LXXVII~ «Mi stai guardando il culo, vero?»

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POV ELSA

-Su, dai, monta qui sopra.- mi dice Eric, accennando col mento al motoscafo di fronte a noi.

Sono scesa dall'auto praticamente saltellando, dopo un'ora e mezza di viaggio, respirando l'odore del mare, mentre il vestito mi ondeggiava leggero attorno alle gambe.

Il mare.
La voglia d'estate irrompe dentro di me come una marea, e le onde si infrangono brutali contro il mio cuore, scavandogli dentro, spazzando via ogni pensiero.

Eric mi ha condotto verso uno stabilimento piccolo, tranquillo, ed ha adocchiato da lontano la sequela di pedalò, motoscafi e canoe.
Da lì ho capito, e l'esuberanza ha raggiunto livelli indescrivibili.

Ci siamo diretti verso le imbarcazioni, e mentre io mi guardavo attorno, alzando la testa per ammirare il paesaggio, con le onde che mi lambivano le caviglie, Falcinelli ha parlato con il ragazzo che adesso sta tenendo fermo il motoscafo sul quale mi accingo a salire.

Quando i miei piedi toccano la superficie del motoscafo, vacillo un po', per poi riacquistare l'equilibrio.

Eric mi segue subito dopo, facendomi l'occhiolino e piazzandosi davanti al volante.
O si dice timone? Non ne ho la più pallida idea.

-Sai guidare questo coso?!- domando, incredula, sfiorando con le dita il parapetto e inclinando la testa verso Eric, che annuisce convinto.

A questo punto, afferro il prendisole, e me lo sfilo, facendo sciogliere i capelli, che mi ricadono in boccoli biondi sulle spalle.
Soffio un ciuffo capitatomi di fronte al naso, sistemandomelo dietro l'orecchio.
Mi libero delle ciabatte e mi posiziono a prua, pronta a godermi lo spettacolo del mio uomo a capo di un signor motoscafo.

Quando incrocio di nuovo gli occhi di Eric, noto che mi sta fissando, puntando su di me due zaffiri splendenti, che mi scavano dentro proprio come le onde del mare, facendomi annegare nel suo sguardo.

Quasi mi si mozza il fiato in gola per l'intensità di quello sguardo, e un rossore imbarazzato mi imporpora gli zigomi.

Si riscuote subito, e mi lancia un sorriso splendente come il sole.

-Pronta, mia Belle?- mi domanda poi.

Annuisco, veemente, e lui parte.

Ecco, andare in motoscafo è un'esperienza unica.
Non che sia la prima volta: ci sono andata quando ero piccola, quando la mia famiglia era ancora unita, ma ormai quelli sono ricordi velati d'amaro a cui preferisco non pensare, per non farmi investire dal risentimento e dalla tristezza.

Il vento mi smuove i capelli, che volteggiano come impazziti attorno al mio viso, sfiorandomi le guance e la schiena nuda.

Quando Eric accelera una risata mi sfugge dalle labbra.
Ci allontaniamo sempre di più dalla spiaggia, finché non diventa solo una macchia indistinta nell'immensità d'azzurro che ci circonda.

Mi volto verso Eric con una folle gioia negli occhi e nel sorriso, e lui ricambia, molto concentrato, le mani sul volante.
O timone.

Mi avvicino a lui vacillando un po', aggrappandomi a ciò che posso per non cadere, finché non mi ritrovo al suo fianco, terribilmente bassa, scalza, senza equilibrio.

Quando mi guarda, però, dimentico di essere tutto ciò che una perfetta protagonista non dovrebbe essere mai: non depilata, bionda, disordinata.

Siamo solo io e lui, in una distesa infinita d'azzurro. Solo due gocce d'acqua in mezzo all'oceano.

Siamo due fiocchi di neve che cadono nelle profondità marine, svenendo nell'immensità.

Osservo con gli occhi spalancati quanto più possibile, afferrando con lo sguardo ogni sfumatura dell'acqua.

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