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"Un cuore infranto"

Me ne stetti lì in piedi a guardarla andar via.

Via da me, da noi, dalla nostra storia, dal suo ragazzo, dal mio amore.

E la cosa peggiore era che non potevo fare più nulla ormai.

Le avevo provate tutte per farla rimanere, non potevo mica obbligarla.

Trattenni le lacrime per non crollare in sua presenza, raccattai i pezzi del mio cuore dal suolo asfaltato e decisi di tornarmene a casa.

Abito nella ridente cittadina di Two Harbors, nel Minnesota, USA, precisamente in una delle villette a schiera in Laura Ln, 513.

Ma partiamo dall'inizio:

Sono Milo Erikson, ho 18 anni, a breve 19, ed ero stato appena lasciato. Sì, è un piacere conoscere anche voi.

Una volta giunto a casa presi le chiavi dalla tasca e, anche se con qualche difficoltà a causa delle mani che tremavano, entrai, dirigendomi di corsa al piano di sopra, in camera mia.

"Ciao tesoro! Non si saluta?" urlò mia madre.

Ma in quel momento non volevo né sentire né parlare con nessuno.

Sbattei la porta alle mie spalle e girai la chiave una, due, tre volte.

Avevo il respiro affannoso, ma adesso la tristezza aveva fatto posto alla rabbia.

Guardai la mia camera. Ovunque il mio sguardo si posasse c'era qualcosa che mi faceva pensare a lei.

Iniziai a piangere.

Doveva sparire. Tutto.

Mi avvicinai verso la mia scrivania e con un gesto veloce feci cadere tutto lasciandola vuota.

Aprii ogni cassetto che mi capitó a tiro e svuotai anche quelli.

Tra una lacrima e l'altra presi una busta della spazzatura e decisi di disfarmi di tutte le cose che mi ricordavano la nostra relazione.

Ruppi le cornici che contenevano foto di noi e le buttai.

Stessa cosa con le polaroid attaccate al muro.

Aprii l'armadio. C'era un suo pigiama che lasciava sempre per quando rimaneva a dormire da me.

Lo buttai senza pietà.

Mi voltai verso la mia libreria. C'erano alcuni libri che mi aveva regalato. Feci fuori anche quelli.

La mia furia continuò fino a ritrovarmi con la camera spoglia ed anonima.

Credevo di aver buttato tutto quando guardai il mio comodino.

Poggiato sopra, sopravvissuto al caos che avevo creato, c'era una targhetta.

Me la ricordavo bene, la facemmo insieme ad un autogrill. Inciso c'erano i nostri nomi e la data in cui ci eravamo messi insieme.

Sembrava patetico, dovevo gettarlo.

La presi in mano con rabbia, pronto ad infilarla nel sacco con l'altra metà di camera mia, ma prima che potessi farlo qualcosa mi bloccò.

Volevo davvero cancellarla dalla mia vita? Cosa stavo facendo? Era giusto?

Mi fermai.

Il sacco era quasi pieno, ed effettivamente io avevo bisogno di qualcosa che mi ricordasse lei.

Broken Hearts ClubDove le storie prendono vita. Scoprilo ora