25. Parker

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"Sophia, quando torni a Madrid?" verso del latte nella tazza con le astronavi mentre Ly ci butta dentro un sacco di cereali diversi
"Non so. Sarei dovuta tornare ieri, ma mi piace qui, e lì non ho nulla da fare. Credo che resterò ancora un po'" scrolla le spalle passandomi una ciambella "Devo solo abituarmi al freddo" rabbrividisce nelle spalle
"Buongiorno" Dylan entra in cucina con fare assonnato, passa una mano fra i capelli di Ly per metterglieli in disordine, per poi sedersi al suo fianco
"Ho un'idea" Cody entra di corsa, facendomi sobbalzare "Organizziamo qualcosa per stare tutti insieme. Possiamo andare in montagna, voglio portare Ly sulla neve" propone, e subito il piccolo drizza la testa curioso
"Possiamo passarci il natale, o il capodanno" annuisce Sophia
"Meglio il natale" annuisco
Dopo colazione, Dylan ci accompagna a casa, e per tutto il tragitto Ly gli ha spiegato un sacco di cose sui dinosauri.
"Hol" Dylan mi richiama, mentre Ly corre verso il portone del palazzo "Passo a prenderti stasera? Ti porto in un posto"
"È un appuntamento?" lo provoco divertita
"Chiamalo come vuoi. Ci vediamo alle 8" mi fa l'occhiolino.
Non ho il coraggio di rifiutare, anche se so che dovrei. Ma come si fa a resistergli? 
Tornati a casa, Ly corre a guardare i cartoni, rigorosamente sui dinosauri, rubando dal frigo una ciambella avanzata dal giorno prima. Dopo pranzo, accompagno Ly a casa di Alex, il suo compagno di scuola, poi vado a casa di Madison, dove trovo anche mio fratello, intento a giocare con Jim alla PlayStation.
"Ciao mocciosi" saluto oltrepassando il gran salotto, per raggiungere le scale vetrate che portano alle camere al piano di sopra.
"Amore mio" Jim lascia perdere il joystick per correre ad abbracciarmi, lo lascio fare ridacchiando, e vedo Jason sospirare
"Tanto mia sorella non ti filerà mai, amico"
"Dovresti trovarti una fidanzata Jim, sul serio" rido allontanandolo, e lui mi sfiora il mento mandandomi un bacio volante
"Voglio solo te, tesoro"
Alzo gli occhi al cielo, poi salgo di sopra, raggiungendo la stanza di Madison. 
Apro la porta senza bussare, come al solito, e vedo subito la grossa schiena di Andrew piegarsi sul letto. 
"Oh merda" mi volto di scatto, e sento Andrew imprecare, accompagnato da una risatina della ragazza.
"Che ci fai qui?"
"Mi serve il tuo aiuto. È un emergenza. Perciò Andrew, infila il tuo coso nelle mutante e va via da qui" spiego restando di spalle, e li sento ridere
"Ho i jeans, idiota" esclama, e io sospiro voltandomi.
Li trovo sul letto distesi a parlare, lei è con un paio di shorts e in reggiseno, mentre lui ha per davvero i jeans.
"Sei una vera guastafeste, coach" Andrew si alza, recupera la maglia e la giacca, poi lascia un bacio sulle labbra di Madison, prima di andare via.
"Mi serve qualcosa da mettere" guardo la ragazza che mi fa cenno di seguirla nel suo impero, ovvero la sua cabina armadio.
Mi imbatto in alcuni manichini rivestiti con degli abiti stupendi, dalle gonne ampie e i corpetti decorati, sono ancora incompleti, ma sono da togliere il fiato.
"Mad, ma sono pazzeschi" sorrido sfiorando il tessuto morbido
"Almeno in una cosa sono brava" scrolla le spalle
"Sei brava in molte cose, Madison Davis, tranne in cucina, lì sei impedita"  affermo facendola ridacchiare.
Fortunatamente ho lei, che non solo mi presta un abito bianco stupendo, dalla gonna fino a metà coscia, con un corpetto aderente che mi risalta il seno, ma mi sistema anche i capelli e il trucco. 
Sono migliorata negli anni, non mi piace fare skincare, ma ho imparato ad usare la piastra e a mettere l'eye-liner.
Quando sono pronta, torno di sotto seguita dalla mia migliore amica, diretta verso Jason, per chiedergli di riportarmi a casa, tra poco sarebbe passato Dylan a prendermi.
"Hey, mocciosi, che ne dite?" Mad fa un cenno in mia direzione e per poco a Jim non cade la mascella
"Cazzo, poi mi chiedete perché sono ossessionato da lei..." boccheggia Jim, facendomi ridere e guadagnandosi un pugno sulla spalla da Jay-Jay.
"Cavoli sorellina sei uno schianto" alza poi il pollice in mia direzione
"Ok, non fatela arrossire che poi stona con il vestito" fa Madison, e proprio in quel momento il mio cellulare vibra.

