21.Parker

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"Che ne dite di questo? Va bene il verde? Oppure il viola? Poi dobbiamo pensare ad una culla, il passeggino adatto, o mio Dio ieri in vetrina c'erano dei bavaglini personalizzati troppo adorabili, potremmo farci incidere il suo nome. Ma hai pensato ad un nome? A me piacerebbe chiamarlo Noah oppure Amber, che ne dici di Katerine? No, troppo da cattiva donna... oh, ci sono, potresti chiamarlo Zack oppure Samantha"
Mia madre è un giocattolo nuovo con le pire cariche al massimo, questa mattina. Io e Jason la guardiamo come se fosse matta, mentre Jamiee sembrava divertita.
"Gesù, Hannah respira" scoppia a ridere mio padre 
Siamo tutti in soggiorno, anche Ly, che è sul tappeto a colorare il suo nuovo album dei dinosauri.
"Mamma, devo ancora parlarne con Marcus, devo ancora fare una visita per accertarmene" sbuffa Jam cambiando canale in tv
"Che bello, il mio primo nipotino" mia madre trilla euforica, e a quelle parole io la guardo male all'istante, come se fosse pazza per davvero, questa volta.
Ly alza il capo curioso, poi, dopo qualche secondo, torna a colorare senza dire nulla.
"Non... non volevo dire-" inizia a dire la mamma, ma Ly si alza sistemandosi la felpa
"Vado a fare la pipì" corre via, su per le scale, e io mi alzo furiosa verso la più grande.
"Grazie tante mamma, magari la prossima volta tienitelo per te" sbotto furiosa.
Anche Ly è suo nipote, lui fa parte della famiglia.
"Hol, lo sai cosa intendeva tua madre" cerca di placarmi mio padre
"No, non lo so proprio" scuoto il capo nervosa "Ly è ancora un bambino, dovresti stare attenta a quello che dici. E poi lui fa parte della famiglia e credevo che la cosa fosse chiara ormai" 
Salgo al piano di sopra, sapendo di trovarlo in camera mia, gli piace tanto. La porta è semichiusa, la apro lentamente e lo vedo disteso sul letto, mentre stringe fra le braccia il suo peluche a forma di dinosauro preferito.
"Vietato fare quella faccia" gli accarezzo i capelli, pizzicandogli un fianco e rubandogli una piccola risata. 
Questo, per me, è il suono della felicità.
"Hol" si volta e io non smetto di accarezzarlo, mentre i suoi occhi color ghiaccio si scontrano con i miei, più scuri.
Fa per dire qualcosa, ma il labbro gli trema appena e alcune lacrime silenziose scappano al suo controllo.
"Amore" si alza e si fionda fra le mie braccia, e io lo stringo forte, baciandogli la fronte, accarezzandogli la pelle morbida, senza lasciarlo andare.
"Ly, tu sei mio figlio, sei un Parker. Tu sei tutto il mio mondo" mormoro dolcemente, mentre il mio cuore va in pezzi nel vederlo così "La nonna è sbadata, non voleva dire quello, lei ti vuole bene, così come Jason, come Jam, e come il nonno"
"Non mi importa degli altri" scuote il capo, contro il mio petto "Mi importa solo di te. Tu sei la mia mamma" annuisce mostrandomi un debole sorriso, bagnato di lacrime salate 
"Non viene niente prima di te Ly, niente e nessuno" sorriso, e lui inizia ad accarezzare il mio tatuaggio con il dinosauro, che ama e che dice sempre che lo fa sentire speciale. 
E tu lo sei, per me. Sei speciale. 
"Quando sarò abbastanza grande lo farò anche io, qui, così avremmo una cosa solo mia e tua" sorride e io annuisco accarezzandogli i capelli neri 
"Quanto mi tocca aspettare" scherzo, e lui ride mentre inizio a solleticargli il fianco "che ne dici se ora torniamo a casa e ci ordiniamo una bella pizza? Possiamo vedere Cars, fare il karaoke e giocare un po' mentre mangiamo tante schifezze" propongo, e i suoi occhi si illuminano
"Ciambelle"
"Vada per le ciambelle" annuisco, e lui corre a recuperare i suoi giocattoli, pronto per tornare a casa.  prendendolo per mano

