Quando il rumore dello sparo della pistola mi raggiunge, smetto di respirare.
I miei occhi si riempiono di terrore, mentre seguo velocemente la figura di Dylan che si accascia al suolo.
Il pavimento sotto il suo peso si tinge di rosso, e le lacrime iniziano a rigarmi copiose il viso.
"No, no, no" grido terrorizzata, correndo verso di lui, premendo subito le mani sulla ferita "Qualcuno ci aiuti. C'è bisogno di un medico" Michael corre prontamente verso di noi, seguito da mio padre.
Il viso del mio ragazzo si contrae in una smorfia mentre mio padre lo aiuta ad appoggiarsi con la schiena contro la parete.
"Va tutto bene, sto bene" annuisce passando la lingua sul labbro inferiore, per poi stringere il pugno sinistro.
"No" scuoto il capo in lacrime, mentre le mani mi tremano senza sosta "non va bene".
"Piccola" annuisce, cercando il mio sguardo, ma riesco solo a fissare il sangue che gli sporca la pelle, mentre mio padre preme al posto mio sulla ferita "piccola, guardami" con il braccio destro poggia una mano sul mio viso, accennando un debole sorriso di incoraggiamento "sto bene, guardami" e quando i miei occhi si scontrano con i suoi, le lacrime non cessano di uscire.
L'ambulanza ci mette poco ad arrivare per fortuna. Mentre i paramedici scortano Dylan sulla vettura, degli uomini in borghese portano via Josh e Brad.
"Tesoro, prendi questa" mio padre mi passa la sua felpa scura, e io la infilo senza dire nulla, e anche se sento lo sguardo pesante di Brad, mi rifiuto di voltarmi per guardarlo.
Quando arriviamo in ospedale, per la prima volta in vita mia, mi ritrovo in una sala d'attesa, e non dall'altra parte della porta della sala operatoria. È strano guardare le cose da qui. I medici corrono avanti e indietro, ma nessuno esce di lì, nessuno ti aggiorna. Devi solo aspettare. E io non sono mai stata brava in questo.
"Vedrai che starà bene, c'è tuo padre dentro con lui" il sorrido dolce di mia madre non mi rassicura, così resto in silenzio e mi getto fra le sue braccia senza aggiungere altro. Anche le lacrime sono cessate, sembra non ci sia neanche più posto per quello ormai.
Quando dopo quasi un'ora mio padre esce finalmente da quella sala operatoria, smetto di respirare e guardo l'uomo che mi ha cresciuta, sapendo che potrei odiarlo in questo momento.
"Sta bene" annuisce sereno, guardando soprattutto me "Il proiettile lo ha colpito al braccio sinistro e ha danneggiato i legamenti. Lo abbiamo estratto e non ci sono state complicazioni, si rimetterà del tutto tra un paio di mesi con la riabilitazione, soprattutto se vuole continuare a giocare a basket" spiega cauto, e mia mamma sospira di sollievo.
"Io devo vederlo" avanzo decisa, ma mio padre mi ferma poggiandomi una mano sulla spalla.
"C'è Michael con lui ora, e prima di tutto ti fai disinfettare le ferite anche tu" mi guarda serio, e so che non vincerò io questa volta.
Sospiro e annuisco obbediente, seguendolo nel suo studio mentre mia madre avvisava gli altri."Hai bisogno di punti" mi tocca delicatamente la fronte, dove c'è un grosso taglio che ormai non sanguina neanche più.
"Basta che sia una cosa veloce" le mie parole lo fanno sorridere, ma io resto impassibile seduta sul lettino con i jeans addosso e il reggiseno, mentre mio padre si prende cura di me.
"Non pensi alla paura che hai fatto prendere al tuo vecchio?" borbotta tra sé e sé "Mi è preso un colpo quando Cody ha chiamato...".
Faccio per parlare, ma le parole sembrano morirmi in gola. Per più di due anni Brad è stato al mio fianco, come un fratello, come ha potuto farci questo?
"Credo che tutto l'odio che si portava dentro in questi anni l'abbia fatto impazzire" continua mio padre "Per fortuna che è finito tutto-"
"Papà..." lui mugugna qualcosa per poi guardarmi, fermandosi con le sue medicazioni "Ti voglio bene" avevo solo bisogno di dirlo.
"Oh, la mia piccola bambina" accenna un sorriso tranquillo, felice, poi mi bacia la fronte e mi abbraccia come se fossi la cosa più importante al mondo per lui.
Quando finisce di medicarmi, mi accompagna finalmente da Dylan, ma senza bisogno che glielo chiedessi.
Quando entro nella sua stanza d'ospedale, che sarebbe la mia privata, lo trovo seduto tra le lenzuola con la schiena poggiata contro lo schienale del letto. Si volta verso di me, e accenna un debole sorriso mentre avanzo verso di lui, sedendomi sul bordo, al suo fianco.
Poggia dolcemente la mano sana sul mio viso, accarezzandomi le lentiggini con calma.
"È tutto finito" afferma in un sussurro "siamo solo io e te, adesso" sorride, mentre io chiudo gli occhi stancamente, beandomi del suo tocco.
"Ho rischiato di perderti" scuoto appena il capo.
"Hol, sono ancora qui, guardami" alzo il viso, incrociando i suoi occhi rassicuranti, e sorrido appena lasciandogli un dolce bacio sulle labbra.

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In This Life
RomansaLa cosa più brutta è guardare con occhi diversi qualcuno. Che prima era speciale e poi diventa come tutti gli altri •Sequel di : "In Another Life"• ***** { il libro è stato completamente scritto da me, ma potresti imbatterti in alcune frasi o citazi...