. «Allora? Cosa ne pensi?», prese altri due completi colorati e se li passò sopra, prima uno e poi l'altro, cercando di attirare la sua attenzione. «Come mi starebbero?».
«Bene», enunciò senza neppure guardare e Alex li rimise apposto, dopo aver letto i cartellini.
«Ma sì, tanto che importa se son carini, quando è il momento di sfoggiarli volano via in fretta», sorrise e guardò sua sorella, ma lei era ancora visibilmente assente. «È così anche con la tua nuova fiamma?».
«Cosa? Come?», avvampò, spalancando gli occhi. Oh, ora ricordava: quella notte aveva indosso un intimo normalissimo, forse sugli slip era raffigurato un pulcino o chissà quale altro tenero animaletto da fattoria, ma chi ci aveva fatto caso...
«Sono ufficialmente offesa, sorellina», si allontanò dalla zona intimo e Kara la seguì a ruota. «Ti vedi con qualcuno e io non so neanche il suo nome, o la sua faccia: come posso maledirlo o minacciare la sua vita nel caso ti farà soffrire se non conosco la sua faccia?», scrollò le spalle, «Capisci che sono problemi seri». Kara la circondò in un abbraccio e sbuffò, ricordandole che le era mancata, così Alex sospirò. «Allora? Parlamene. Se vuoi andiamo a mangiarci qualcosa, penserò poi a cosa regalare a Jamie e Maggie per Natale».
«E va bene... Mi sto vedendo con u-una persona», confidò.
«Lo stesso di cui parlavi in estate?».
Kara spalancò gli occhi, cercando di fare mente locale: si era completamente dimenticata di quell'assurda discussione in macchina sulla persona con cui cercava di restare in amicizia ma che le mandava segnali contrari. «S-Sì. Ecco, alla fine la storia dell'amicizia non è andata tanto bene... Ma non stiamo insieme da molto, ci vediamo da poco, usciamo poco, siamo entrambe molto impegnate, io e questa persona e...».
Alex la guardò con attenzione, facendo particolarmente caso al fatto che parlasse di persona e non ragazzo. Si chiese come avesse fatto a non farci caso molto prima. «Allora, parla. Come si chiama? Di dov'è? Come mai non me ne hai mai parlato?».
«Beh, perché... perché... è complicato», si ricordò solo in quel momento che non sapeva mentire e che non sapeva come sgusciare via da quella spinosa discussione. «Non... Non posso parlartene adesso». L'altra la guardò spalancando gli occhi e Kara prese un peluche da uno scaffale, mostrandoglielo con la speranza di cambiare discorso. Non funzionò: sua sorella la pregò di spiegarsi. «S-Siamo in una situazione delicata e... Non te ne posso parlare, adesso. È... un ragazzo nuovo della mia università».
«Un ragazzo nuovo a fine novembre?».
«È straniero», si giustificò.
No. Kara decisamente non sapeva mentire.
«Il problema è che Kal è contrario alla nostra relazione».
«Tuo cugino lo sa?», domandò indispettita.
«Glielo ha detto James».
«L'amico di tuo cugino lo sa? Quindi lo sanno tutti tranne tua sorella? La sorella che ti vuole bene e ti protegge dai mali del mondo? La sorella che ti teneva la mano quando avevi gli incubi? La sorella che ti ha mantenuto chiusa la porta del bagno quando al giapponese ti sei mangiata da sola la barchetta formato maxi del sushi?».
«Uh, non farmi sentire in colpa», si lamentò a bassa voce, «È momentaneo, non vedo l'ora di raccontarti tutto! E in verità, ecco, James lo ha scoperto per caso. Ed è subito andato a dirlo a Kal. E Kal era... arrabbiato e ora sono io ad essere arrabbiata con lui, e odio essere arrabbiata con lui, ma mi ha fatto così arrabbiare... E James! Oh, sono così arrabbiata con lui che...», sospese e terminò la frase con un ingarbuglio di parole che Alex non riuscì ad afferrare.
«Accidenti, dai, vieni qui». Spalancò le braccia e l'accolse, stringendola forte. Ciò che stava pensando era davvero assurdo: Kara non aveva una relazione con Lena Luthor. Era la solita Kara che rendeva una situazione semplice complicata ed era certa che ne avrebbe parlato liberamente con lei non appena si fosse sentita pronta per farlo. Era più assurdo il proprio comportamento nei suoi riguardi; doveva smetterla di farla sentire in colpa per qualcosa che non si sentiva di condividere. E poi era arrabbiata con il cugino che era contrario alla relazione con chissà chi, ed era su questo che doveva concentrarsi da buona sorella maggiore: il suo dovere ora era farla sentire protetta e amata più che mai. E, non di meno, in questo modo aveva un punto in più rispetto a suo cugino. «Su, ti porto a fare merenda».
«Sei la sorella migliore del mondo».
«Ci puoi scommettere». 

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