Recupero lo zaino e il cappotto, aiuto quella piccola peste a infilare la felpa con i dinosauri e il cappotto sopra. Gli passo la sciarpa e il cappellino con i guanti blu, e lui sbuffa, iniziando a lamentarsi del caldo. 
"Siamo a Dicembre, piccolo demonio, non puoi sentire caldo" ridacchio, e Jason scoppia a ridere aiutandolo a metterli bene.  
"Jason, vuoi venire con noi, da Coco's?" domanda il piccolo, e mio fratello annuisce subito, con un gran sorriso.
"Hol" mia madre si avvicina dispiaciuta, e io so che lo è per davvero, ma le parole hanno comunque un peso "mi dispiace tesoro, non volevo ferirlo"
"Non è con me che devi scusarti, mamma"
"Io amo quel bambino come se fosse mio figlio"
"Non è quello che hai detto prima, però" le dico prima di andare verso la porta, e a quel punto mi raggiunge mio padre "Non osare difenderla"
"Prendi questi" mio padre mi passa una busta piena di soldi, e io lo guardo male
"Papà, no"
"Holly"
"Mi hai comprato la casa, paghi tutto tu, mantieni me, Ly, paghi la mia università" sospiro "io voglio trovare un lavoro, così da non dover prendere più nulla da te" metto in chiaro
"Non ci pensare neanche, piccola peste. Tu devi solo pensare a te, al basket, e a quel bambino. Lo sai Hol, i soldi non ci mancano mica, voglio che non abbiate pensieri. Prendi questi, la settimana prossima ti arriva anche il solito bonifico dalla banca" sorride, e io mi sento maledettamente in colpa
"Sono troppo grande per vivere ancora a tue spese"
"Hai un padre famoso, un sacco di soldi, e non vuoi approfittarne?" scherza, e io sorrido, mentre lui infila la busta nello zaino, baciandomi poi la fronte "Tu, vieni prima di tutto e tutti, per me."
Mi scappa un sorriso, perchè sono le stesse parole che ho detto a Ly, e so che mio padre mi ama proprio come io amo quel bambino.
Quando siamo fuori, tra le strade ricoperte di neve della città, Ly e Jason camminano qualche passo più indietro, lanciandosi palle di neve e correndo di tanto in tanto, come se avessi due bambini con me.
Arrivati da Coco's, Jay entra  portandosi dietro il bambino, che già so ordinerà una marea di ciambelle.  
Il mio telefono vibra, e io faccio segno al più grande che entro tra poco, mentre rispondo a quella chiamata, con un cipiglio nervoso sul viso.
"Hol"
"Dylan. Perché mi hai chiamata?" Sospiro per il freddo
"Sei a casa?"
"Ci stavo giusto per andare, perché?" Il mio cuore inizia a battere più veloce
"Ho bisogno di vederti." 
Anche io. 
"Va bene"
Quando i due escono, Ly ha fra le mani una grossa scatola rossa e bianca, piena di ciambelle glassate, e la bocca piena. 
"Ma quante ne avete prese"
"Io ora scappo, ho appuntamento con Vanessa" Jason saluta il piccolo, mi bacia la guancia, poi corre via. 
Porto Ly a casa, e appena saliamo corre a lavarsi le mani, pronto per fiondarsi sulla scatola.
Afferro il cellulare, e noto il messaggio di Dylan che mi avvisa che è qui. Vedo dalla grossa vetrata la neve che scende su tutta la città, così gli scrivo di salire, mentre velocemente riordino il salotto.
"Chi è?" Domanda Ly dal divano, mentre guarda i cartoni con la prima ciambella fra le mani, e le labbra già sporche di cioccolato.
"È Dylan. Parlo con lui e poi dopo guardiamo un bel cartone, ok?" sorride felice, poi torna ai suoi dinosauri in tv.
"Hey" Dylan resta fuori dalla porta, grattandosi il capo a disagio
"Puoi entrare, non ti mangio mica" scrollo le spalle, e lui entra richiudendosi la porta alle spalle.
E' diverso, la sua espressione lo è.
Si abbassa il cappuccio della felpa nera e sfila la giacca, si passa una mano fra i capelli scuri, salutando poi con la mano Ly, che ricambia velocemente.
"Bella casa" si guarda intorno, seguendomi in cucina, dove chiudo la porta così da non dar fastidio a Ly in soggiorno
"Grazie. Ti va qualcosa di caldo?" prende posto allo sgabello accanto al tavolo, mentre preparo due cioccolate calde. Quando sono pronte, le poggio sul bancone, sedendomi difronte a lui.
Mi guarda, sospira, e giocherella con la tazza ancora fumante.
"Ho parlato con Sophia" esclama, e il sangue mi si gela nelle vene.
Se la vedo, la uccido.
"Non dovevi" mormoro subito "Qualsiasi cosa ti abbia detto, non pensarci troppo, sono passati anni" scrollo le spalle 
"Holly"
"No, Dylan non puoi fare così" scuoto il capo con un sorriso leggermente agitato "ci sto provando, davvero. Sto provando a non odiarti, a convivere con te, a stare nella stessa scuola, nella stessa squadra, avere gli stessi amici... ma non puoi farmi questo. Non puoi tornare e pretendere di riavere la vecchia me, io ho smesso di aspettarti, tempo fa."
Lui sospira, ascolta le mie parole in silenzio, poi incastra il suo sguardo nel mio, e io sento la mia sicurezza vacillare.
"Dammi una possibilità. Devo solo aggiustare delle cose, poi ti spiegherò tutto, solo... promettimi che mi ascolterai quando sarò pronto" mi supplica, e io vorrei tanto dirgli di no
"Non posso" scuoto il capo, e mi alzo, raggiungendo il ripiano della cucina, guardando il muro davanti a me, pur di non guardarlo. 
Sento il rumore del suo sgabello, segno che si è alzato, e dal profumo che aumenta, capisco che è dietro di me. Mi volto incerta, evitando di guardarlo, perchè se lo facessi adesso, cederei. 
E non posso permettermi di cedere. 
"Hol" 
Poggia una mano sul mio fianco, e l'altra sulla mia guancia, costringendomi a guardarlo negli occhi scuri. 
Ti amo. 
Ma quanto conta, questo, adesso? 

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