65.3 Riscatto: Un'azione orribile

158 15 8
                                    



Oggi

I capelli scuri raccolti con una pinza sulla nuca, le maniche della giacchetta verde militare tirate fino ai gomiti, Carina Carvex abbassò le buste della spesa per aprire un cancello per soli pedoni e riprenderle per sorpassare un vialetto con cespugli di rose intorno al sentiero. Sembrava l'inizio di una bella giornata, ma doveva ammettere a se stessa che non le piaceva particolarmente quando Alex Danvers non la seguiva per scoprire i suoi segreti. Doveva aver avuto un impegno e le seccava non essere lei quell'impegno.
La sua anziana vicina era china davanti a una delle aiuole intenta a tagliare i rami in eccesso e la salutò sventolando le cesoie, riservandole un grande sorriso. «Come stai, tesoro?», la signora si sporse, tirando in su la visiera che la riparava dal sole.
Carina si fermò, decidendo di ricambiare al sorriso con il proprio. «Magnificamente».
«Oh, ne sono felice. Volevo sapere da te una cosa», arricciò le labbra, «Quand'è che torna a trovarti quel bel maschietto, eh? Volevo chiedergli se mi aiutava, sai?», le indicò un albero alle sue spalle e Carina seguì lo sguardo.
«Purtroppo...».
«Non mi dirai che avete litigato?!». Le scrollò le spalle e la donna si mostrò particolarmente contrariata, riprendendo a sventolare le cesoie. «Ooh... ma così non va bene, però! E ora chi mi aiuterà? Guarda che non ne trovi altri belli e gentili come lui, eh? È merce rara, bella mia», le puntò contro le cesoie. «Eh eh, ti conviene fare pace», le sventolò ancora, «Così magari viene anche da me ad aiutarmi, no? Un giovanotto così a modo...», e di nuovo, destra e sinistra, sopra e sotto.
Appena Carina le afferrò velocemente la mano con le cesoie, la signora sussultò. Seria, le sorrise di nuovo, sfilandogliele di mano. «Stia attenta con queste. Potrebbe farsi male».
«Oh, sì, hai ragione... Che brutto vizio che è», rise appena, mentre le poggiava le cesoie sull'erba. «Ma tu pensaci per quel bel maschietto, tesoro».
Carina la salutò con un sorriso e la sorpassò verso il portone, tornando seria di colpo, dandole le spalle. Salì le scale per il secondo piano e, aperta la porta, lasciò le buste della spesa sul primo tavolino a vista, dando uno sguardo in giro: una valigetta aperta, pile di documenti, cravatte sulla spalliera di una sedia... alcuni di quel documenti sparsi per un tappeto, una cravatta era finita quasi sotto un mobiletto, e c'era una grande orma contornata da polvere lasciata da un tappeto che aveva tolto di recente. Gonfiò le guance, per poi sbuffare. Aveva ragione la sua vicina, probabilmente: doveva pensare al suo giovanotto a modo e ripulire un po', non poteva trascurare la sua casa, doveva mettere in uno scatolone tutte le sue cose. Specie se un giorno Alex Danvers avrebbe accettato di andare da lei: quale figura ci avrebbe fatto a lasciare quel porcile a vista?! Giorni di lavoro pieni che non aveva avuto tempo per nient'altro. Ma intanto pensò di sbarazzare la spesa, che era più urgente. E controllò subito il telefono, infastidendosi appena nel leggere un messaggio. Lasciò un vasetto di passato sul tavolo vicino a una delle buste e si allontanò per fare una telefonata.
«Cosa significa revocato? Mi stavo occupando io del loro territorio, Inze si è presa un'altra fetta?», fece una pausa aggrottando la fronte, ascoltando il suo interlocutore. «Dico solo che da quando Inze è fuori mi state sconvolgendo continuamente i piani... So che deve setacciare National City, ma continuando in questo modo avrò troppo tempo libero e sono stata appena lasciata, non saprò cosa fare», si imbronciò. Poi, di lampo, il suo sguardo si accese: «Oh, non Inze... Voglio parlare con Kweskill, allora. Non mi interessa se è impegnato, voglio parlare con lui». All'ennesimo no, Carina roteò gli occhi. «E va bene, quindi ne parlerò direttamente col Generale. È impegnato anche lui? Deve ricevermi o farò una capatina in centrale. Bene», sorrise, «Di pomeriggio sarò fuori per lavoro, voglio parlare con lui prima di pranzo. Sia. Buongiorno anche a te». Riattaccò e il sorriso svanì. «Gamma rompiballe...», bofonchiò, dando uno sguardo all'orologio sul polso e andando a finire di sbarazzare la spesa prima di lavarsi per uscire. 

Our homeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora