Capitolo 36. And so this is Christmas

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Penelope

Le valigie pronte all'ingresso di casa sono allegre e ridenti, iniziano le vacanze di natale in Sicilia. Abbiamo deciso di passare il natale da Piero, i nonni non vedono l'ora di stare con la piccola che non pare molto convinta del viaggio. Piange da un'ora e non vuole saperne di calmarsi e anche i gatti nei trasportini si sono innervositi, Cleopatra non la smette di soffiare e Lucifero tra poco catapulta il suo trasportino.

"Amore, dobbiamo tardare la partenza?"
Mi chiede Piero arrivando con la piccola rossa in faccia che non la smette di urlare.

"No amore, mettiamole la giacca, e mentre carichi la macchina le faccio fare un giro nel parchetto sotto casa."
Dico prendendo il cappottino della piccola, glielo infilo e la tengo tra le mie braccia mentre recupero il mio cappotto e la mia borsa.

Piero scende e gli mando le cose con l'ascensore, io viaggio pesante, ma viaggiare con due gatti e una bambina è un trauma, per fortuna scendiamo in macchina, perché se avessimo scelto come mezzo l'aereo, ce ne sarebbe voluto uno privato.

Una volta spedito tutto giù prendo la mia borsa e dopo uno sguardo veloce a casa inserisco l'allarme e chiudo il portone.

"Allora patatina sei pronta a vedere i nonni?"
Chiedo alla mia piccola che pare essersi calmata.

Scendo nel parchetto mentre vedo Piero con le mani in testa, non sa come sistemare il cofano ed è in panico.

Mi avvicino piano.

"Papi, le nostre valige al lato, le borse di Cassiopea sotto, e su i trasportini dei gatti. I regali spargili un po'. Attento però"
Dico prendendo una borsa e posandola sul sedile posteriore, accanto al seggiolone, speriamo che la piccola stia calma nel suo seggiolone.

Partiamo da Milano con Cassiopea addormentata, mi siedo sul sedile del passeggero, in caso inizi ad urlare ci fermiamo in autogrill per farla calmare e magari mi accomoderò sui sedili posteriori.

Il viaggio procede piuttosto bene, anche se la piccola piange spesso e passo il viaggio sul sedile posteriore a cercare di calmarla, vuole la mia mano su una guancia e si addormenta, ma non posso levarla, o inizia ad urlare come le disperate.

Nel momento del traghetto c'è un po' il mare mosso, e Cassiopea fa così tanto casino da attirare gli sguardi di tutto il traghetto, si forma una calca assurda intorno a noi, di gente che vuole fare delle foto con Piero e per non far fotografare la piccola l'attacco al seno, tenendola più nascosta possibile, anche se c'è chi si sporge per guardarla.

Scendere le scalette del traghetto con la piccola tra le braccia sono assolutamente una trappola mortale, faccio un gradino per volta, non vorrei caracollare per le scale e schiacciare mia figlia.

Arrivo in macchina con le gambe che mi fanno male per la tensione.

"La gente tra poco mi fotografava anche le tette per fare una foto alla piccola. A che gli servono le foto di Cassiopea?"
Chiedo a Piero mentre cullo la piccola per farle fare il ruttino.

"Amore la gente è curiosa."
Mi risponde lui, ma è stanco.

"Amore sei distrutto. Ti avevo detto che potevamo fermarci per una notte."
Dico toccandogli la nuca piano.

"Voglio arrivare a casa."
Mi dice lui convinto.

Usciamo da Messina e Piero imbocca la strada per arrivare a casa, lo vedo un po'più tranquillo e rilassato.

Arriviamo a casa distrutti, Cassiopea è isterica e i nonni non possono neanche sfiorarla che lei diviene ancora più isterica.

"Ci sono le arancine, non sapevamo a che ora sareste arrivati."
Ci dice Gaetano che guarda la piccola.

I tuoi occhi scrivono una canzone sulla mia pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora