18. Parker

18.8K 505 305
                                        

"Di Marcus?" domando, per esserne sicura, e mia sorella annuisce mordendosi il labbro. 
Cosa faccio? Posso gridare di gioia, o sgridarla perchè ha tradito il suo ragazzo attuale? 
Cazzo, è di Marcus che parliamo.
"Sei incinta da tre anni o cosa?" la butto sul ridere
"Quando io e Marcus ci siamo lasciati, sono stata malissimo. Ma era tutto complicato, la lontananza, il mio lavoro, il suo dottorato. Ci siamo lasciati, si, ma non abbiamo mai smesso di amarci.
Due mesi fa, quando ho saputo che suo padre è venuto a mancare, l'ho chiamato e abbiamo parlato a telefono per ore, poi una cosa tira l'altra e io ho capito che mi mancava da morire. Siamo andati avanti così per un mese, ci chiamavamo appena potevamo e chattavamo costantemente, senza smettere. Ben è fantastico Hol, davvero, ma..."
"Ma è di Marcus che stiamo parlando" termino la frase al suo posto, sospirando
"Circa un mese fa Ben ha scoperto delle chat, ed è impazzito... non è cattivo, non voleva farmi del male, era solo arrab-"
"Ti ha messo le mani addosso?" quasi urlo incredula, e lei mi supplica di fare silenzio
"E' stato solo uno schiaffo, non voleva, davvero" annuisce convinta, e io sgrano gli occhi perchè la gravidanza deve averla resa più stupida che altro "Quello stesso giorno ho chiamato Marcus, Ben era andato da suoi, troppo arrabbiato, e io avevo bisogno di vedere il mio primo amore. E ora, sono incinta" si indica, come se stesse indicando una bambola rotta, e capisco che deve aver sofferto molto "Io non volevo tradirlo, ma io non ho mai smesso di amare Marcus"
"Sicura che sia suo? Non potrebbe essere di Ben?"
"Impossibile, non ho rapporti con Ben da tre mesi. Tornavo tardi da lavoro e da quando avevo ripreso a sentirmi con Marcus trovavo sempre delle scuse per non farlo" il suo volto si tinge di imbarazzo e sorrido appena, anche se sbagliato.
"Lo terrai?"
"Sai come la penso" sospira amareggiata, e io alzo gli occhi al cielo
"Cazzo Jam, non è come uccidere un bambino. Non c'è niente ora, nella tua pancia. Se vuoi tenerlo va bene, ma se non vuoi toglierlo solo per paura di uccidere una vita, allora fatti spiegare da papà come funziona "la guardo male, non accettando scuse su questo
"So come funziona, ma non me la sento, sinceramente. E' che io e Marcus non siamo neanche insieme, e se non lo volesse?" 
"Jam" sorrido sincera, e lei scrolla le spalle spaventata "Cazzo, è di Marcus che stiamo parlando. Morirebbe per te. Immagina quando gli dirai che aspetta un figlio da te. Ora, finalmente, ha una ragione per non lasciarti più."

****

"Com'è andata, con Mar?" guardo il riccio curioso, e dal suo ghigno capisco che si sono divertiti da morire
"Mi era mancata così tanto, maledizione. E' così fottutamente bella, e io sono così fortunato ad averla, Hol. L'ho scopata per bene, tutto il weekend" sorriso per la capacità di Cody, di passare dal romantico, al pervertito, in una frazione di secondo.
"Cazzo, io non scopo da una vita" Abel sbuffa lasciandosi cadere contro la sedia della mensa, affondando poi i suoi dispiaceri nel pranzo
"Io invece sabato sera ho conosciuto una tipa da urlo. Abbiamo fatto del sesso da urlo e abbiamo dato anche un urlo quando abbiamo scoperto che in realtà siamo cugini, di secondo grado" annuisce Darren, facendoci scoppiare tutti a ridere, perchè lui non mente mai.  
"Non conoscevi tua cugina?" mi acciglio divertita
"Sinceramente, no"  
"Hol, cosa ti prendo?" Cody afferra un vassoio vuoto e fa per andare verso la vetrina del pranzo
"Nulla"
"Devi essere in forza, per gli allenamenti" fa Fred severo
"Non ho fame"
"Le faccio compagnia io" Eric si siede al mio fianco, mentre tutti gli altri vanno a riempirsi i vassoi. 
Sospira al mio fianco, poi si lascia cadere sulla sedia, appoggiando la testa sulle mie gambe, e distendendosi sulla sua.
