Capitolo 19

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Amo i frullati del Fluffy's Cafe, credo sia una droga per me.
Serena finite le lezioni mi ha chiamata e le ho detto che mi trovavo qui.
"Come stai Blair?"
"Come devo stare?..."
"Chuck è stato davvero un angelo, non credevo fosse così."
"Non lo è infatti."
"Cosa?"
"Hai capito bene. Mi sbagliavo sul suo conto. Avevi ragione tu. È uno stronzo, c'è poco da fare. Stamattina mi ha gridato di andarmene."
Mi abbraccia senza dire nulla.
"Non mi hai raccontato com'è andata ieri con Dan." Cerco di cambiare discorso per non piangere.
"Bene, siamo andati a cena e poi abbiamo fatto una lunga passeggiata per le strade più belle. È stato molto romantico. Stasera ci vediamo di nuovo."
"L'ho conosciuto stamattina, ero al parco, sembra un bravo ragazzo sono contenta per te!"
"Mi fa piacere che la penso così." Sorride.
"Ho preso gli appunti anche per te."
Dice porgendomi dei fogli.
"Grazie, sei un tesoro!" Dico abbracciandola.
Finiamo il nostro frullato e usciamo per una passeggiata. 
Oggi le lezioni sono finite prima perciò abbiamo molto tempo prima di pranzo.

Decidiamo di girare per i negozi. Lo shopping rende tutte più felici!
"Blair devi provare questo!"
È un meraviglioso tubino pieno di lustrini con una scollatura a forma di cuore dietro la schiena.
"È stupendo! Lo provo subito."
Entro in camerino e una volta provato mi guardo allo specchio.
Mi sta davvero benissimo ma la cosa che noto più di tutte è quel succhiotto. Una lacrima cade sulle mie guance ma cerco di scacciare via quei brutti momenti.

Siamo stanche per tutti i negozi che abbiamo girato così decidiamo di tornare a casa.
"Ci vediamo domani a scuola?"
"Sì a domani"

Sono al telefono con Vanessa, una mia compagna per i soliti pettegolezzi sui professori.
"E quando stava cancellando non arrivava alla lavagna per quanto era basso!"
"Ahahah poveretto! Ci vediamo domani vane"
"A domani"

Continuo a camminare ma sbatto contro qualcuno.
"E chi poteva essere se non tu? Ma guardi dove cammini?"
Chuck.. quanto ti odio in questo momento.
Passo avanti senza dire nulla.
"Cos'è il gatto ti ha mangiato la lingua?"
Torno indietro.
Mi fa male la mano per la sberla che gli ho dato.
"Non osare avvicinarti mai più a me. D'altronde cosa dovevo aspettarmi da te?"
Ritorno sui miei passi e finalmente sono a casa.

"Signorina Blair, non è possibile che sta ogni sera da Serena, lei nasconde qualcosa. E poi non è andata a scuola, non indossa la divisa."
"Dorota...ti prego sono distrutta, ti prometto che più tardi ti racconterò ma ti prego non dirlo a mia madre..."
Mi sorride.
"Il pranzo è quasi pronto, vostra madre è di sopra."
Va bene. Salgo su da mia madre a salutarla e poi scendo di nuovo mettendomi sul divano.
Sono triste... Vorrei urlare...
Questa mattina grazie a Serena ero un po' più su di morale ma ora la tristezza e il dolore che provo invadono il mio corpo.

Dopo aver pranzato ho fatto una video chiamata con Vanessa e con altri compagni per rimanere al passo con le lezioni. È passato un intero pomeriggio e si è fatto già buio.
Studiare mi ha distratta per un bel po'.

Faccio un bagno caldo e provo a rilassarmi un po' ma invano. Piango...piango tanto.. per Nate ...per Chuck. Oh Chuck Bass... Perché mi tratti così? Che fine ha fatto il Chuck che mi aveva salvata?

Avvolgo il mio corpo nell'accappatoio e asciugo i capelli.
Metto il pigiama e mi metto subito a letto.
Ho chiesto a Dorota di portarmi una tisana calda in camera, non avevo fame.

Sono le 00:30 e quando decido finalmente di addormentarmi mi vibra il cellulare.
Non guardo neanche chi sia e rispondo.
"Uhm...pronto?"
"Sono sotto casa tua..sto male ti prego...non sapevo dove andare...sono ubriaco aiutami."
È Nate... Ho paura... Non posso lasciarlo lì però in quelle condizioni.
"Aspettami lì."
Scendo di corsa.
"Blair...credevo non saresti scesa..."
Puzza di alcol. Ha un occhio nero e quasi si regge in piedi.
Non merita il mio aiuto, dopo quello che mi ha fatto meriterebbe di marcire in carcere.
Ma io non sono come lui. Io tengo a lui.
"Nate ma che hai fatto?" Chiedo toccandogli l'occhio gonfio e nero.
"Mi sono imbattuto in una rissa, credo."
Lo aiutò ad entrare e a salire.
Lo faccio stendere sul mio letto togliendogli le scarpe.
"Cos'è successo?"
Chiedo sedendomi accanto a lui.
Si alza sedendosi. Poggia il viso sulla mia spalla e piange come non l'ho mai visto piangere.
Poggio la mano sul suo viso.
"Mio padre... è uscito dal carcere..."
"È fantastico no?"
Si alza e si toglie la maglietta.
"Nate ma che cazzo fai..o mio dio..."
È pieno di lividi...
"È stato tuo padre?"
"Si"
"Perché l'ha fatto?"
"È colpa mia se l'hanno arrestato...ha ragione lui. E meriterei di stare io lì dopo quello che ti ho fatto..."
"Non pensarci più. Ora riposa. Tuo padre è stato arrestato per traffici illegali, tu non c'entri proprio nulla. Stanotte puoi stare qui."
"Grazie... Non riuscivo a tornare a casa da lui. Perché mi stai aiutando?"
Prendo il suo viso tra le mani, Poggio la fronte sulla sua.
"Perché io tengo a te e anche se quello che mi hai fatto è orribile io non riuscirei a farti del male.
Cade una lacrima sulla sua guancia.
"Grazie..."
Lo faccio stendere e lo abbraccio addormentandoci insieme.

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