VII~ Con le spade spazzate

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POV ERIC

Cosa. È. Successo.

Porca miseria...cosa cazzo è successo?!

Un attimo prima stavo aspettando in macchina la psicopatica ritardataria, pensando ad un modo con il quale cominciare la conversione, ed un attimo dopo una bomba sexy esce da casa con una mazza da baseball in mano.

Cazzo!
Mi ci picchio con quella mazza.

Wow, nessuno è come lei.
È una gran gnocca, e che qualcuno mi perdoni il francesismo.

E, Dio!, come si è avvicinata!

Non è stata sfacciata.
Non è stata Aurora, pronta a piegarsi a novanta con quei vestitini per mettere in mostra il suo culo d'oro, no.

È stata...oh, non lo so.
È stata capace di mandarmi fuori di testa.

È stata una predatrice.

E poi...quando è stata sul punto di baciarmi, si è tirata indietro!

Oh, che meschina.
È malvagia.
È una sexy, ingenua, meschina seduttrice.

Tutto in lei mi attrae, dal viso innocente, alle curve che ispirano pensieri peccaminosi.

Ma l'attrazione... l'attrazione non è niente.
L'attrazione non fa parte del cuore, non è un sentimento.
No, non ho paura di legarmi a lei.

Sono troppo diverso da lei per provare qualcosa nei suoi confronti.

Ma le illusioni di una donna sono il loro più fragile punto di appoggio, e so che si aggrapperà alla speranza di una relazione solida come se fosse la sua unica ancora.

Il problema è che affonderà.
Affonderà come tutte quelle prima di lei, perché potrà essere strana, ma alla fine, nel profondo del loro cuore, sono tutte uguali.

Aspettano il principe azzurro, e non si rendono conto che nessun uomo lo è, o lo sarà mai.

Siamo guerrieri con le spade spezzate, sconfitti dal peso delle aspettative, che pur di riconquistare la gloria uccidono le principesse che giurano di difendere.
💕

💕
La prima parola che mi viene in mente appena arrivo al locale è caos.

La musica si sente fortissimo già dal parcheggio, e le luci stroboscopiche lanciano ombre colorate sul viso del buttafuori, che a braccia incrociate sorveglia l'entrata.

Aspetto che Elsa scenda dalla macchina, prima di girare la chiave e chiuderla, avvicinandomi a lei.

Osserva l'ingresso con uno scintillio entusiasta negli occhi, e impiego qualche secondo per squadrarla per bene.

Il vestito le sta perfetto, mette in mostra tutte le curve (esplosive), ed ad ogni movimento sembra brillare d'oro.
I lunghi capelli biondi le cadono in morbide ciocche lungo la schiena, lasciata scoperta dal vestito, che le si è anche alzato di qualche centimetro, mettendo ancora più in mostra le sue gambe.

La raggiungo e le poso una mano sulla spalla, lasciata scoperta dalle bretelle del vestito.

-Andiamo?- propongo, suadente.

Lei esita, guardandosi attorno, poi ingoia a vuoto e annuisce.

È stabiliante la sicurezza che ha mentre cammina verso l'ingresso, senza vacillare, senza inciampare: è come se indossasse un paio di scarpe da ginnastica, invece che degli stivali potenzialmente letali.

Le cingo la vita con il braccio, e mostro al buttafuori il pass che è stato dato a tutti gli studenti.

-Su le mani, Falcinelli. Vedere ma non toccare.- mi riprende subito Elsa quando la mia mano scivola un po', incontrando la resistenza delle paillettes.

-Uff...- sbuffo,ma con un sorriso divertito.

Fa così la dura, non sa che cederà a breve.
Quasi mi dispiacerà spezzarle il cuore.
💕

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POV ELSA

Ora ci dò dentro.

Il mio primo pensiero appena entrati in discoteca è questo.

I miei occhi vengono catturati dalla parete di bottiglie messa dietro al bancone.

La prassi nelle storie è sempre stata:
• Non hanno intenzione di bere
• Bevono fino al coma
Be', io no.

Io lo ammetto: ci dò dentro.

Se non mi ubriaco mi fai un torto, Destino.

Non che bevva quantità industriali, solitamente, ma oggi devo esagerare per forza.
Non reggo, altrimenti.

La situazione è così vista-e-rivista che quasi mi annoia, ma non posso annoiarmi.

Soprattutto considerando che sto ad un appuntamento.

Con la coda dell'occhio studio Falcinelli accanto a me, che sta facendo vagare lo sguardo nella sala.

Mi chiedo cosa stia cercando.
Amici? Conoscenti? Nemici? Ragazze?

È inutile fingere: si vede lontano un miglio che non prova niente per me, al massimo attrazione fisica.

Io lo so che mi ferirà, perché è così che va.

Ma al tempo stesso non voglio lasciarmi sfuggire l'occasione di innamorarmi.
E di fargliela pagare.

-Elsa!- mi volto di scatto al suono della voce ci Jasmine, che cammina verso di me col sorriso sul viso.

L'abito blu cobalto stretto in vita da un cinturino dorato si abbina perfettamente alla sua carnagione scura, e i capelli castani sono legati in una semplice treccia.

Senza vacillare, dato che ha indossato delle scarpe comode, mi raggiunge e mi abbraccia, strappandomi dalle grinfie di Falcinelli, che solo adesso si ricorda di me.

-Ah, Jasmine.- la saluta, ricordando il suo nome.

Lei sorride in risposta, sciogliendomi dall'abbraccio e facendomi un occhiolino.

-Oggi ti sei messa in tiro, eh?- insinua.

-Te l'ho detto che questo vestito chideva solo un'occasione così.- replico

-Sei davvero f... bella. Molto bella.- mi dice Eric.

Mi giro verso di lui con un sorriso zuccheroso.
Palesemente falso.

-Grazie.- dico.

Jasmine si allontana, verso il bancone, quindi io mi giro verso Eric e lo fulmino con lo sguardo.

-Hai finito di guardare il culo alle ragazze?- domando, gelida, notando la sua distrazione.

Lui si volta verso di me con noncuranza.
-Non lo stavo facendo, amore.-

Se l'omicidio non fosse un reato, ti ammazzerei seduta stante, sappilo.

-Amore un corno. E non provare a mentire, ci manca solo che me le indichi.- replico, secca.

Lancio un'occhiata verso Jasmine, che in questo momento sta cercando di evitare un tizio che mi sembra fin troppo insistente.

-E ora vado a farmi un bicchiere di qualcosa. Au revoir. -
E mi dileguo.

Quando raggiungo il bancone, squadro il tizio da capo a piedi, che non sembra essere ubriaco.
Peggio.

Jasmine sta evitando il suo sguardo e cerca di allontanarsi, mentre beve un bicchiere di...coca-cola?! Stiamo scherzando?! Fa la santarellina, ora?!

-Ehi, tu, bellimbusto, dileguati.- lo apostrofo, sistemandomi accanto a Jasmine, senza degnarlo di un apparente sguardo, ma sedendomi su uno sgabello e posando i gomiti sul bancone, in attesa che il barista mi guardi.

-Stavo solo parlando con la tua amica.- risponde, mentre Jasmine mi si avvicina.

-No, tu non stavi...—una vodka lemon, grazie—... parlando con la mia amica. Tu la stavi importunando. É diverso.- ribatto.

Il barista mi serve la vodka, e io avvicino il bicchiere alle labbra, mentre il tizio continua a rompere le ovaie con la sua presenza.

-Be', non penso possa dispiacere alle puttane come voi.- 

Io lo decapito.

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