"Come stai"
"Bene" porta un braccio sugli occhi, e lo sento sospirare
"Mi dispiace per Clio"
"Mi dispiace per Johnson"
Già.
Ho cercato in tutti i modi di non pensarci, troppo presa dai risultati della tac. Ma ora che lo vedo, fa male.
"Lo perdonerai mai?" 
Non lo so.
"Sono circostanze diverse. Io e Dylan non stavamo insieme, le cose erano più complicate, e lo sai"
"Io non posso perdonarla, invece. A quanto pare lo faceva con tutti" sospira, e io resto in silenzio.Quando i ragazzi tornano, prendono posto e iniziano subito a mangiare, prima degli allenamenti.
Dylan mi passa accanto e mi poggia davanti un vassoio con sopra solo le cose che sapeva mi sarebbero potute piacere.
Lo odio.
"Mangia, o sarai senza forze" fa il giro del tavolo e si siede davanti a me, l'unico posto rimasto libero. 
Avevo fame, a dire il vero, solo che le pillole che sto prendendo adesso, essendo nuova, mi danno un leggero senso di nausea.
Ascolti i discorsi dei ragazzi, ma non partecipo alle loro conversazioni, poi però, una ragazza dai capelli rossi molto ricci e gonfi, si avvicina al nostro tavolo on fare timido e incerto.
E' così pallida che sembra un fantasma, ma è molto bella.
Non so perchè, ma mi ricorda la foto che vidi di Areelay, e a giudicare dall'espressione di Dylan, capisco che non sono stata l'unica a pensarlo.
"Ciao" la sua voce è dolce, ma molto sottile, così tanto che credevo di essermela solo immaginata
"Caio" sorrido gentilmente
"Scusate non volevo interrompere, volevo solo chiedere a mio fratello se oggi posso restare con lui durante gli allenamenti. Papà non c'è e non so come tornare"
"Tuo fratello?" si acciglia Andrew confuso
"Darren" annuisce debolmente
"Darren? Questo Darren?" Chad indica sconvolto il ragazzo al suo fianco che ha la bocca piena di cibo e le labbra sporche di salsa
"Ciao Yole" farfuglia annoiato quest'ultimo
"Sei disgustoso" commenta Fred
Il mio sguardo oscilla da Darren a questa ragazza. Possibile che siano fratelli? Sono così diversi.
"Scusa, sei sicura che sia tuo fratello?" ridacchia Cody, e lei annuisce sicura
"Non puoi prendere il pullman? Io avrei un appuntamento con una ragazza dopo" sbuffa poi lui, e lo colpisco sulla testa facendogli dondolare la testa in avanti.
"Scusa, credevo fosse un idea carina tornare con te"
"Certo che puoi assistere all'allenamento" la rassicuro
"Non fa niente, io non voglio disturbarlo" scuote il capo dolcemente
"Non lo disturbi, infatti. Iniziamo alle 3, ma sii puntuale perché poi il custode non lascia entrare nessuno che non sia della squadra" le spiego, e lei annuisce ringraziandomi prima di andare via.
"Cazzo, è una dea" commenta Chad guardandola imbambolato
"Me lo ha fatto venire duro" annuisce Fred e io li guardo male, poi vengo richiamata da una voce familiare.
"Dovresti mangiare"
"Non ho fame, te l'ho detto" mento alzandomi annoiata, e la sedia struscia sul pavimento facendo rumore "Vado a lezione, ci vediamo dopo"
Mi da i nervi. 
Ora finge di preoccuparsi, ma dove diavolo era tre anni fa?  
Le ultime due lezioni sembravano non finire mai. Quando però raggiungo gli spogliatoi, finalmente, mi cambio velocemente indossando una tuta comoda, con il loro della scuola.
"Solito riscaldamento?" Andrew mi guarda a braccia incrociate e io infilo il fischietto al collo
"No. Iniziamo con una partita"
"Ma ho i muscoli tutti indolenziti" si stiracchia Abel  
"Tra una settimana iniziano le regionali, ho intenzione di cambiare i ruoli." spiego per poi aprire il fascicolo davanti a me, leggendogli i ruoli per la prima partita "Cody resta il playmaker, Andrew l'ala grande mentre Chad l'ala piccola. Fred resti nel centro mentre Lincoln passa alla guardia tiratrice"
"Perché io in panchina?" sbraita Darren contrario
"La tua caviglia è ancora gonfia dall'ultima partita, non posso rischiare che peggiori, quindi non giocherai per il momento"
"Lasciami indovinare, io sono ancora il raccattapalle giusto?" domanda Johnson, con sarcasmo  
"Alcuni ruoli cambieranno nel terzo e quarto tempo, ma ancora non ho deciso quali" 
"Il regolamento dice che almeno ad una partita devo giocare" mi ricorda, e io ghigno
"Infatti, hai giocato l'amichevole" gli ricordo scrollando le spalle
"Va bene. Forza, iniziamo" batte le mani Cody, andando in campo per primo 
Iniziano ad allenarsi, e io li osservo cercando di annotare i loro punti deboli, e magari qualche nuova strategia di gioco.
