LVIII~ Dei singhiozzi spezzati

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⚠️ATTENZIONE⚠️
Una scena presente nel capitolo potrebbe impressionare le persone sensibili.
Perciò, per evitare malesseri o agitazioni, vi invito a saltarla e a leggere —eventualmente— il "riassunto" che trovate a fine capitolo.
Buona lettura 💕
~B.B.
💕

-Ho la mazza in macchina.- sussurro, mentre io e Jasmine percorriamo il marciapiede, tese, sentendo i nostri passi seguiti da quelli del ragazzo.

Lei annuisce, pallida, ingoiando a vuoto.

-Tu la vai a prendere, io faccio da esca.- bisbiglio, cercando di sopprimere il timore.

-No!- ringhia lei, voltandosi repentinamente verso di me.

-Sì. È l'unico modo. Non mi succederà niente.- provo a rassicurarla, cercando di mantenere a bada il tremolio della mia voce.

-Elsa...-

-Jasmine. Ti prego.- la supplico, ottenendo il suo consenso, anche se con l'espressione di voler tutt'altro.

Faccio un respiro profondo, poi passo le chiavi a Jasmine in un gesto fugace, e veloce.

Le nostre mani tremano, ma non ho il tempo di darle una stretta rassicurante.

Jasmine prosegue dritta, velocizzando il passo, ma senza correre, per non destare sospetti.

Io cambio direzione, come se fosse un gesto del tutto naturale.

La paura mi offusca la ragione, ma sto cercando di pensare il più lucidamente possibile.

Io so che lui vuole me: sono io che l'ho sfidato.

E infatti mi segue.

Continuo a camminare, le luci si fanno più rare, le strade più silenziose: si sente solo il ticchettio dei miei passi, e quelli del tizio.

Mi infilo in un vicolo, cercando di seminarlo, sperando che Jasmine sia arrivata alla macchina.

Con orrore, mi rendo conto di aver imboccato un vicolo cieco.

Oh, no.
No.
No, ti prego. Ti prego.

Quando sento i suoi passi dietro di me, mi volto.

Ha un'andatura rilassata, le mani in tasca, le spalle larghe, alto e smilzo, la mascella quadrata e due occhi scuri.

Quello sguardo viscido si punta su di me, e serro le mani a pugno, per non fargli vedere quanto stiano tremando.

Il mio respiro è veloce, mi sento quasi svenire.

Indietreggio senza smettere di fissarlo, e senza nemmeno provare a scappare: non ho vie di scampo.

Le mie spalle sbattono violentemente contro il muro, ma lui continua ad avanzare, fino a fermarsi a pochi millimetri da me.

Le punte delle nostre scarpe si toccano.
Mi viene da vomitare.

-Guarda chi si rivede...- mormora, mellifluo, allungando una mano e sfiorandomi una ciocca di capelli.

Mi scosto bruscamente.
Jasmine, fai presto.

Al mio gesto, serra le labbra in una smorfia di sdegno, gli occhi scintillanti come miccia, lussuriosi.

Mi afferra la mascella, e mi sfugge un mugolio, mi sbatte la testa contro il muro, e si avvicina al mio orecchio.

-Ti pentirai per avermi sfidato...- ringhia, prima di lambire la pelle del mio collo con la lingua.

Disgustoso.
Non mi rendo conto che sto piangendo fin quando le lacrime non mi bagnano le labbra.

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