Capitolo 35. Così davvero non so più su che pianeta sto

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Penelope

Siamo a Bologna in studio, la piccola piange e sono nella hall dove ci sono le macchinette. Entrare da quella porta è stato difficile, ho ricordato l'attacco di Piero, per difendere la sua fan, quando ancora andavamo solo a letto insieme e non eravamo praticamente nulla. Pendevamo soltanto uno dalle labbra dell'altro.

La piccola piange a non finire, e non possiamo muoverci finché loro non finiscono. Inoltre stasera c'è una serata di beneficenza alla quale i ragazzi devono presenziare e hanno chiesto a noi ragazze di accompagnarli.

Mentre Magda e Irene sono andate a fare shopping perché Magdalena voleva delle scarpe nuove, io sono rimasta qui, perché fuori c'è un freddo atroce e ho paura che la piccola mi si ammali. Se si ammalasse non saprei proprio come fare, a volte mi sento davvero rimbambita con lei.

Piero esce scazzato dallo studio, mi spiega che non riesce a concentrarsi e il fonico gli ha gentilmente detto di uscire e riprendersi perché fa schifo. Forse è colpa mia che lo distraggo dallo studio.

Gli prendo un tè caldo alla macchinetta e gli lascio in braccio la piccola. Magari si calmano entrambi. Mentre gli porto il tè noto la piccola crollata in un sonno pacifico tra le sue braccia e lui con gli occhi che stanno per chiudersi.

"Amore il tè."
Gli dico piano.

Lui mi bacia appena e poi lo beve piano a piccoli sorsi.

Si posa sulla mia spalla e fa una mini pennichella finché una ragazza mora non viene a chiamarlo, il fonico vuole che vada a provare.

Mi lascia la piccola e stanco va verso la sala d'incisione.

Usciamo due ore dopo dagli studi, Piero è sfatto. I ragazzi vanno in Hotel, abbiamo un po' di tempo per riposare prima della serata, ci diamo appuntamento a casa di Franz per le otto in punto, così arriviamo insieme all'evento.

Guido io fino a casa di Francesco mentre Piero distrutto chiude gli occhi sul sedile del passeggero, ma mi accorgo che a volta si volta a guardarmi e da un'occhiata al cruscotto per controllare la velocità, ma non mi dice nulla.

Piero

Dopo le registrazioni di stamattina, dove per registrare un pezzo piccolissimo, ho perso mezza giornata ho dormito sul divano di Francesco finché non è venuta Penelope a svegliarmi. Era in accappatoio da camera già truccata. Stasera non ci voleva questo evento. Ora dovrò riprendermi.

Penelope mi prepara il caffè, lo fa anche per Francesco che è chino sul tavolo a studiare i suoi benedetti libri. Non se ne stacca mai.

Beviamo il caffè ancora caldo e poi vado a fare una doccia mentre Francesco resta solo a studiare in sala.

Quando rientro dalla doccia Penelope sta giocando con la piccola sul letto. È ancora in accappatoio da camera e fa ridere quella piccoletta, che a ridere ci prova ma è ancora piccolissima per poter ridere ancora.

Vado a infilarmi l'intimo.

"Amore ma mi hai messo solo boxer in valigia!"
Dico seccato.

"Le mutande sono tutte a lavare, quelle che sono rimaste intere, Cleopatra ci gioca, perché tu le lasci sempre fuori dal cestino."
Mi risponde lei prendendo la piccola tra le braccia per allattarla.

Metto i boxer che odio perché mi stringono il culo e dico a Pen di muoversi, siamo in ritardo, intanto mi vesto.

La piccola ciuccia con calma il suo seno.

Non mi va di lasciarla a Francesco stasera, ma dobbiamo proprio.

Penelope

Cassiopea ha ciucciato come se non mi vedesse mai più, ha sentito il  distacco probabilmente. Penso a quella mattina in clinica, e mi viene da piangere. Se ci penso ora la mia vita senza di lei non avrebbe alcun senso. Quando mi guarda con quegli occhioni grandi, di ghiaccio che ha mi fa sciogliere.

I tuoi occhi scrivono una canzone sulla mia pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora