18. Casa

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Accadde tutto in fretta: Kara aprì la porta della sua camera in dormitorio, Lena chiuse e, appena si girò, l'altra l'attirò verso di sé con una mano sulla nuca e le loro bocche si trovarono subito. La prima sapeva che Megan sarebbe stata via fino a tarda sera e le era sembrata subito un buona occasione per passare un po' di tempo da sola con lei. Certo, erano consce di essere sempre sulla stessa brutta situazione familiare, quella che fino a quel momento aveva impedito a entrambe di farsi avanti, ma sentivano che da quel primo bacio era caduto un muro tra loro, avevano deciso di darsi un'occasione e sì, avevano deciso di sfruttarla appieno. Sapevano che se le cose non sarebbero andate bene tra loro sarebbe stato difficile tornare a essere amiche, o magari diventarlo davvero, ma speravano che non fosse una cosa impossibile se mai si fossero trovate in quella situazione. No, in realtà non ci pensavano davvero; non ci pensavano affatto perché nessuna delle due poteva solo immaginare che le cose tra loro non sarebbero andate bene. Perché stava andando bene. Decisamente bene.
Lena la spinse sul suo letto e si sedette sulle sue gambe, baciandola, tirandole il labbro inferiore con i denti. Kara le baciò il collo verso il basso, piano, stringendola per i fianchi, riportando le mani in alto le sciolse i capelli, che caddero su di loro come pioggia scura. Capendo che l'altra non si sarebbe azzardata a farlo, Lena si scansò da lei il tempo di slacciarsi i bottoni della camicia bianca che indossava, sfilandosela e gettandola via. Rise appena nel vedere che Kara si bloccò, diventando rossa.
«Lo sapevo».
«Cosa? Cosa sapevi?».
«Che mi guardavi le tette. Lo hai fatto spesso».
«I-Io guardavo... cosa? No», rise con imbarazzo, girandosi da un lato e sistemandosi gli occhiali sul naso. Lena glieli tolse e si spinse verso l'alto, in avanti, per poggiarli sulla mensola, lasciando che Kara si abbassasse diventando color pomodoro. Oh, le sue tette le stavano addosso. Per poco non le sfioravano la faccia. «Io non-non ricordo di averlo fatto».
«Ah no?», le sorrise tornando a sedersi su di lei, per poi portarle via un bacio. «Giureresti di non aver guardato? Sono pronta a darti della bugiarda».
«Giuro che... le ho guardate. Tante volte», ammise, «M-Ma in mia discolpa, posso dire che era davvero difficile non farlo», le scappò una risata imbarazzata.
Anche Lena era imbarazzata. Terribilmente. Ma Kara lo era così tanto che la sentiva irrigidirsi; era spontanea ed era una delle cose che più di lei le piacevano, anche se non riusciva a trovare qualcosa di lei che non le piacesse, ma doveva cercare di farla rilassare. Doveva mettere da parte la sua ansia da averla lì con lei in un momento tanto intimo per pensare a farla sentire bene. E forse sarebbe riuscita a far calmare entrambe. «Bene. E io ammetto che potrei aver indossato dei push-up, quando me ne sono accorta».
Kara avvampò, ingigantendo gli occhi. «Non lo faccio apposta, eh? Mi avevi detto che non lo facevi apposta a stuzzicarmi con il tuo corpo... Sei-Sei... Non lo so che cosa sei, ma di sicuro lo sei», sbottò, vedendola ridere. 
«Puoi toccarle», sussurrò poi, intrappolando il suo sguardo con gli occhi verdi di un caldo innaturale. 
«Eh?».
«Kara, puoi toccarle». Lena la vide annaspare in parole mai uscite dalla bocca. Era adorabile, dannazione: più si comportava in quel modo e più le veniva voglia di mangiarla di baci. Ma non poteva; doveva fare con calma, non voleva rovinare tutto. «Anzi, voglio che le tocchi».
Kara si morse un labbro, guardandole il seno tenuto su con un reggiseno di pizzo nero. Le aveva guardate spesso, accidenti. Pensava perché erano grandi ma ora che poteva davvero toccarle, se voleva, si rendeva conto che aveva sempre desiderato farlo; dalla prima volta in cui la vide in costume, in piscina. Aveva da sempre desiderato di poter toccare lei, accorgendosi per quanto tempo aveva covato un interesse verso la sua sorellastra senza rendersene conto. Però... «N-Non devo... per forza... Insomma...». Ricordava com'era stato il loro primo vero bacio, dopo la partita: si era lasciata andare e l'aveva sollevata di peso spingendola contro il muro. Sì che avevano deciso di darsi un'occasione, ma non dovevano correre, dopotutto.
«Toccami le tette».
«N-Non c'è fretta».
«Kara».
«No».
«Toccami le tette».
«Ma-». Si stava opponendo, eppure non aveva ancora spostato gli occhi da lì. Alla fine, Lena le prese le mani e gliele spinse verso di sé, una per seno. Lei sussultò, ma anche Kara lo fece e la notò deglutire. Così, neppure se ne rese conto, le sue mani non erano più semplicemente appoggiate, iniziò a premere dolcemente, ad accarezzare la sua pelle oltre il pizzo, diafana, incredibilmente calda e soffice.
Lena sollevò una mano verso il suo viso e si baciarono, le portò via un labbro con i denti, piano, e glielo succhiò. Così spostò l'attenzione sull'orecchio sinistro di lei, baciandolo ai lati, alitando leggermente, facendola sospirare.
Kara sciolse la sua postura e chiuse gli occhi, le baciò il collo e poi scese verso i seni, mentre le mani le delineavano i fianchi, tastando, sentendo come il corpo di Lena rispondeva a ogni suo tocco. Tremava sotto la pressione dei suoi polpastrelli. La sentì inarcare la schiena e così l'avvolse, continuando a baciarla, assaggiarla delicatamente.
Quando Megan aprì la porta, la richiuse a occhi chiusi e camminando a tentoni, facendosi sentire: «Sono io! Sono tornata prima, mi dispiace. Siete vestite? Ci siete?».
«Ssh».
«Cosa?». Aprì un occhio e poi l'altro, trovando Kara e Lena sdraiate in un abbraccio. Kara le faceva segno di fare silenzio poiché l'altra, con la testa appoggiata sul suo petto, ancora i capelli spettinati, aveva il respiro pesante e gli occhi chiusi. «Dorme?».
Kara annuì piano, facendole dopo il segno di avvicinarsi. «Ti prego, scatta una foto. Non posso farla io, non posso muovermi». Le indicò il cellulare sulla mensola e Megan si sporse per prenderlo, trovando la fotocamera.
«Da quanto stai così?».
«Da un po'». Finse di dormire anche lei per la foto e all'okay dell'altra riaprì gli occhi. «Mi si è addormentato un braccio ma non voglio svegliarla». Abbassò gli occhi e sorrise nel vederla fare quell'espressione rilassata. Si rivestirono e decisero di parlare un po', abbracciate, che lei si addormentò. Era così bella, delicata; non si sarebbe mossa mai più se significava averla in quel modo tra le braccia.
«Oh, credevo che avreste fatto quel passo in più, oggi», sussurrò sedendo sul suo letto, facendosi interessata. 
«E lo abbiamo fatto», arrossì di colpo, «No-Non quello che pensi». Si trattenne dall'alzare la voce, scorgendo incresparsi la fronte di Lena. «Intendo il passo in più... È che è la prima volta per me con una donna e-», si fermò, assicurandosi che il respiro di lei e il battito del cuore fossero regolari, «non so come comportarmi, temo l'abbia capito». 
«E pensi che a lei questo importi?», abbozzò un sorriso.
«Non lo so...», ammise, «Mi fa sentire inesperta».
«Magari lo sei».
«E...», arrossì, «Credo che sia proprio lei a rendermi così, così impacciata... Non voglio rovinare quello che stiamo facendo, non dovremmo neppure, ed è così bello poterla toccare... Non hai idea di come mi faccia sentire anche solo averla tra le mie braccia». Megan allungò l'occhio a Lena mentre Kara parlava, ma non la interruppe. «Mi fa sentire così strana, ma uno strano bello. Come se fossi leggera, e su di giri, mi fa sentire felice... E-E non voglio esagerare, non voglio che si faccia un'idea sbagliata di me s-se mi azzardo a toccarla e non lo faccio bene e...», lasciò la frase a mezz'aria, deglutendo.
Megan la fissava con un sorriso. «Kara, sei innamorata».
«Lo so».
«Gliel'hai detto?».
«Non ancora, ma lo sa. Lo avevo detto da ubriaca, e io non lo ricordavo prima, te ne avevo parlato di quanto siamo andate a casa di Kal, e ora comincio a ricordarlo un po' ed è stato terribile, co-come se gliel'avessi sbattuto in faccia perché ero frustrata, e adesso non riesco più a capire come-», spinse le parole in gola sentendola muoversi sopra di lei, zittendosi di scatto.
Megan abbassò lo sguardo e Lena aprì gli occhi, sorridendole. «Ehi... Perdonami, ma non credo di aver mai dormito così bene in vita mia». Si scambiarono un bacio e si alzò, così Kara fece per muovere il braccio dolorante senza lamentarsi a voce, sorridendo come se nulla fosse quando lei si girò a guardarla.
Sì, tra loro stava andando decisamente bene. 

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