Da Dylan: 
Ho avuto un contrattempo, piccola. Faccio un po' tardi, ma tu aspettami. 

"Cosa ha detto?" 
"Che fa tardi" 
Mad mi guarda poco convinta, e io scrollo le spalle, facendo poi segno a Jason di tornare.
Mio fratello mi accompagna a casa, e dopo averlo salutato, raggiungo il mio appartamento sperando che Dylan arrivi presto.
Guardo l'orologio, le 20:15, sfilo le scarpe e sto attenta a non sporcare il vestito, vorrei mangiare qualcosa ma preferisco aspettare lui.
20:30, bevo un succo, poi mi lascio cadere sul divano e accendo la tv con fare annoiato.
21:00, recupero una coperta perchè ho troppo freddo, aspetto rannicchiata sul divano mentre in tv parte il primo film di Harry Potter. 
23:30, mi sveglio di soprassalto, e in tv scorrono i titoli di coda del film, ormai terminato. Afferro il cellulare scivolato sul pavimento, e non trovo messaggi, ne chiamate di Dylan, solo alcuni di Madison, che mi dicono di aggiornarla. 
Mi alzo e vado dritta in cucina, sto morendo di fame, ma ho lo stomaco chiuso per il nervoso, così mi preparo una cioccolata calda senza cenare. 
Sono le undici e mezza di sera, e Dylan mi ha data buca. 
Arrabbiata, con l'umore a terra, e delusa da me stessa, per avergli permesso ancora una volta di farmi sentire così, infilo degli stivali comodi e una giacca pesante, per poi uscire di casa. 
Non mi va di restare qui, così fermo il primo taxi libero, e gli indico la strada verso l'ospedale. 
Quando metto piede in quelle quattro mura a me tanto familiari, sospiro, perchè ovunque vada, alla fine finisco sempre qui. 
C'è calma, qualche infermiere stanco dal turno di notte che chiacchiera con una tazza di caffè fra le mani, la sala d'attesa vuota, il telefono che non squilla. I pazienti dormono, il dolore è sparito nella notte, lasciando tutti con un vuoto dentro. 
Raggiungo il terzo pieno, e mi affaccio a quella che è la ia stanza d'ospedale. E' sempre la stessa, le stesse mura azzurre, lo stesso lampadario grigio, lo stesso armadio in legno chiaro, e lo stesso tavolo vuoto. Deve essere libera, non sembra esserci traccia di qualche paziente, così entro, sedendomi sul letto dalle lenzuola pulite. 

