Capitolo 27. Sarà un amore diverso...

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Capitolo 27.

Sarà un amore diverso grande quanto l'universo, che il tempo non potrà toccare

Penelope

Piero è tornato dal tour promozionale di Notte Magica negli stati uniti e sud America. Siamo andati a prenderlo in aeroporto a Catania e al vederlo arrivare non mi sono trattenuta, ero troppo emozionata, due settimane lontano da me, in questo periodo con gli ormoni che ballano non è stato facile. Gli sono corsa incontro come una fan impazzita, lasciando basite le ragazze che erano li per lui, ma io ho la priorità. Tra le sue braccia ho iniziato a piangere come una bambina, mentre lui mi stringeva e mi coccolava.

Siamo a casa da qualche giorno, ha portato una quantità di cose da lavare non indifferente, è una settimana che andiamo avanti a lavaggi con Eleonora, tra lui e la famiglia laviamo e stendiamo in continuazione e poi per fortuna che qui c'è il sole, a Milano dovremmo comprare un'asciugatrice, perché tutte queste cose non possiamo lavarle e asciugarle come si fa qui.
Il mio termine è scaduto ieri, quello dei medici un bel po' di tempo fa, ma io so quando l'ho concepito questo bambino, e il termine esatto era ieri e la fagiolina di mamma non si decide a venire fuori.

Levo dalla lavatrice le lenzuola che ho cambiato stamattina al letto mio e di Piero per andare a stenderle in terrazza, almeno non arrivano in strada.
Con la bacinella tra le braccia inizio a scendere le scale.

Piero

Penelope pare più calma di quando sono partito, non litighiamo da un sacco di tempo e posso passare il tempo a baciarla per bene e coccolarla tutto il tempo che voglio e lei non si lamenta, anzi spesso cerca le mie coccole come Lucifero.

Mentre studio uno spartito sulla poltroncina in camera sento Penelope dare un urlo che squarcia quella quiete e fa scemare tutta la melodia che mi si era formata in testa. Sento anche un boato, corro nel corridoio senza badare a nulla.

"Amore!"
Urlo come un pazzo vedendola accasciata nelle scale, con la bacinella dei panni alla fine delle scale tutta rovesciata.

Maledizione le dico sempre di non fare le scale con pesi, è pericoloso.
La vedo respirare velocemente, il petto le fa su e giù con un ritmo veloce ma scandito, è terrorizzata.

"Penny!"
Urlo avvicinandomi a lei, la vedo tramortita.

"Chiama un'ambulanza Piero."
Mi dice stringendo i denti e stringendo il marmo sporgente dello scalino.

"Che succede?"
Le chiedo impaurito dalla sua reazione.

"Sta nascendoooo..."
Mi dice lei urlando e di colpo piegando la testa indietro, i nervi del collo sono visibili e tesi.

"Minchia! Mammaaa!"
Inizio a urlare nel panico, io non so che si fa in questi momenti.

Come non detto arriva papà con un'arancina in mano, la sta mangiando beato. É così tranquillo, non si preoccupa assolutamente di nulla.

"Che c'è?"
Mi chiede distratto, intento a gustarsi il suo spuntino.

"Sta nascendo papà."
Dico nel panico più totale mentre tengo la mano di Penelope.

"Chi?"
Mi chiede lui stranito fissandomi.

Mi alzo e gli vado vicino indicando Penelope.

"Papà."
Lo scuoto un po'.

Mi fissa di rimando e gli si illumina la lampadina nel cervello.

"Oddio, chiamo il 118."
Mi dice correndo in cucina.

I tuoi occhi scrivono una canzone sulla mia pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora