"Cazzo" Brad borbotta dolorante, mentre premo delicatamente il sacchetto di ghiaccio sul suo zigomo graffiato e gonfio, mentre delle sfumature viola gli colorano la zona.
"Non eri tu a dire a Ly che sei super forte?" lo canzono scherzando, cercando di smorzare l'aria tesa che c'è in cucina.
"Gli racconterò che dei mafiosi hanno provato ad uccidermi, ma che sono stato più forte io" afferma serio, e io ridacchio divertita.
"Da quando gli hai fatto vedere il padrino è convinto che New York sia pieno di mafiosi, e non ha voluto dormire da solo per una settimana"
"Perché non me l'hai detto? Che è tornato" sospira, cercando di mantenere la calma, e io non so cosa rispondere.
"Non lo so, pensavo ti saresti arrabbiato"
"Dovevi dirmelo Hol, non puoi tenermi nascosta una cosa del genere, non dopo tutto quello che abbiamo passato a causa sua, insieme"
"Voi due vi odiate Brad, come potevo dirtelo? E poi Dylan non fa più parte della mia vita" metto in chiaro, ma la mia risposta non gli basta.
"Lo ami ancora?"
"No" non esito, ma non lo guardo negli occhi, e lui se ne accorge.
No, io non amo più Dylan, non come prima almeno.
"Tu non sceglierai mai nessuno che non sia lui" mostra un sorriso amaro, poi la sua voce si abbassa e sospira "non avrò mai speranze, non importa cosa faccia per te"
"Brad..." mormoro con un sospiro dispiaciuto, ma lui scosta la mia mano con il ghiaccio dal suo volto e si alza dallo sgabello.
"Va bene così, siamo solo amici io e te, giusto?" domanda e io annuisco appena, mentre lo seguo pensierosa verso il salotto.
"Possiamo parlare civilmente senza che nessuno dei due rischi di finire in ospedale?" Supplica Daisy appena ci vede tornare, guardando i due ragazzi.
"Cosa ci fa lui qui?" domanda Dylan con voce dura, standosene con la schiena contro il pilastro in soggiorno.
"Potrei farti la stessa domanda Johnson, cosa ci fai qui a New York?"
"Smettetela" Li blocca Cody stufo, poi guarda il suo migliore amico, o almeno la nuova versione di quello che è "Che ti piaccia o no, noi siamo andati avanti Dylan. Brad è nostro amico, è cambiato" spiega come se dovesse giustificarsi, ma Cody vuole troppo bene a Dylan per voltargli le spalle così, sapevo che se in caso fosse tornato, lui sarebbe stato quello che avrebbe ceduto per prima.
"Cambiato? Ma per favore" gracchia venoso, passandosi una mano fra i capelli.
"Non sei più il Dio della scuola Dylan, non hai più potere su nessuno qui" lo provoca Brad, e sono sicura che si stia divertendo da pazzi a farlo infuriare.
"Dylan verrà al viaggio con noi, questa mattina abbiamo preso i biglietti e fatto aggiungere una camera. Quindi, vedete di darvi una calmata. Non ho intenzione di farmi rovinare la vacanza da voi due" precisa Andrew e io sospiro rassegnata, evitarlo sarà più difficile del previsto.
"Scusate, ma credo di essermi perso una tappa fondamentale a quanto pare, perché litigate? Insomma... cos'è successo tra di voi?" Domanda curioso Fred, al quanto confuso insieme a Darren, Chad ed Abel.
I ragazzi della squadra non sanno nulla della nostra storia. Conoscono solo la sua reputazione al liceo, qualche vecchio racconto di Cody e Lincoln, che li sorprendevo a parlarne in un sussurro. L'unico a non aver mai nominato Dylan, neanche con gli altri, è sempre stato Andrew.
"Già, perché non glielo spieghi, Dylan?" Blaire decide di provocarlo e nascondo un ghigno alle sue parole.
"Ragazzi, per favore..." sospira stanca Daisy, portandosi una mano sul viso esasperata.
"Non possiamo andare avanti così per sempre, non potete litigare ogni volta"
"Cody, hai detto che è tutto pronto per Parigi, no?" guardo il riccio e lui annuisce grattandosi il capo con un sospiro afflitto "Allora torno a casa, domani non credo di esserci per gli allenamenti, ho da fare" faccio cenno e gli altri annuiscono, afferro la borsa e lascio il salotto, ma qualcuno mi segue, e quel qualcuno ha il profumo che è capace di fottermi il cervello.
"Dobbiamo parlare" ripete, come un disco rotto.
"Non ho niente da dirti"
"Ma io si"
"L'hai sentita, no? Ha detto che non vuole parlarti" Brad si intromette e ammetto che provo un senso di fastidio allo stomaco. Non ho bisogno della balia.
"Giuro su Dio Brad che se non chiudi quella cazzo di bocca ti fotto con le mie mani" minaccia Dylan e io sospiro, stanca di questa situazione.Quando, finalmente, torno a casa, noto subito mio fratello che dorme beato nel mio letto, controllo Ly e quando sento il suo respiro tranquillo riecheggiare nella sua cameretta, mi tranquillizzo. Mi cambio cercando di non svegliare Jason e infilo un pigiama comodo, poi mi preparo una cioccolata calda e mi sistemo sul divano, osservando la città dalla grande vetrata, notando con un lieve sorriso la neve che inizia a scendere debole.
Dopo un po', il mio cellulare vibra sul tavolino e sorrido quando leggo il nome sul display.
"Ciao straniera" lo sento spensierato.
"Come mai sei ancora sveglio?"
"Ero in giro con degli amici del campus, sono tornato poco fa"
È così bello sapere che ha degli amici lì, e che non è solo. Ma dopotutto, non siamo più al liceo.
"Come va con Jimmy? So che non vi parlate, è venuto con me e Brad da Cody convinto di trovarti per fare pace"
"Non è facile gestire la lontananza, soprattutto per lui che non vuole proprio stare senza di me" se la ride compiaciuto, ma so che nasconde un velo di malinconia.
"Ho una domanda che mi frulla per la testa da un po' ormai"
"Spara"
"Chi è il passivo tra i due? Insomma, io scommetterei su di te, ma Lincoln sostiene che tu sei pieno di sorprese, così abbiamo scommesso"
"Ma che razza di domande fai?" sbraita nervoso, e trattengo una risata mentre lo sento borbottare "Parlando di cose serie, hai più visto mio fratello?"
Ed ecco il magico potere di Lucas Gilbert Johnson, capace di rovinare una piacevole chiacchierata.
"Evitarlo non è facile, è praticamente ovunque nella mia vita" sospiro, e ripenso al suo profumo, al suo tocco sulla pelle.
"Ho parlato con i miei oggi" inizia con fare incerto, poi però continua "sono confusi, arrabbiati, delusi anche. Quando è sparito non ha detto nulla a nessuno, neanche a loro, addirittura mia madre è arrivata a pensare che fosse finito in carcere. Poi, quando Edward ha chiamato dicendoci che era in Italia con lui, si sono rassicurati un po', ma lo hanno sentito pochissimo in questi tre anni. È sparito dalla vita di tutti, e diciamo che perdonarlo non è proprio una cosa da niente"
"Cerca di parlarmi da quando è tornato, a dire il vero. Dice di avere una spiegazione, che vuole farsi perdonare..." mangiucchio nervosamente l'unghia del pollice, torturando poi il palmo dell'altra mano.
"E se avesse davvero una spiegazione motivata?" tenta, ma sa bene che non basta.
"E se anche fosse? Qualsiasi cosa Lucas, avrebbe potuto parlare con noi, non scappare via. Non mi importa sapere la sua motivazione, perché resta il fatto che mi ha lasciata soffrire per tre anni senza preoccuparsi di nulla, minimamente" metto in chiaro, con voce più dura.
"Lo so, lo so. Ma secondo me, hai anche paura. Se la sua motivazione fosse valida, significherebbe che dovresti perdonarlo, e tu non vuoi"
"Certo che non voglio, non posso Luke, non posso ascoltarlo dopo tutto quello che ho passato in questi anni" scuoto il capo, e lui sembra capire, perchè evita di tornare sull'argomento e inizia a raccontarmi della sua serata.La mattina seguente mi sveglio presto per accompagnare Ly a scuola, poi torno a casa per sistemare un po' in giro, e noto che Jason deve essere tornato a casa, perchè non c'è.
Dopo aver fatto una doccia, pulito casa, e soprattutto la camera di Ly, mi vesto al volo per poi uscire. Il taxi mi accompagna alla maestosa villa dei Parker e io sorrido nel vedere casa mia.
Fisso il giardino dove sono cresciuta e lancio un'occhiata al campo di basket sul retro, che non usiamo da anni, ma che mio padre si rifiuta di distruggere, nonostante le numerose richieste di Jamiee di volere una piscina.
lo spazio c'è a dire il vero, ma mio padre è sempre stata una persona semplice, con una vita comune, nonostante la ricchezza che gli procurava il suo lavoro nel mondo del basket.
