"Ci vediamo domani, capitano" Abel mi passa accanto, con un lieve cenno del capo mi saluta di fretta e furia dopo gli allenamenti, e io ricambio al volo, mentre con calma recupero le mie cose.
"Ci vediamo stasera, da me" Cody mi fa l'occhiolino per poi correre verso gli spogliatoi, seguito da tutti gli altri.
Mi piego sulle ginocchia per allacciarmi le scarpe, sospiro però, quando intravedo delle scarpe da ginnastica familiari fermarsi davanti a me.
"Dobbiamo parlare" lo ignoro, mi alzo e cerco di superarlo. Non contento, però, mi afferra per il polso e mi spintona leggermente, bloccandomi con le spalle contro il muro, intrappolandomi sotto il suo peso.
"A che gioco stai giocando" ringhio cercando di liberarmi, ma la mia forza è nulla in confronto alla sua.
"Dobbiamo parlare, e subito anche" ripete, e la sua voce riempie la palestra, e sul mio viso si dipinge un sorriso velenoso.
Lo odio.
Per quanto le sue mani su di me abbiano ancora lo stesso effetto di tre anni fa, l'odio che provo nei suoi confronti è così forte che non batto ciglio, non vacillo neanche per un'istante.
"Non ho nulla da dirti" spingo il busto in avanti per liberarmi, ma lui avanza finendo con il petto contro il mio, impedendomi di andare via "senti Dylan, giuro che se non mi lasci andare-"
"Devo parlarti" il suo sguardo nel mio non mi inganna, accenno un debole sorriso mentre con un calcio gli colpisco il ginocchio.
mentre ammiro il suo ghigno dolorante sul viso, penso che Ly sarebbe fiero di me.
"Cazzo, Hol" mi guarda truce, ma ancora non accenna a mollare la presa.
"Lasciami"
"Ho bisogno di parlarti, di stare da solo con te, per spiegarti tutto. Ma non qui" si guarda intorno, come per assicurarsi che fossimo realmente da soli, sembra teso e io non capisco il perché.
"Hai bisogno di parlarmi?" ridacchio incredula, guardando duramente i suoi occhi, cercando di non fargli capire quanto mi sono mancati "e dimmi Johnson, dov'eri tu quando ero io ad aver bisogno di parlare con te? Quando avevo semplicemente voglia di vederti o di abbracciarti, quando stavo male e passavo intere giornate in uno squallido ospedale. Dov'eri mentre piangevo per colpa tua, mentre mi guardavo allo specchio e mi salivano i sensi di vomito, dove cazzo stavi quando mi addossavo tutte le colpe e speravo con tutta me stessa che saresti tornato da me?" sputo velenosa, perchè lui deve capire cosa mi ha fatto, deve sapere come mi ha ridotto.
"Ma ora sono qui!" esclama, come se tutti questi anni non fossero mai passati.
Ma a me non basta. Io non posso dimenticare tutto quel dolore.
"E credi che basti? No, non funziona così"
"Ci sono così tante cose che non sai, voglio spiegarti perché l'ho fatto" continua, supplicando di ascoltarlo.
"Cosa non dovrei sapere, esattamente? Lo hai scritto sul bigliettino Dylan, non prendermi per il culo"
"Quale bigliettino..." scuote il capo e io mi acciglio confusa, poi però annuisce leccandosi il labbro inferiore "Il bigliettino, si" sembra nervoso "Ma posso spiegarti anche quello"
"Beh è troppo tardi. Non voglio più sapere niente di te" non demordo, qualsiasi sia la sua giustificazione, non ha più senso ormai.
Che senso avrebbe, adesso? Sono comunque rimasta da sola. E io non posso perdonarlo.
"Non dici sul serio" mormora con voce rauca, e devo ricorrere a tutte le mie forze per non cedere al suo tocco, al suo profumo, al suo sguardo nel mio.
"Lasciami Dylan, non le voglio le tue cazzo di mani su di me" sibilo più calma, più fredda, più dura. E lui se ne accorge, così con sguardo basso e un barlume di disperazione negli occhi, mi lascia andare.
Mi sistemo la maglia sgualcita, poi mi allontano verso la porta dello spogliatoio femminile, ma prima voglio che sappia una cosa.
"Non mi importa più sapere perchè te ne sei andato. Ho smesso di fidarmi di te nel momento in cui, dopo avermi promesso che non mi avresti lasciata da sola, sei andato via"
Si passa una mano fra i capelli in disordine, ha uno sguardo strano, che non gli ho mai visto indossare, e la curiosità si padroneggia di me. Ma la rabbia è troppo forte, la delusione e la tristezza lo sono molto di più. Così entro negli spogliatoi senza più guardarlo.
Mi appoggio al mio armadietto e porto una mano sul cuore che batte furioso. Averlo così vicino, mi fa sempre lo stesso effetto.
Mi manca, cazzo mi manca terribilmente.
Ma i ricordi della Holly di tre anni fa, distrutta e spenta, sono troppo vivi nella mia mente.
Non esiste più un futuro per noi, una storia.
Non esiste più nulla per me e lui, ora bisogna solo andare avanti, come se fossimo due estranei.
Ma è davvero questo quello che vuoi, Olivia?

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In This Life
RomansaLa cosa più brutta è guardare con occhi diversi qualcuno. Che prima era speciale e poi diventa come tutti gli altri •Sequel di : "In Another Life"• ***** { il libro è stato completamente scritto da me, ma potresti imbatterti in alcune frasi o citazi...