POV ELSA
Il disturbo da stress post traumatico è la conseguenza di un fattore traumatico estremo a cui qualcuno ha assistito, o in cui è vissuto, o che si è confrontato con eventi che hanno implicato morte, minaccia di morte, gravi lesioni, o minaccia all’integrità fisica propria o di altri.
Eventi come, ad esempio: aggressioni personali, violenze, disastri naturali, guerre e combattimenti, rapimenti, torture, incidenti o malattie gravi.I sintomi sono molteplici: immagini, pensieri, incubi.
Agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando.
Disagio psicologico o reattività fisiologica verso fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico.
Evitamento persistente degli stimoli associati al trauma, e attenuazione della reattività generale.
Difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno.
Irritabilità o scoppi di collera.
Difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.Il disturbo da stress post traumatico è quello che, in questo mese e mezzo, mi ha tenuta sveglia la notte, imprigionandomi negli incubi e nei ricordi.
Come risolverlo? Con tempo.
Tempo e medici specializzati.
Sono guarita? No.
Ci sto provando? Con tutta me stessa.-C-ciao...- balbetta Eric Falcinelli, insicuro, stupefatto.
Abbozzo un sorriso, mettendolo insieme alla bell'e meglio, ma è come se i miei muscoli facciali si fossero dimenticati come si fa.
Continuo a guardarlo negli occhi, tenendo a bada la paura che vorrebbe costringermi a guardarmi intorno.
Siamo vicini, ma non ci tocchiamo, e questo è fonte di un grande sollievo per me.
Non sono ancora pronta per quello.-L'hai denunciato.- constata Falcinelli, malcelando il tremolio della voce.
-Non proprio: l'ho querelato- bisbiglio, accompagnando la risposta con un cenno del capo.
Sembro una bambina piccola.
Ridicola. Davvero.-E hai intenzione di...—
La voce di Falcinelli viene interrotta da un sussurro —che non è affatto un sussurro— al mio indirizzo.
-Che puttana.-
Durante questo mese, ho sentito gli studenti, e anche alcuni professori, riferirsi a me con insulti come "troia".
Ho ignorato queste persone: non volevo neanche alzare lo sguardo, timorosa di incrociare quegli occhi, e ho lasciato correre, ho lasciato che le persone parlassero e mi insultassero, che mi etichettassero, ignari però alla loro superficialità e meschinità.
Ho percepito la crudeltà del genere umano, la perfidia delle parole, la critica negli sguardi.
E mai, mai, ho provato a difendermi, a ribattere, a combattere per me stessa e per i miei diritti, per il rispetto che mi è dovuto.
Ho lasciato che mi calpestassero, che sottomettessero indegnamente l'ombra di quella che ero.
E adesso sono solo un alone sfocato di una persona piena di vita, un riflesso distorto.
Sono solo le ceneri delle fiamme che ero prima, ma ho deciso quando sono andata dalla polizia a presentare querela che il mio fuoco ricomincerà a bruciare.
È perciò con un movimento instintivo, involontario quasi, che mi volto verso il ragazzo che ha parlato, per rendere giustizia a me stessa.
Inquadro il ragazzo con istantanea precisione, cercando di mantenere saldo lo sguardo, che tenta tuttavia di sfuggire a quegli occhi, che si sovrappongono ad altri occhi.
-Che stronzo.- replico fulminea, provocando lo stupore della folla, dimentica delle mie risposte.
-Cosa hai detto?!- esclama il ragazzo, incredulo, con un tono minaccioso.
Chiudo gli occhi di scatto, annaspando per fuoriuscire dalle ombre di quella notte, che ad ogni mio respiro tentano di trascinarmi di nuovo nell'oblio degli incubi, riportandomi in quel vicolo cieco.
Spalanco gli occhi, accantonando le immagini e puntando lo sguardo sul ragazzo.
Non mi farò calpestare ancora.-Ho detto...- ripeto, lentamente, fra i denti, la mia voce ferma e risoluta.
-...che stronzo.- concludo, dandomi un'enorme soddisfazione personale.Eric si piazza di fronte a me —un po' in ritardo, non pensi, Falcinelli?— con un ringhio sommesso, affiancato in fretta da Jasmine, che da quella notte degli orrori è diventata la mia più battagliera custode.
-Gira alla larga, scricciolo.- minaccia, guardando dall'alto in basso il ragazzo, che effettivamente è più piccolo di noi.
Eppure lui non desiste, ma gonfia le guance offeso.
-Ha detto che sono uno stronzo!- ribatte, ricordandomi terribilmente i bambini.
-E tu l'hai chiamata puttana. Ora dimmi, tesoro, è peggio un insulto che mina alla libertà di genere e che è legato unicamente alla vita sessuale di una donna, quando siamo tutti consci che Elsa non ha mai voluto che accadesse ciò, o è peggio un insulto universale che paragona ad un escremento, dato per risposta?- la voce di Aurora precede la sua apparizione, ed anche lei si schiera dalla mia parte, fronteggiando con un sorriso languido il giovane, che di fronte a tale bellezza si ritrova balbettante.
Tutti mi danno le spalle, ed è come se mi rendessi conto solo adesso della loro giacca bianca, indossata con orgoglio, dove lampeggia minacciosa la scritta "Custos".
Custode.Trattengo il fiato, facendo saettare lo sguardo da Eric a Jasmine, Aurora, Adam e Alessandro.
Sono i miei custodi.La campanella che segna la fine della ricreazione suona, facendomi sobbalzare, e facendo dileguare gran parte degli studenti, ragazzo sconosciuto compreso.
Aurora si volta verso di me con un gesto plateale, regalandomi un sorrisetto compiaciuto, posando poi la mano sulla spalla di Alessandro, licenziosa.
-Be', direi che dobbiamo tornare in classe.- commenta.
Annuisco, voltandomi verso la classe, affiancata immediatamente da Jasmine.
Be', non è andata come speravo.
Avrei voluto parlare, sorridere un po' di piú, magari provare a ridere, almeno per ricordare come si fa, e invece la meschinità del genere umano ha prevalso sul mio desiderio di un nuovo inizio.-Elsa!- mi chiama ad un tratto Eric, con voce squillante, rimasto da solo nel corridoio, a guardarmi andare via.
Mi volto verso di lui, inclinando la testa con un interrogativo negli occhi.
Lui arrischia un sorriso, inizialmente esitando, ma in seguito lasciandosi sfuggire un sospiro e passandosi la mano fra i capelli, imbarazzato, mentre un lieve rossore gli imporpora gli zigomi.
Eric Falcinelli sta arrossendo?!
Sogno o son desta?
Devo cambiare occhiali?-Mi chiedevo se...se potevo chiamarti. O messaggiarti...stasera.- balbetta.
Resto in silenzio a fissarlo mentre attende la mia risposta, pensando alla possibilità di riprendere in mano la mia vita, viverla e non subirla, ma esserne padrona.
Annuisco, abbozzando un sorriso.
-Ok.- dico.
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Visto e rivisto 💕
RomanceVisto e Rivisto 💕 Tutta colpa del Destino ~ 💕 Elsa è una diciottenne che ha un'idea tutta sua sull'amore, e quando una sfida le si presenta davanti, non può far altro che accettarla. Eric è la personificazione del cliché: biondo, occhi azzurri, ca...