"Amore" non ho neanche il tempo di varcare la soglia d'ingresso, che mia madre mi si getta addosso con un gran sorriso tempestandomi la guancia di baci.
"Mamma, ci siamo viste solo una settimana fa" le ricordo divertita, decidendo comunque di ricambiare il suo abbraccio caloroso.
"Lo so, ma mi manchi tanto" piagnucola chiudendo la porta, trascinandomi poi verso la cucina "Jamiee è a Miami, tu vivi con Ly, Jason è sempre fuori casa. Mi mancate, state crescendo troppo in fretta" scuote il capo tristemente, e io mi rendo conto che è più esaurita del solito.
"Sono a quindici minuti d'auto da qui, mamma" sorrido sfilando il cappotto, stringendomi poi nella calda felpa mentre mi beo del dolce profumo di casa, che ammetto mi è mancato molto.
"E cosa cambia questo? Sono comunque due tetti diversi" sospira "Ti va di mangiare qualcosa, prima di pranzo?" propone dolcemente.
"Mi prepari la cioccolata calda con i tuoi buonissimi biscotti?" propongo stiracchiandomi, seduta al tavolo in cucina, e lei mi rifila subito un'occhiata acuta.
"Allora? Cosa mi racconti di nuovo?"
"La solita routine monotona"
"Tesoro, per favore, mi chiedi i biscotti e la cioccolata calda solo quando stai male. E vorrei ricordarti, che ti ho tenuta nel grembo per nove mesi, ti conosco, so quando qualcosa non va" mi punta il mestolo dei biscotti contro, e io accenno un lieve sorriso malinconico, mentre decido di dirle la verità.
"È tornato" le bastano quelle parole, senza un nome, per capire di chi sto parlando.
Il sorriso le svanisce dal volto e il viso dolce si contrae in una smorfia dura, rabbiosa. Se lei reagisce così, non oso immaginare quando lo saprà mio padre.
"Non voglio che tu lo veda, Olivia" la sua voce è autoritaria.
"Mamma, frequenta la mia stessa scuola, fa parte della mia squadra e ora verrà anche in Francia con noi. È inevitabile che io lo veda" faccio scrocchiare il collo indolenzito, per poi alzarmi e avvicinarmi a lei, accanto ai ripiani della cucina "sta tranquilla, io sto bene, devo solo farci l'abitudine" le bacio appena la guancia, e lei sospira nervosa.
"Quel ragazzo, sarà la nostra rovina" mormora.
"Quel ragazzo mamma, non farà mai più parte della mia vita" metto in chiaro "Ora, se non ti dispiace, vado un po' in camera mia prima di pranzo. Chiamami appena sono pronti i biscotti" cerco di mostrarmi tranquilla mentre la lascio lì, per raggiungere la mia stanza.Entro nella mia camera e sento un sussulto al cuore. Mi sembra di rivedere la piccola Holly che gioca sul pavimento, o la me adolescente che studia davanti la scrivania, oppure, la me di tre anni fa, rannicchiata sul letto a piangere. Apro l'armadio e sento il profumo di pulito. È vuoto, ho portato tutte le mie cose nella casa nuova, con Ly. Ma la mia attenzione cade su una felpa bianca, lasciata in un angolo, volutamente.
È la sua felpa. Sento un fastidio alla bocca dello stomaco quando mi ricordo, che il suo odore ormai è del tutto svanito, e profuma solo di ammorbidente.
La stringo al petto così forte che sento la pelle bruciare.
Credevo di esserci riuscita. Di essere riuscita ad andare avanti. Di stare bene.
Ma non ci riesco. Fa male. Fa male da morire averlo qui, adesso, e non riconoscerlo neanche più.
La cosa peggiore è che quando pensi di averlo superato, il dolore ritorna.
Sono stanca di dover soffrire. Sono davvero stanca.
Mi odio, perchè gli sto permettendo ancora una volta, di farmi del male.
Mi odio, perchè nonostante tutti questi anni, io lo amo ancora.
Mi odio, perchè mi sento a pezzi, con il cuore fuori dal petto. Eppure, non riesco a smettere di stringere la sua felpa, nella speranza di sentire ancora il suo profumo.

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In This Life
RomanceLa cosa più brutta è guardare con occhi diversi qualcuno. Che prima era speciale e poi diventa come tutti gli altri •Sequel di : "In Another Life"• ***** { il libro è stato completamente scritto da me, ma potresti imbatterti in alcune frasi o citazi...