"Non credo che i pazienti possano restare qui, questa stanza è riservata alla figlia del medico Parker"
 questa voce, e mi stupisco quando vedo la piccola figura pallida sulla sua sedia a rotelle.
"Menomale che non sono una paziente, allora" scherzo, e lui trascina le mani sulle ruote, fino a raggiungermi con un sorriso stanco, e nel piccolo naso perfetto un tubo collegato alla bombola attaccata alla carrozzina.
"Allora perchè sei qui?"
"Perchè nonostante tutto, la mia vita è qui"
"No, Hol, la mia vita è qui. La tua è nella città più bella del mondo, fuori di qui"
"Sentitelo, hai paura che ti ruba il posto come paziente vip dell'anno?" scoppia a ridere, e mi beo di questo suono facendogli poi segno di aggrapparsi a me, mentre lo aiuto a distendersi sul letto al mio fianco.
"Clarke sarebbe fiero di te" la sua voce risuona nella stanza buia, dove l'unica luce che c'è è quella della città che penetra dalla finestra aperta.
Guardo Rudy con gli occhi lucidi, e lo abbraccio forte, accarezzandogli i capelli rosi ricci.
"Lo sarebbe di entrambi, anzi, lo è"
"Chi c'è qui?" la luce si accende con prepotenza, illuminando tutta la stanza.
Mi volto di scatto, e vedo Marcus e Travis sotto la soglia della porta, che sospirano appena ci vedono. 
"E chi poteva essere, se non i pazienti più noiosi dell'ospedale?"
"Hey Travis, noioso ci sarai tu" ribatte il più piccolo con un ghigno divertito 
"Noto che siamo tutti di turo, stasera" guardo Marcus, che mi fa l'occhiolino, mentre si lascia cadere sul divano davanti il letto, e Travis fa lo stesso. 
"Ciao ragazzi" Tini e Rosa, entrano entrambe con una grossa borraccia termica piena di caffè, che bevono come delle dissennate. 
"Sembrate drogate"
"Prova tu a stare sveglio da quasi 48 ore"
"Se penso che ci vogliono ancora 5 ore prima di tornare a casa" piagnucolano, facendomi ridere 
"Voi due siete le infermiere più scansafatiche che io conosca" le prende in giro Rudy
"Brutto moccioso, ora ti faccio vedere io chi è la scansafatiche" Tini lo raggiunge facendogli un leggero solletico sul braccio
"Che ne dite di fare davvero meno baccano voi? I pazienti dormono" bisbiglia Travis divertito
"Già, vi si sente dal corridoio" mio padre entra stretto nel suo camice bianco, e io sorrido quando lo vedo.
"Assomigli sempre di più al dottor Shepherd, sicuro non lo faccia apposta?" scherzo, e lui alza gli occhi al cielo
"E' a causa di quell'uomo e di quella serie se ho scelto di studiare infermieristica" annuisce Rosa ovvia
"Io per Mark Sloan" annuisce l'altra
"Io per salvare vite, pensate un po' che banale" scherza Marcus, facendoci scoppiare a ridere tutti.  
Quando Rudy mostra una brutta tosse, Travis e Rosa gli sono subito accanto, decidendo poi che è meglio farlo tornare in camera sua per riposare. 
"Va bene, andiamo" sbuffa lasciandosi trainare dall'infermiere "Hol, ci vediamo domani, vero?" domanda con un sorriso dolce, e io annuisco ovvia 
"Ma certo amore, ti porto la colazione" gli faccio l'occhiolino, e lui sorride per poi andare via insieme a Travis
"Cazzo" il cerca persone delle ragazze suona, ed entrambe corrono via, portandosi dietro il loro caffè 
"Vado anche io, devo controllare i miei pazienti" si stiracchia Marcus, e va via, lasciandomi con mio padre.
guardo l'uomo che mi ha cresciuta, che è uguale a me, e sorrido indicandogli di raggiungermi sul letto.
Lui sorride, spegne la luce troppo forte, e viene sul mio letto, appoggiando la schiena contro la spalliera, mentre io mi accoccolo a lui. 
"Papà"
"Cosa?" sento le sue mani accarezzarmi i capelli, e sorrido rilassata 
"Grazie"
Lui resta in silenzio, ma lo sento sorridere, e mi abbraccia forte, stringendomi fra le sue braccia. 
Quel grazie, è un po' per tutto. Troppo piccolo e riduttivo per rappresentare tutto ciò per cui gli sono grata.
Grazie per non avermi fatta morire papà, grazie per avermi guarita la prima volta dal cancro, e grazie perchè ci stai riprovando ancora. Grazie per avermi cresciuta con tanto amore, grazie perchè mi hai regalato la prima palla di basket a tre anni, e sei venuto a ogni mia partita. Grazie per avermi insegnato tutto quello che so oggi, grazie per avermi insegnato come essere indipendente, gentile, intraprendente. Grazie per non aver mai mollato, e di conseguenza ad avermi insegnato a non mollare mai.
Grazie papà, per essere esattamente così come sei. 
Il mio papà. 

Quando torno a casa, sono quasi le cinque del mattino. 
Mi sono addormentata fra le braccia di mio padre, e lui i ha lasciata dormire, fin quando non ho sentito il tuono squarciare il cielo, e ho deciso di chiamare un taxi per tornare a casa. 
Quando salgo le scale del palazzo, sono distrutta.
Recupero le chiavi dalla borsa, e quando sono fuori dalla porta di casa, vedo una sagoma appoggiata ad essa, che sobbalza appena mi vede.  
"Se permetti, devo passare" non lo guardo, ma faccio cenno di spostarsi
Sento il suo profumo, sento il suo sguardo bruciarmi l'anima, e vorrei solo piangere.
Piangere perchè mi sento così stupida, gli ho permesso di nuovo di farmi del male.
"Ti ho cercata tutta la notte, dov'eri?" la sua voce è calma, ma so che è solo apparenza 
"E tu dov'eri?" lo guardo furiosa, e cado nel suo tranello.
I suoi occhi si illuminano quando incrociano i miei, e vorrei baciarlo.
Sono patetica. 
"Ho sistemato delle cose. Te l'ho detto, voglio raccontarti tutto, e non voglio che mi aspetti ancora" 
"Sono stanca di aspettarti, Dylan" ammetto in un sospiro, mentre le spalle cedono stanche.
"Non dovrai più farlo"

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