LXXXVIII~ Una sera per riconquistarla

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Mi lancio verso Elsa come fossi una palla di cannone, piantandomi davanti a lei a gambe divaricate, leggermente ansimante per la corsa che ho fatto.

Inclina la testa di lato e mi guarda confusa, gli occhi verdi che scintillano divertiti.

-Che c'è?-

-Vuoi ballare con me, mia Belle?- chiedo, tendendo una mano e inchinandomi leggermente.

Non sono un principe, ma per stasera proverò ad assomigliargli.
Solo per te, perché mi fai desiderare di diventare qualcuno di migliore.

-Come desidera, milord.- accetta, posando le sue dita delicate sul mio palmo.

Cominciamo ad ondeggiare mentre le note di un lento invadono l'aria e si propagano per i corridoi bui.

Le mie mani sono sulla sua vita sottile, il tessuto dell'abito liscio sotto la mia presa.
Lei mi accarezza distrattamente la nuca, facendomi ricoprire la pelle di brividi.

Sta riflettendo, si mordicchia le labbra rosse e non mi vede davvero, così come non vede ciò che la circonda.
Ma io ho una sera per riconquistarla, e non intendo lasciarmela sfuggire.

-A cosa pensi?- domando.

Le sue labbra si curvano in un sorriso mesto, e i suoi occhi trafiggono i miei con sincerità.

-A noi.- sussurra, sincera.

-Pensieri sporchi?- insinuo, avvicinandomi al suo orecchio per mormorare queste parole e sentirla ridacchiare.

Lei inclina la testa all'indietro per guardarmi meglio, con quel sorriso furbo e quella luce maliziosa negli occhi, e so già che sta per replicare qualcosa che mi manderai in tilt.

Più cerco di imbarazzarla, più lei mi sorprende replicando, con le guance rosse.

È capitato innumerevoli volte che rispondesse alle mie insinuazioni, e quello rimasto sconfitto dal nostro gioco di seduzione sono spesso stato io.

Nessuna ragazza che ho conosciuto ha mai replicato nulla quando facevo doppisensi o alludevo a qualcosa: si limitavano ad imbarazzarsi e a fare un risolino gorgogliante.

-E se anche fosse?- domanda infatti Elsa, soffiando la frase con quelle labbra rosse.

La mia presa si fa più decisa, mentre reprimo l'istinto carnale.
Non ancora.

-Allora sarei costretto a rapirti e legarti ad un letto.- ribatto, vedendola sgranare gli occhi, gli zigomi rossi.

-Non se ti lego ad un letto prima io.- replica, accompagnando la frase con le dita che percorrono i contorni dei bottoni della camicia.

-No, sarò io a farlo: ti guardano tutti.- dichiaro, mentre lei si guarda attorno smarrita.

-Oh, perfavore bellimbusto, non dire scemenze: qua l'unico che ha gli occhi di tutte addosso sei tu.- mi fa notare.

-Gelosa, mia Belle?- la stuzzico, stringendola a me.

-Giammai.- risponde in fretta, le lebbra curvate in un sorriso.

-Oh, invece io sì.- replico, appropriandomi delle sue labbra proprio come ho voluto fare dal momento in cui è arrivata in salotto con questo vestito indosso, stasera.

Le sue mani stringono la mia camicia, stropicciandola, mentre io le sfioro la schiena scoperta.

-Sai...forse dovresti davvero legarmi ad un letto.- sussurra sulle mie labbra, e per un momento di puro oblio non ragiono più.

Elsa. Letto.
Letto. Elsa.
Elsa. Legata. Letto.
S.O.S.

Siamo fermi in mezzo a questa improvvisata pista da ballo mentre ci baciamo e il mio cervello ha smesso di ragionare, le note del lento che sfumano pian piano nel silenzio.

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