LXX~ «Non voglio sapere»

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Sbatto la schiena contro il muro con forza, mentre le dita slacciano in fretta i bottoni del giacchetto che indosso, la bocca ammutolita dai baci frenetici di Eric, che in questo momento si sta liberando della maglietta, scuotendo i capelli come un leone scuote la propria criniera.

Mi sfilo la giacca, facendola cadere a terra, e lui infila le dita sotto la maglietta, accarezzandomi la pelle, mentre io gli palpo i pettorali.

-Ti amo.- sussurro al suo orecchio, liberandomi della maglia e lasciando che mi tocchi e che mi marchi con le sue labbra.

Le sue dita sfiorano il bordo dei miei jeans, e mugulo di piacere quando, lentamente, comincia a slacciare la zip.

Gli salto in braccio, liberandomi dei pantaloni, e lui mi sbatte nuovamente contro il muro, con una mano sulla mia schiena e un'altra che armeggia con i suoi pantaloni.

Immergo la mano nei suoi capelli, tirandolo delicatamente, mentre lui ansima e i nostri sospiri e respiri si uniscono e si mischiano in un inebriante scontro di anime e corpi.

-Elsa, non posso credere che ieri tu...-ODDIO NO! COS'HANNO VISTO I MIEI OCCHI! AAAAAAH-

Ci separiamo di scatto, sbarrando gli occhi e voltandoci a velocità luce verso la porta, che avevamo evidentemente dimenticato di chiudere, inquadrando Luca, paonazzo, con una mano sugli occhi.

-Luca! La privacy?!- strillo.

-La porta era aperta!- replica lui, sempre con la mano in faccia.

-Rivestitevi, animali in calore. Mi avete traumatizzato.- borbotta.

I miei occhi scandagliano la stanza alla ricerca degli indumenti che ho gettato con poca cura, finché Eric picchietta il dito sulla mia spalla nuda, porgendomi la sua maglietta.

La afferro, titubante, mentre lui si infila i jeans e li chiude in fretta.

Indosso la sua maglietta, che profuma inevitabilmente di menta, abbastanza lunga da arrivarmi poco sotto il sedere.
Maledettamente tipico.
Che ci vuoi fare.

-Ok, siamo vestiti. Che volevi dirci?-

Luca leva lentamente la mano dagli occhi, guardingo, ed individua subito me, con indosso la maglietta di Eric, e Falcinelli, a petto nudo e i capelli che scintillano.

Gli punta un dito contro, cercando di risultare minaccioso, ma senza riuscirci.

-Tu...sei figo, ma non osare farti trovare di nuovo in questa situazione, o ti castro.- sibila, facendo irrigidire Eric, mentre io mi schiaffo una mano in faccia, dimentica degli occhiali, che si appannano.

-Luca...lascialo perdere.- lo difendo, mettendomi davanti ad Eric, ritrovandomi il dito accusatore a pochi centimetri dal naso.

-Perché sei qui?- domando, cercando di distrarre mio fratello, che tuttavia continua a fulminare Falcinelli.

-Per rimproverarti: ieri sei sparita! Ma ti sembra il modo?! Sono tuo fratello, sono responsabile per te! Potevi mandarmi almeno un messaggio, mi hai fatto preoccupare da morire, idiota!- mi sbraita contro, dimenticandosi in fretta di Eric.

-Mi dispiace... è solo che mi è passato di mente.- mi scuso, contrita.

Luca sospira, passandosi una mano in faccia, facendo saettare lo sguardo da me ad Eric.

-Sì, posso immaginare cosa avessi in mente.- commenta, mentre io arrischio un sorriso.

Restiamo in silenzio a guardarci, finché un vociare sempre più insistente interrompe la sfida di sguardi in atto.

-Ma che cazzo...- impreca Luca, avvicinandosi alla finestra e affacciandosi.

I suoi occhi si spalancano, socchiude le labbra, sorpreso, poi rientra dentro e guarda me ed Eric.