"Rallenta Darren, se la ta caviglia peggiora ti uccido" indico Darren severa, e lui rallenta subito grattandosi il capo frustrato.
Mi volto ricordandomi di sua sorella, e la noto subito seduta sugli spalti più in basso, con la testa su un quaderno da disegno e una matita, che oscilla tra le sue labbra e il foglio.
Silenziosamente, la raggiungo e mi siedo al suo fianco, lei quasi non mi nota, troppo presa dal suo disegno.
"Però" mormoro colpita, e lei sobbalza appena
"Scusa, non ti avevo vista" le sue guance si tingono di rosso, come i suoi capelli
"Sei bravissima" le indico il disegno "Ancora non ci credo che una ragazza dolce come te sia la sorella di quell'individuo" ammetto scrollando le spalle
"Non siamo fratelli di sangue" scuote il capo, e io la guardo sorpresa "Mio padre e sua madre si sono sposati circa due anni fa, viviamo insieme, ma non credo adori avermi intorno"
"Non sapevo che i suoi genitori fossero separati"
"Suo padre è morto tre anni fa" spiega, e io sgrano appena gli occhi.
Darren non ne ha mai parlato con nessuno.
"È stato difficile per lui, era malato"
"Malato?" 
"Leucemia"
Il mio cuore perde un battito.
No, non posso reggere questo discorso adesso.
"Ad ogni modo, se ti piace tanto disegnarlo, dovresti provarci" ghigno, alzandomi per tornare all'allenamento
"C-come?" si ghiaccia sul posto, e io le indico divertita il quaderno  
"Il disegno. Sulla maglia hai disegnato il numero 14" sorrido facendo scorrere lo sguardo in campo.
Eric ha la maglia con il numero 14.
La partita termina dopo un po', il tempo di prendere fiato e torniamo ad allenarci.
Verso le cinque e mezza del pomeriggio, siamo tutti fuori, i ragazzi mi salutano passandomi davanti, pronti per tornare a casa.
"Ci vediamo domani" mi bacia la fronte Andrew
"Ciao" carico il borsone sulla spalla, mi avvicino agli interruttori generali per spegnere le luci e l'enorme tabellone al centro, poi però vedo Dylan uscire per ultimo dagli spogliatoi.
Mi passa accanto, si sistema la felpa e si ferma per guardarmi.
Eri con Clio, alla festa.
E io ti odio.
"Sai Hol" mi guarda con un lieve sorriso dolce, e io mi metto sulla difensiva "tuo padre deve essere proprio fiero di te" ammicca al mio ruolo nella squadra, e mi scappa un lieve sorriso orgoglioso sul viso leggermente arrossato. 
Quando esco, passo davanti la fermata del pullman, e vedo la chioma riccia di Yole seduta sul marciapiede, che fissa le sue scarpe come se fossero la cosa più interessante di questo mondo.
"Yole, che ci fai qui?" alza lo sguardo verso di me, e accenna un debole sorriso, scrolla le spalle e io capisco che Darren deve essere andato via senza di lei. 
"vieni con me, i pullman non passano mai a quest'ora" le faccio cenno, e lei mi segue senza dire nulla, sospirando appena. 
La situazione nella loro famiglia, non deve essere affatto facile. 
Cammina al mio fianco, e io mi trattengo dal farle tutte le domande che mi frullano nella mente.
Che impicciona.
"So che muori dalla voglia di chiedermi qualcosa" sorride lei, stringendosi nel cappotto
"Non andate d'accordo vero?"
