57. L'anniversario - Seconda parte

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PRESENTE

La mattina del nove giugno pioveva. Pioveva davvero forte e i nuvoloni grigi oscurarono la camera di Lena, per cui sembrava ancora notte quando Kara si svegliò, con quell'odore di fresco e il fruscio. Si stupiva sempre quando riusciva a farlo prima di Lena e poteva vederla dormire: la bocca era semiaperta e schiacciata dal cuscino soffice, per cui sembrava fare una smorfia buffa; le guance rosa, alcuni capelli contro gli occhi, appiccicati. Glieli tolse, staccandoli piano: non abbastanza, poiché l'altra si svegliò quasi subito e provò a parlare, ma dovette deglutire per avere successo.
«Non riesci... Non riesci a toglierti il vizio», sbadigliò, «di toccarmi quando dormo?». La guardò e si stropicciò un occhio, sorridendo.
«Ti toglievo i capelli dagli occhi, questa volta non volevo scocciarti».
«Questa volta», sottolineò alzando un sopracciglio e la vide ridere. «Che ore sono?».
«È mattina, anche se non sembra».

«Okay», sorrise, spostando una mano appoggiata sul suo petto per passargliela intorno al viso. «Buon anniversario».
«Buon anniversario», si avvicinò e si baciarono, fregandosene dell'alito del mattino. Così sorrisero e si baciarono di nuovo.
Indigo era già in piedi che faceva colazione quando Kara scese di sotto, in canotta e pantaloncini, scalza. Si scambiarono uno sguardo truce per il solo fatto di essersi notate e, mentre la prima masticava cereali, la seconda aprì il frigo per mangiare quel che era rimasto dei biscotti con crema al limone. Sembrava ce ne fossero meno di quelli che ricordava e adocchiò l'altra, ma stava guardando Les tres bessones, Tre gemelle e una strega, senza più pensare a lei. La fissò facendo degli occhi due fessure e mandando giù un biscotto, appoggiandosi a un mobile. «Lo trasmettono ancora?».
«Così pare».
«Lo guardavo da piccola».
Nemmeno si sforzò di girarsi. «Io no».
Kara assottigliò ancora di più gli occhi. «È per bambini».
«Non si consumerà se lo guardo anch'io».
Anche lei scalza, in pantaloncini e con una t-shirt di Kara: Lena raggiunse il salotto che le sentì parlare e si fermò. Era ormai diventata un'abitudine: non voleva interromperle perché spesso trovava interessante il loro battibeccarsi. Almeno prima di un possibile linciaggio, per quello doveva correre: quelle due erano come cane e gatto.
«Ed è interessante?», chiese ancora Kara.
«Sai che lo è o non lo guarderei: perché fai domande di cui conosci già la risposta? Sto cercando di ascoltare. E comunque hai proibito i telegiornali, in questa casa. Perché non vai a lucidarti le scarpette che userai alla finale?».
Lena sorrise perché Indigo diceva il vero: il processo a sua zia monopolizzava le notizie e Kara non ne poteva più. Ciò che stupì davvero Lena, era che Indigo non guardasse davvero i telegiornali perché Kara non voleva. Alla morte di suo padre, ricordava che lei non guardava altro, mentre Kara era il suo opposto e, per stare serena, preferiva aspettare risvolti più che mangiarsi l'anima poco a poco.
«E così oggi uscirai con Winn, eh?».
«È quello che volevi», finalmente si voltò e l'altra si raddrizzò con la schiena. «Non sono nata ieri, so che non mi volevi in mezzo. Per questo ho accettato di andare a cena».
Gli occhi di Kara si strinsero ancora. «Che intenzioni hai con lui?».
«Conversarci, suppongo», alzò le spalle. «Che è già quanto di più io sia abituata a fare di solito. Finito l'interrogatorio? E tu, con Lena?», le domandò di rimando e Kara aprì la bocca, poi la richiuse di scatto.
«No-Non-», si schiarì la gola, «Dunque... Devo pensare che tu ti sia arresa con lei o qualcosa del genere, no?». 
«Ci speri, Kara Danvers», sorrise tagliente. «La mia cotta per lei non cambia anche se siete una coppia», aveva preso una breve pausa. «Forse non sono gelosa, è tutto qui». 
«Quindi vuoi ancora-?».
«Conquistarla. Beh», l'aveva sentita ridere, «per quanto mi riguarda, Lena può stare con entrambe. Ho visto che funziona in certe culture».
«Tu guardi troppo Real Time».
«E tu hai proibito i telegiornali», ribadì prontamente.
Lena entrò prima che Kara decidesse di lanciarle qualcosa: afferrò il cucchiaio di legno che lei aveva stretto con forza e ci si legò i capelli con poche e precise mosse, decidendo di lasciarle un bacio su una guancia.

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