-Giornalisti.- dice soltanto, facendo precipitare il mio stomaco da altezze indicibili.

Serro le braccia al petto instintivamente, e sobbalzo quando sento qualcuno bussare alla porta.

Eric mi posa una mano sulla spalla, accarezzandomi il collo con il pollice, cercando di calmarmi.
Ingoio il groppo in gola, dirigendomi verso l'ingresso e sbirciando dallo spioncino.

C'è una moltitudine di gente straordinariamente vicina, armata di telecamere e microfoni, che si spinge fra loro per essere in prima fila.

Al centro di questa, individuo una chioma rossa familiare: la testa china, gli occhi verdi scintillanti.
Accanto a lei, un ragazzo massiccio, alto, con gli occhi grigi che fissano minacciosi ogni persona che si avvicina a loro.

Mi volto verso Eric, mentre un sorriso da capolino sul mio viso.

-Sono Emily e Diego.- informo, guadagnandomi lo sguardo confuso di Luca, che non li conosce.

Eric sorride, avvicinandosi alla porta e mettendo mano alla maniglia, mentre io mi nascondo dietro di lui.

-Apro?- domanda, la folla all'esterno che fa sempre più rumore.

-Apri.- confermo, e lui abbassa la maniglia, spalancando la porta.

Agguanta al volo il braccio di Diego, che afferra il polso di Emily, e li trascina rapidamente dentro, chiudendo immediatamente la porta dietro di sé e appoggiandovisi contro, sospirando.

Diego e Emily inciampano all'ingresso, prima di riacquistare l'equilibrio e guardarsi attorno, confusi dalla rapidità delle azioni.

Infine, gli occhi di Emily incontrano i miei, ed un sorriso triste le incurva le labbra, prima che mi venga ad abbracciare.

-Mi dispiace così tanto, Elsa...mi dispiace davvero, ho provato a chiamarti ma tu non hai risposto, e poi Eric mi ha detto che la situazione era grave, e poi ha detto che l'avresti denunciato e quindi sono venuta per darti il mi sostegno e appoggio e...- che cosa stai indossando? É la maglietta di Eric quella?!- conclude il discorso con un'esclamazione e gli occhi sgranati, mentre io cerco di tirare giù il più possibile l'orlo della maglia.
Forse avrei dovuto indossare un paio di pantaloni. Ops.

-Non pensavamo di trovarti qui...- commenta Diego, rivolgendosi ad Eric e dandogli una pacca sulla spalla.

-Be', dall'ultima chiamata le cose sono cambiate...- risponde Eric, lanciandomi un'occhiata allusiva.

-Non voglio sapere.- commenta Diego, con un sorriso divertito, mentre Emily fa saettare lo sguardo da me a Falcinelli.

-Anche io avrei voluto non sapere.- interviene Luca, palesando la sua presenza.

-Ah, ragazzi, lui è Luca, mio fratello. Luc, loro sono Emily e Diego.- faccio le presentazioni.

Diego stringe la mano che Luca gli sta porgendo, imitato poi da Emily, che concede a mio fratello uno di quei sorrisi dolci di cui è capace.

-Bene: tra poco viene qui il mio ragazzo, quindi io me ne andrò. Vedete di non distruggermi casa.- ci avverte, ciabattando poi in cucina.

Io conduco gli ospiti in salone, e ci accordiamo sul divano, mentre cerco di mantenere una posizione composta con questa maglia che non compre niente.
Potrei assentarmi per recuperare un paio di pantaloni?

La cosa peggiore è che Eric continua a fissarmi, praticamente spogliandomi con gli occhi, e nonostante io cerchi di ignorarlo, sento il suo sguardo su di me.

Appena seduta, Emily si volta verso di me, seria, quasi professionale, sfoderando il telefono.

-Dimmi quando andremo in tribunale, ed io ti troverò altre ragazze che sosterranno la tua accusa.- dichiara, convinta.



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