XXI~ «Stiamo facendo un'orgia»

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La prima cosa a cui penso appena sveglia, oggi, è tra dieci giorni è Natale.
E ciò significa che mancano sei giorni alla fine della scuola.

La seconda cosa è che oggi è sabato, e ciò significa che mia madre sarà qui tra —lancio un'occhiata all'orologio— due ore.

Panico.

Mi butto giù dal letto, strisciando sul pavimento alla ricerca delle mie ciabatte, che indosso rapidamente prima di correre in bagno.

-Elsa?- mi chiama mio fratello, bussando alla porta.

Apro con lo spazzolino in bocca, domandando cosa vuole solo con lo sguardo.

Telepatia avanzata.

-Sei pronta?- mi chiede.

Sì, guarda, lavo i denti in pigiama per battere i record.
Ti sembro pronta?!

Scuoto la testa, perdonandolo all'istante: è evidentemente nervoso.

Sputo nel lavandino, sciacquandomi la faccia e la bocca.
Nello stesso momento, suona il campanello, e mio fratello si precipita alla porta.

Mentre corro in camera, distinguo la voce di Adam, e deduco che mio fratello l'abbia invitato.
Ottimo. Così ci sarà meno tensione, spero.

Infilo jeans e maglietta, cercando la felpa che Luca mi ha prestato ieri.

-Lu'? Hai visto la tua felpa verde?- grido, rovistando fra i panni gettati alla rinfusa sulla sedia.

Ma dove l'ho messa?!

Luca si affaccia nella stanza, storcendo il naso alla vista del disordine ed individuandomi in mezzo a questo.

-No. Non te l'avevo prestata ieri?- chiede.

-Sì, ma non la trovo. - spiego, guardandomi intorno e pensando a dove possa averla messa.

Luca fa spallucce.

-Quando sei tornata, ieri, non ce l'avevi.-

Ah.
Oh, no.
Merda.

-Porca trota!- impreco, afferrando il telefono.

-L'ho lasciata a casa di Falcinelli.- spiego, digitando furiosamente un messaggio.

Giuro che se si presenta qui, non rispondo delle mie azioni.
Lasciami in pace, Destino.

-E perché ti sei tolta la felpa?!- chiede Luca.

Lo zittisco con un gesto della mano, digitando il numero di Eric e decidendo di chiamarlo, dato che non risponde ai messaggi.

Non presentarti qui.

-Avevo caldo.- mento, mentre il telefono squilla.

«Pronto?»

«Oh, grazie a Dio! Senti, ho lasciato la mia felpa da te, e...»

«Sì, lo so: te la sto portando.»

Ma vaffanculo.
Basta. Mi trasferisco in Alaska.

«NO! Torna subito indietro. Me la ridai domani. Non osare venire qui.» minaccio, mentre Luca poggia la schiena contro lo stipite della porta e incrocia le braccia.

Adam si affaccia nella stanza e mi saluta con uno sventolio di mano.

«Giuro che se vieni ti...—oh, ciao Adam—... dò in pasto al cane del vicino.»

E il bello è che non c'è nessun cane! Né un vicino.

«Adam? Perché c'è Levi con te?»

Mi comprerò un vicino e un cane solo per fargli mangiare Falcinelli.
Giuro che lo faccio.

«Stiamo facendo un'orgia. Ma poi, non devo renderne conto a te! Non venire.» ripeto.

«Troppo tardi.» afferma.

E il campanello suona.

Ecco, è giunta la fine.
Che la giornata imbarazzante abbia inizio adesso.

Scatto verso l'ingresso, e aprendo la porta trovo un Eric Falcinelli sorridente e quasi abbagliante, con la felpa di Luca in mano.

Per un secondo mi immobilizzo, osservando come il sole fa brillare i suoi capelli.
Poi però mi riscuoto quando una folata di vento gelido mi penetra dentro le ossa.

-Grazie per la felpa.- dico svelta, afferrandola senza neanche farlo entrare.

Ogni secondo è prezioso.
Forse sono ancora in tempo.

-Prego.- replica Falcinelli, mentre alle mie spalle sento i passi di Adam e Luca.

Saranno confusi.
Ma io lo so come vanno a finire queste cose.
Se mi salvo è un miracolo.

-Ok, ora puoi andare. Ci vediamo lunedì a scuola, ciao.- rispondo sbrigativa.

Sto per chiudere la porta in faccia ad Eric, quando sento il rumore di una macchina.
In anticipo, come sempre.

E non c'è più alcuna via di scampo.
Prevedibile.

Mi esce un lamento strozzato dalla gola, mentre mi arrendo e sbuffo.

-Ok. Ascoltami bene, Eric Falcinelli: quella è mia madre. Quindi ora tu sarai invitato a pranzo automaticamente. Se solo osi  non comportarti in modo impeccabile, io ti faccio a fette. Intesi?- ringhio, afferrandolo per il polso e facendolo entrare, sbattendo la porta.

Lui annuisce, confuso, prima di scontrarsi con l'espressione dura di Adam e quella più nervosa di Luca.

-Ok.- ripeto, massaggiandomi le tempie.

Infilo la felpa, legandomi i capelli e mettendomi in posizione.
Abbia inizio lo show.

Il ticchettio dei passi di mia madre sempre più vicino costringe Luca ad aprire di nuovo la porta, per trovarsi una donna vestita di tutto punto pronta a suonare il campanello.
Che non funziona.

-Elsa! Luca.- esclama mia madre, partendo da me, come sempre.

Entra in casa con le labbra tinte di rosso piegate in un sorriso.

Fa poi spaziare lo sguardo, individuando Adam, e arricciando il naso, cercando di ricordarsi il nome.

-Adam Levi, giusto?- chiede conferma, stupendomi.
Ma quindi se lo ricorda?!

Adam fa un sorriso che potrei definire vampiresco.
-In persona, signora.- conferma.

Mia madre abbozza un sorriso, e quasi fatico a credere che sia sincero.
Poi il suo sguardo si ferma su Eric, e i suoi occhi si spalancano.

Eh sì, mamma.
Lo so che è un gran figo.

-E questo giovanotto chi è?- domanda, tra il perplesso e lo stupito.

-É un mio amico.- taglio corto, mentre Eric tende la mano per stringere quella di mia madre.

-Eric Falcinelli.- si presenta, scanzonato e pronto.

É come se avesse progettato tutto questo.
Bah, quasi mi aspettavo un baciamano, però.
Mi cali, così.

-Una tuo amico, Elsa?- ripete mia madre, probabilmente chiedendosi come si possa essere solo amici di uno come lui.

Annuisco, risoluta, fulminado Falcinelli con lo sguardo, che sembrava propenso a rivelare una baggianata colossale.

Non faremo la stessa storia dell'infermeria, chiaro?!

-Be', vogliamo accomodarci in salotto?- propone Luca, impostato e distaccato.

Mia madre annuisce, e tutti insieme —stile mandria— migriamo verso il salone, dove mi siedo sul divano.

Eric incontra il mio sguardo, e per un attimo ripenso al suo enorme divano con nostalgia.

Lui si siede accanto a me, e quasi salto quando la sua mano si posa sulla mia.

Mi accerto che nessuno ci veda, dopodiché mi rilasso, perché nonostante tutto la sua stretta mi trasmette tranquillità e sicurezza.

Mannaggia al Destino.
Mannaggia a me.
E mannaggia ad Eric Falcinelli.

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