LXXXVI~ «Lungi da me»

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POV ELSA

Avrei dovuto lanciargli qualcos'altro addosso.
Tipo una bomba.

Vederlo qui, elegante e perfettamente bello, mi sta destabilizzando più del previsto.

Mi sono detta molte volte che se l'avessi rivisto mi sarei comportata civilmente.
Non so se lanciargli il pacco d'assorbenti sia stato molto civile, però.

Mi getto sulla scrivania, recuperando l'astuccio e tirandolo contro la sua espressione da pesce lesso, mentre osserva ancora gli assorbenti, stupito.

Lo colpisco sul petto, e sembra riscuotersi.

-Elsa, sta' ferma!- esclama, mettendo le mani avanti per pararsi.

-COSA CI FAI TU QUI! ESCI FUORI SUBITO!-

-Perfavore, lasciami spiegare!-

-AHAHAG ASSOLUTAMENTE NO!- grido, aprendo i cassetti della scrivania e lanciandogli contro i libri.

-Elsa...- prova a dirmi, venendo però colpito dal libro di inglese.

-LUNGI DA ME, STRONZO!- ululo, scagliandogli contro la sveglia.

-Elsa, perfavore!- schiva la sveglia.

-VATTENE A FANCULO!- continuo a strepitare.

-Mia Belle...-

-NON CHIAMARMI COSÌ! VA' VIA DI QUI!-

-Ok, Elsa, però ora...-

-"ORA" UN CORNO, TESTA DI CAZZO!-

-Eddai, Elsa, perfa...- NO, ASTIANATTE NO, POSALO.A.TERRA!-

-ASTIANATTE SÌ, INVECE!- strillo, lanciandogli contro il dizionario di greco, delirando completamente.

Lui è abile a schivarlo, e perciò mi fiondo su quello di latino, ma mi si lancia contro, stile wrestler, placcandomi e immobilizzandomi al muro.

Le sue mani su di me sono quanto più ho agognato in questo mese, eppure mi dimeno con forza, i polsi imprigionati nella sua stretta, calpestandogli i piedi, mentre il nodo dell'accapatoio è sul punto di slacciarsi.

Eric abbassa il mento, e i suoi occhi sono grandi e azzurri mentre cerca di guardarmi.

Mi libero dalla sua presa, e alzo una mano velocemente, abbattendola sulla sua guancia in un sonoro schiaffo.

Restiamo immobili a fissarci, le cinque dita stampate sul suo viso, le labbra socchiuse, stupiti entrambi per il mio gesto, ansimanti dopo esserci fatti la guerra.

E poi stiamo facendo l'amore, baciandoci con passione, mordendoci le labbra e azzannandoci come belve.

Mi spinge contro il muro, e le sue mani si impossessano del mio accappatoio, mi tira vicino a lui.

E ci incastriamo di nuovo, pezzi di cuore venuti a mancare, ricomponiamo i nostri desideri e ci perdiamo tra i battiti.

Ci azzuffiamo, spingendoci lontano e poi stringendoci forte, mordendoci e colpendoci, accarezzando le ferite che ci procuriamo stando distanti e vicini.

-Elsa, mi dispiace...mi dispiace, ma tu meriti di meglio. Ho fatto tante cose brutte in passato e non volevo che tu mi guardassi ancora vedendo in me il riflesso dei miei peccati.- mormora nell'incavo del mio collo.

Gli poso le mani sulle spalle e lo allontano per guardarlo negli occhi.
-Sei un idiota.- affermo, allungando una mano per sistemargli una ciocca bionda.

-L'unico riflesso che vedo in te è quello del mio cuore. Ti amo, Eric Falcinelli, nonostante tutto. E non posso credere che tu abbia anche solo pensato una cazzata del genere. Mi hai privato di ogni possibilità di scelta: decido io chi merito.- dico, mentre i suoi occhi scintillano.

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