XXXV~ «Marca il territorio»

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Stringo il braccio di Eric come se fosse il mio unico appiglio, e probabilmente gli sto bloccando la circolazione.

-Elsa!-

Quando riconosco la voce amica della signora Falcinelli, quasi mi sciolgo per il sollievo.

-Sei splendida, tesoro!- si complimenta appena arrivata, dopo avermi lanciato un'occhiata e avermi sorriso, rassicurante.

-Grazie, anche lei.- ricambio, con una raffinatezza che non mi appartiene.

La signora Falcinelli arrossisce, splendida in un lungo abito viola che le fa risaltare gli occhi azzurri.

-Elsa, puoi allentare la presa, per favore?- mi chiede Eric, fra i denti, muovendo appena le labbra.

-Oddio, scusa!- esclamo, staccando le mani dal suo braccio, avvampando.

La signora Falcinelli ridacchia, divertita, mentre afferra al volo, da un cameriere che passeggia per il locale, un bicchiere di champagne.

-Dovrai far in modo che tutti la conoscano, lo sai? Si parlerà di questa cena. Marca il territorio, ragazza.- dice la madre di Eric prima di sorseggiare lo champagne.

Schiudo le labbra, sorpresa, mentre tutti i pensieri volano via dalla mia testa.

Si parlerà di questa cena?
Conoscere tutti?
Marcare il territorio?
La questione qui è più seria del previsto. Mi ha scambiata per la fidanzata.

-Mamma, sei ubriaca?- domanda Eric, facendo ridere la donna.

-No, tesoro. Ma tu fai il gentiluomo come ti ho insegnato, e vai a prendere qualcosa da bere a questa ragazza. Mi raccomando, nulla di troppo alcolico.-

Con uno sbuffo, Eric si allontana, ma sono sicura di averlo sentito borbottare qualcosa come "Beve come un camionista."

-Elsa, finalmente. Chiacchera fra donne!- sbotta la signora Falcinelli.

Eh? Oh,no.
No, non ero preparata, nonostante fosse prevedibile una cosa del genere. Eh,no.
Awe, Destino, pensavo avessi finito con la roba cliché!

-Come?- domando, alquanto allarmata.

-Tu, tu mi piaci, ragazza. Quindi marca il territorio. Ti sto avvisando: qui ci sono un sacco di ragazze, figlie di imprenditori e gente importante, che non vede l'ora di parlare e dire in giro "SoNo La RaGaZZa di ERiC FaLciNeLli". Ma tu sei diversa, l'ho visto subito. L'unica, tra una moltitudine di quelle venute a casa, l'unica a venire in ospedale.-

Ho la sensazione che sia davvero ubriaca. Aiuto.

-Appena ti ho vista mi sembrava un'allucinazione: una bella ragazza, ed anche gentile, che si preoccupa per mio figlio! Non per i suoi soldi, o per il suo bel faccino.-

-Uhm?-

-Io voglio te al suo fianco. Tu non lo vedi, perché forse non lo conosci abbastanza, ma ha un sorriso perenne, quando è con te. Sembri renderlo felice, e allegro. Buon Dio, in diciotto anni non ho mai visto Eric fare cose stupide, e poi un giorno torno a casa e trovo la farina sparsa per tutta la cucina! La sua risposta? "É stata Elsa", ed io non avevo mai sentito il tuo nome prima! Poi ti ho conosciuta in ospedale, e lì è stato amore a prima vista.-

Toglietele lo champagne.
Sta delirando.

-Perciò te lo dico con il cuore: marca il territorio. E comincia da quella tipa lì.- conclude, afferrandomi per le spalle e spingendomi in avanti, verso il tavolo del buffet.

Grazie al mio equilibrio riesco a non inciampare, ma vacillo soltanto.

Il mio sguardo si punta di fronte a me, dove noto Eric chiaccherare con un'adorabile ragazza.

Ecco, se mi sentivo bella fino a due secondi fa, lei mi ha appena distrutto l'autostima.

Alta, tutte curve messe in risalto da un candido abito stretto, e una cascata di ricci castani a coprirle la schiena scoperta. Due caldi occhi marroni circondati da un trucco perfetto, è semplicemente bellissima.

Ed è ovvio che Eric parlo con lei.
Loro due si appartengono. Belli e impossibili.
Ma io, io che cos'ho di diverso?

Prima che possa anche solo pensare di fare alcunché, il padre di Eric mi si para davanti, affiancato da un alto uomo imponente, con i capelli scuri ingrigiti dal tempo e un sorriso sornione.

-Elsa, giusto?- è la prima cosa che mi dice il padre di Eric.

Il mio sguardo diventa glaciale, mentre mi raddrizzo e nascondo il tremendo nervosismo dietro una facciata di sicurezza ed eleganza.

-Giusto.- confermo, piegano le labbra in un sorriso cortese.

Eric, ma dove sei?
Dovevamo affrontare in due tutto ciò.
Dovevi esserci tu a parare i colpi.
Dove sei quando mi servi?

-Volevo scusarmi per quella volta, a pranzo.- è la seconda cosa che mi dice.

Percepisco lo sguardo dell'uomo accanto al mio interlocutore squadrarmi attentamente, e portare alla luce tutte le imperfezioni che non mi rendono come loro.

-Le scuse sono ben accette. Non le ho risposto nel migliore dei modi.- snocciolo, impostata.

-Ed oggi sei qui con Eric, no? Lui dov'è?-

-É lì a parlare con mia figlia, Giovanni.- interviene l'uomo.

Il mio stomaco sembra precipitare, e trattengo il capogiro.

Sua figlia.
Sta parlando con sua figlia.

-Oh, si ora lo vedo. Ah, Elsa, non ti ho presentato Ruggiero, che maleducato. In ogni caso, ora lo sto facendo: Elsa, Ruggiero Torretta, il signore che dirige l'impresa per cui lavoro. Ruggiero, Elsa Rossi, un'amica di Eric.- presenta.

Il modo in cui vengo presentata è scialbo e ridicolo perfino alle mie orecchie, minimizzate e sminuente.
Per non dire "presa per il culo".

Già. Il signor Falcinelli mi sta felicemente prendendo per il culo di fronte a questo tizio che non smette di fissarmi dall'alto in basso.

Nonostante ciò, faccio valere la mio buona educazione e tendo la mano, che Ruggiero Torretta stringe senza aspettarsi la mia stretta salda.

E nonostante tutto ciò, io non esiterò.

-É stato un piacere parlare con voi, ora se permettete vado a recuperare il mio accompagnatore e a conoscere sua figlia.- mi congedo, in fretta.

Con passo spedito mi dirigo verso Eric, senza riuscire più a mantenere le mani ferme a causa del tremore impazzito, mentre il cuore martella nel mio petto, stringendo il nodo in gola.

Mi tuffo sul buffet con foga, ficcando in bocca una dopo l'altro delle tartine di dubbia provenienza.

-Ma che stai facendo?!-

Mi volto verso la figlia dell'imprenditore ingoiando l'ultima tartina.
Dietro di lei, Eric mi osserva allarmato.

Mantieni il controllo, sei stata così brava fin'ora.

Calo la barriera,
e fiera
osservo come anche tu soccombi.

-Uh, salve.-

OK, E QUESTA COME MI È USCITA?!

-Cosa stai facendo?!- ripete, ringhiando.

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