"Non credo di essere io il problema. Darren nona accetta il fatto che sua madre si sia rifatta una vita, mentre lui è ancora fermo alla morte di suo padre. Ho provato a stargli accanto, a me lui piace un sacco, è forte e determinato, e quando è con voi è sempre sorridente e divertente, solo che non mi vuole tra i piedi"
"Poteva almeno accompagnarti oggi"
"Lui non è cattivo"
"Non ti ho mai vista frequentare i corsi, però"
"Frequento la School of Visual Arts, è affianco alla vostra" spiega "Vengo spesso nella vostra università per stare con lui, anche s non funziona mai" nasconde un debole sorriso amaro
"Ad ogni modo, dove abiti?"
"Nella zona est" mormora timorosa
"Ma è lontanissimo, e sta per iniziare a piovere. Puoi venire con me e aspettare che torni tuo padre" propongo
"Non vorrei disturbare te e i tuoi genitori" fa un passo indietro
"Tranquilla, non vivo con loro"
Saliamo e appena entriamo veniamo subito accolte dal calore della casa. Lascio il cappotto all'ingresso e lei fa lo stesso, timidamente.
"Ma questa casa è stupenda" mormora ammirando la città dalla vetrata del soggiorno.
"Ti ringrazio. Fa come se fossi a casa tua" raggiungo la cucina per preparare della cioccolata calda, poi torno in salotto dove la trovo seduta sul tappeto accanto al tavolino basso fra i due divano, mentre sfoglia con un sorriso l'album di disegno di Ly.
"Sono di un bambino questi?" Annuisco e lei sorride dolcemente.
Il campanello suona e io lascio le cioccolate sul tavolino.
"Ora lo conoscerai" sorrido andando ad aprire.
Subito Ly appare con il cappotto tutto bagnato e un broncio sul viso nervoso. Mio padre lo ha accompagnato a casa prima di scappare a lavoro.
"Fa freddo" si lamenta subito entrando
"Ly, lei è Yole. Yole, lui è Ly"
"Ciao piccolo" sorride Yole
"Mamma, è una tua amica?" Mi domanda in un sussurro.
Ly odia le persone che non conosce, soprattutto le ragazze, con Daisy e Blaire fa ancora un po' fatica, ma credo che la dolcezza di Yole possa tornare utile con lui.
"Si. Ora va in camera tua e datti una sistemata. Se fai in fretta ti lascio bere la mia cioccolata" esclamo divertita, e lui corre nella sua stanza con un gran sorriso
"Hai un figlio?" Yole è sorpresa
"L'ho adottato, circa un anno fa" annuisco, prendendo posto sul divano, al suo fianco. 
Mi piace Yole, è molto dolce e simpatica e a quanto pare anche a Ly non dispiace. Guardiamo un film in soggiorno mentre Ly sfoglia curioso i suoi disegni, poi, verso cena, il padre di Yole passa a prenderla, così va via. 
Dopo cena, io e Ly sistemiamo la sua stanza, poi gli preparo un piccolo dolce prima di andare a dormire. 
"Hol, il campanello" sento Ly gridare e sbuffo, lavando al volo le mani per poi correre ad aprire.
"Sono babbo natale" sento ridere dall'altro lato della porta, e sorrido quando Lucas entra in tutto il suo splendore
"Hai davvero portato dei regali?" domando divertita indicando il borsone sulla sua spalla
"Si, la biancheria da lavare" ridacchia
"Zio" Ly corre sulle spalle di Lucas che lo tiene saldamente con un gran sorriso
"Ancora sveglio?" Domanda poi curioso
"Stavo per metterlo a letto" annuisco, prendendo Ly per mano per poi tornare in camera sua.
Quando torno in salotto, mi getto sul divano accanto a Lucas, che inizia ad accarezzarmi i capelli con fare dolce.
"Mi mancavi" sorride
"Ho l'impressione che tu sia qui per dirmi qualcosa di più, però" lo canzono
"Ho sentito mio padre parlare con Dylan. Non ci ho capito molto Hol, ma ecco..." sospira, e io scuoto il capo nervosa
"Non mi interessa niente di Dylan, Lù"
"Lo so, e anche io, credimi. Ma se ci fosse altro sotto? Andiamo Hol, la cosa è strana" mi fa presente, ma non accetto storie
"Potrebbe, forse c'è qualcosa sotto, ma a me non interessa. E' andato via Lucas, qualsiasi cosa potevamo affrontarla insieme. Lui invece, è scappato" 
"Lo so, ma-" si ferma e si acciglia confuso "Che diavolo è questa puzza di bruciato" sgrano gli occhi, e mi alzo di corsa correndo verso il forno in cucina. 
"No, cazzo, il dolce" 

In This LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora